I birrifici più sostenibili ritornano alla bottiglia riutilizzabile

Secondo Clarissa Morawski di Reloop ” il parlamento europeo ha fatto un primo passo nella giusta direzione prospettando una riduzione del packaging tra il 5 e 10%. Tuttavia  questi target oltre a diventare vincolanti, devono essere mirati ai diversi sistemi di riuso che includono contenitori per bevande, imballaggi industriali come cassette o pallet e altre tipologie di packaging più comuni per arrivare all’obiettivo del 10% di packaging riutilizzabile rispetto al totale dell’immesso al mercato nel 2015. Per poi incrementare la quota sino ad un ulteriore 20% al 2030 rispetto allo staus raggiunto nel 2018″ . Per i promotori, come si può leggere nel comunicato stampa, servono inoltre incentivi fiscali che premino l’adozione di soluzioni riutilizzabili per superare l’attuale situazione dove le aziende non hanno alcuna convenienza economica ad operare in modo sostenibile. Intanto il littering da contenitori di bevande risulta una parte consistente dei rifiuti stradali e dispersi in natura. Dalle foto di una recente pulizia ambientale promossa dalla Cooperativa piemontese ERICA si può notare che le bottiglie e le lattine di birra giocano la parte del leone tra i contenitori per bevande. Questo non significa che tutte le operazioni di pulizia presentino gli stessi esiti come tipologia e percentuali di imballaggi raccolti perchè dipende da diversi fattori di ordine anche locale, ma rendono l’idea.

Anche il piano d’azione   The New Plastics Economy: Catalysing action  promosso dalla Ellen MacArthur Foundation e realizzato con il coinvolgimento dell’industria identifica il riuso come una delle tre strategia per affrontare le esternalità negative dell’attuale gestione lineare della plastica e creare al contempo valore per l’economia e l’ambiente. Secondo il piano almeno un 20% degli imballaggi monouso di plastica può essere sostituita da opzioni riutilizzabili e da sistemi di erogazione basati su ricarica di prodotto, sia nel settore B2B che B2C. Le possibili applicazioni possono toccare tutti i settori dei beni di largo consumo, dall’alimentare, alla cosmetica, alla detergenza, ecc. Il primo nostro approfondimento sul piano NPE: Catalyzing Action dedicato a due delle 3 strategie: Riprogettazione e Riuso si trova qui.

IL CASO DISTRO IN BRETAGNA

Anche in Bretagna c’è chi si batte per arrivare ad un ritorno del sistema di refill per le bottiglie di vetro. In prima linea c’è dal 2015 l’associazione Distro che significa “ritorno” in bretone creata da un gruppo di sei produttori di birra e due di cidro, con il sostegno di altri soggetti come la Regione, Eco Emballages e Ademe Bretagne. Distro ora vanta 26 associati che insieme producono 300.000 ettolitri di bevande all’anno, circa il 50% della produzione regionale. Uno studio commissionato dall’associazione ha rilevato che tre bretoni su quattro sono disposti a comprare solamente con bottiglie a rendere a condizione che il prezzo al litro non aumenti.

Alcuni tra i più grandi produttori di birra e sidro si sono già dotati di impianti di lavaggio come il produttore di sidro Val de Rance cofondatore di Distro. “Il costo della bottiglia corrisponde al 10 – 15% del prezzo di vendita totale, da qui la necessità di riutilizzare le bottiglie. Durante i cicli di lavaggio trattiamo 5000-6000 bottiglie all’ora e 50.000 bottiglie al giorno. Riutilizziamo la stessa bottiglia una ventina di volte ” spiega Olivier Vital, direttore amministrativo della “cidrerie” Val de Rance.

(Foto: Philippe Renault / Ouest-France)

Obiettivo: 11.000 tonnellate
“L’obiettivo” come chiarisce Patrick Créac’h il responsabile dello studio commissionato da Distro “è mettere in piedi un sistema di raccolta per le bottiglie che permetta di recuperare quei 26 milioni di pezzi che non vengono attualmente intercettati. A cominciare dai formati da 75 cl di birra e sidro e da 33 cl di birra. Questo significa inrecuperare 11.000 tonnellate di vetro che rappresenta l’8% del vetro raccolto annualmente in Bretagna. ” La Bretagna si sta rivelando come un territorio favorevole per un sistema di riutilizzo poichè sono quasi un centinaio i soggetti che si sono dimostrati interessati nell’iniziativa tra produttori di birra, di sidro ma anche di bevande analcoliche, succhi di mele e acqua minerale.

In riferimento all’obiettivo regionale di riduzione del 10% dei rifiuti al 2020 esistente i fondatori di Distro hanno riferito di voler contribuire con questa iniziativa, capace di creare al tempo stesso occupazione, piuttosto che dover aderire a qualche altro progetto “calato dall’alto”. I produttori non applicheranno in questo caso un deposito cauzionale ma riconosceranno 80 Euro per ogni tonnellata di bottiglie raccolte. Saranno incaricati della raccolta dei vuoti soggetti appartenenti al denso tessuto associativo bretone che secondo Distro può garantire allo scopo un sistema di logistica diffuso e una comunicazione efficace verso gli utenti per sensibilizzarli sulla valenza ambientale dell’iniziativa. Ultimo aggiornamento a questo link

Il caso virtuoso dell’Alsazia
Alsazia è l’unica regione della Francia che è stata in grado di mantenere nella distribuzione convenzionale la pratica del vuoto a rendere su larga scala. I birrai alsaziani hanno concordato già dal 1975 un formato comune di bottiglia e si servono di campagne comuni per comunicare i vantaggi ambientali del sistema. Uno studio realizzato nel 2009 ha comparato l’analisi del ciclo di vita delle bottiglie di vetro da 75 cl riutilizzate più volte verso quelle monouso e i risultati non lasciano dubbi: la bottiglia riutilizzata (oltre le cinque volte) ha un impatto decisamente minore rispetto a quello della bottiglia usa e getta. I risultati  mostrano un chiaro vantaggio per la bottiglia riutilizzata: –76% nel consumo di energia primaria, -79% nelle emissioni di gas serra.

Rimanendo in Francia segnaliamo il progetto Jean Bouteille che offre con vetro a rendere diversi prodotti dal vino, alla birra, al sidro, ai succhi, ai detergenti, ecc.

 

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