Anci Conai

LA PREVENZIONE 

Per quanto riguarda la produzione di imballaggi si sta assistendo ad un aumento della loro complessità che determina delle criticità di gestione: dalla fase di corretta differenziazione nelle case fino a quelle successive di raccolta- selezione-riciclo. La prevenzione e l’eco design nella progettazione degli imballaggi rimangono confinate nel campo delle azioni volontarie da parte delle aziende.

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I casi virtuosi di imballaggio sostenibile che vengono riportati nelle edizioni del Dossier Prevenzione Conai (e vincitori del Bando di Prevenzione Conai) riguardano prevalentemente riduzioni nella quantità di materia impiegata che comporta un risparmio economico per le imprese. Il contributo ambientale viene infatti calcolato sul peso del materiale e non delle caratteristiche che determinano il grado di riciclo. Di conseguenza gli imballaggi realizzati con materiali compositi (abbinamenti di strati di plastica, carta, alluminio) che non vengono riciclati, o presentano un basso livello di riciclo, sono in aumento. Sono le stesse associazioni di riciclatori, come Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato soprattutto all’impatto estetico, a discapito della riciclabilità, una possibile minaccia al raggiungimento degli obiettivi di riciclo europei. Da diversi anni importanti quantitativi (in costante aumento) di plastiche nobili vengono dirottate nella frazione del plasmix (plastiche miste) a causa di etichette coprenti o additivi opacizzanti invece di andare verso un riciclo di materia eco efficiente.  Eppure aumentare il tasso di riciclo e creare un mercato per le materie prime seconde comporterebbe significative ricadute occupazionali. Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese. Solamente nel settore del riciclo della plastica aumentando la percentuale di riciclo dall’attuale 25% al 62%, si creerebbero 47.000 nuovi posti di lavoro.

CHI PIU’ INQUINA NON PAGA

Anche sul punto della mancanza di leve economiche incentivanti per i produttori o utilizzatori di imballaggi sostenibili e facili da riciclare si è espresso l’Antitrust nell’ indagine conoscitiva sui rifiuti urbani  presentata nel febbraio 2016 (identificata con la sigla IC49).

L’AGCM ritiene infatti che oggi sia necessario affiancare altri operatori autonomi a tale sistema, che “sembra aver esaurito la propria capacità propulsiva e produce risultati non più al passo con le aspettative” (IC49, sintesi, p.4), e che non garantisce l’osservanza del principio chi inquina paga (in base a quanto inquina). Ad oggi infatti il sistema CONAI, con il suo CAC indifferenziato, non favorisce i produttori di imballaggi più riciclabili, ma, al contrario, “i produttori di imballaggi meno riciclabili” (p. 169, punto 592).

Il dossier contiene anche alcune proposte che l’Associazione Comuni Virtuosi ha sottoposto all’attenzione dei comuni italiani, di ANCI e Governo, affinché diventassero parte integrante del nuovo accordo ma anche e soprattutto delle future politiche nazionali e locali per una prevenzione dei rifiuti da imballaggio e la promozione di un’economia locale del riciclo.  Al Governo si chiede di assumere le decisioni necessarie a modificare radicalmente una situazione che, oltre a rivelarsi insostenibile per gli enti locali, mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari di uso efficiente delle risorse.

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