Benessere e salute, un diritto per tutti

Il Manifesto dei Borghi Autentici, come abbiamo anticipato nei primi articoli di questa rubrica, è il documento strategico fondamentale dell’Associazione, la linea guida che definisce i percorsi progettuali, le azioni e gli obiettivi che BAI si pone insieme alla sua reti di territori.

Negli articoli precedenti ci siamo focalizzati sui primi temi del documento, quelli dedicati alle “comunità aperte, solidali e consapevoli”, ai giovani protagonisti della vita del borgo e ai “borghi intelligenti, portatori di un’idea di futuro”: oggi affrontiamo in quarto tema del Manifesto, “Benessere e salute, un diritto per tutti”.

In questa nuova versione del Manifesto BAI, benessere e salute sono concetti di grande spessore, attraverso i quali si mette in evidenza che la qualità della vita delle comunità locali è l’obiettivo che guida idee, progetti e azioni realizzate dalla collaborazione tra l’Associazione, gli enti locali e i singoli cittadini: in questo modo si mette in evidenza la necessità di lavorare a un modello di welfare innovativo, che superi le difficoltà di quello attuale, in particolare per quanto riguarda i piccoli Comuni delle aree interne, da sempre aree svantaggiate nella gestione di questo settore a causa delle scarse risorse a disposizione e dell’isolamento territoriale che spesso si trovano a vivere.

Si parte da una riflessione: la qualità della vita nei borghi – e in generale nei piccoli centri – è più elevata rispetto a quella delle grandi città, eppure questo “vantaggio” è innegabilmente messo in crisi da un impoverimento sempre più evidente dei servizi garantiti alla popolazione. Si nota infatti sempre di più la difficoltà di gestione dei servizi da parte delle istituzioni pubbliche e private, difficoltà che mette in evidenza il bisogno di una rielaborazione, soprattutto con approcci innovativi e sperimentali, delle politiche di welfare locale. Quello che serve è un nuovo “welfare di comunità”, che possa garantire ai cittadini dei territori “minori” il diritto a stare bene, una vita sana sia a livello fisico che relazionale e sociale.

“Un nuovo “welfare di comunità”, quindi, pensato per dare ai cittadini dei borghi: il diritto a stare bene, la possibilità di intraprendere una sana vita di relazione riconoscendo e coltivando le proprie risorse personali, la conservazione e lo sviluppo delle proprie capacità fisiche. In sintesi una proposta che permetta di ritagliarsi un ruolo attivo nella società attraverso una rete di protezione, di solidarietà e di servizi che possano concretamente dare attuazione ai diritti di cittadinanza di ognuno”.

Proprio considerando il fattore “salute”, coerentemente con i livelli di qualità della vita, gli standard dei piccoli Comuni sono più elevati rispetto a quelli di altri ambienti. Esistono però molti fattori che influiscono su questa situazione: borghi, per esempio, soprattutto quelli montani, hanno una popolazione costituita prevalentemente da anziani, che sono maggiormente sottoposti alle malattie croniche e della disabilità; inoltre, la rete ospedaliera italiana, caratterizzata fino a pochi anni fa da un sistema diffuso di piccoli ospedali, è soggetta a un forte ridimensionamento non solo per questioni economiche ma anche per motivazioni di efficacia e qualità delle prestazioni; infine, l’aspetto più particolare del ruolo socio-sanitario delle amministrazioni locali risiede nella prevenzione dei disagio sociale legato alla solitudine, alla ipomobilità e ai problemi economici.

“In conclusione – si legge nel Manifesto – i piccoli borghi posseggono potenziali caratteristiche per una buona qualità di vita che si riflette in buone condizioni socio sanitarie, ma molto deve essere fatto per integrare l’azione delle autorità sanitarie sovra comunali soprattutto nel portare vicino alla popolazione (anziana, disabile) le opportunità della moderna assistenza sanitaria”.

Una possibile strada che concretamente si può percorrere per creare un modello di welfare locale innovativo è quella delle Cooperative di Comunità, “reti di servizi” alimentate da una nuova “cittadinanza sociale”, dalla solidarietà e dalla disponibilità che vedono protagonisti i cittadini insieme alle amministrazioni e alle associazioni del territorio.

La prima Cooperativa di Comunità nata nel contesto BAI è quella di Melpignano (Le), che da diversi anni ormai lavora con grandi benefici per la comunità locale: “Abbiamo voluto e reso possibile un sistema che unisce sostenibilità, energia, cultura e futuro – spiega il Sindaco di Melpignano e Presidente BAI, Ivan Stomeo -: siamo partiti dal fotovoltaico, perché il risparmio energetico ci sembrava il primo passo da fare per un territorio più efficiente, poi abbiamo creato un sistema locale di “case dell’acqua”, supportando anche i territori circostanti nella fase di progettazione e installazione. Sono due progetti di grande impatto ambientale ma soprattutto ci hanno permesso di acquistare i libri scolastici per i bambini delle scuole elementari e medie: questo ha un grande significato, dimostra che l’impegno condiviso ha ricadute positive concrete, non solo per le nostre generazioni ma anche verso i più piccoli, a beneficio del futuro di tutti”.

Qui il Manifesto completo.