Il carbone di Trump e il carbone all’Italia

Il presidente degli Stati Uniti elimina le norme per limitare la produzione di energia da fossili (carbone in particolare), per sostenere l’occupazione, e, in particolare i minatori del carbone.
Molto più semplice e utile sostenere quei lavoratori con ammortizzatori sociali.

Questo caso mostra che il conflitto ambiente – lavoro è ancora vivo e attuale. E, soprattutto, che la coscienza ambientale è nulla, in particolare riguardo ai cambiamenti climatici. Viceversa, sarebbe seguita universale indignazione, perché gli effetti di queste scelte ricadranno su tutti: americani, europei; minatori e milionari…

Nel frattempo, due organizzazioni non governative (Carbon Market Watch e Transport & Environment) hanno valutato lo stato di attuazione degli impegni sul clima dei paesi europei. Da lontano, le cose si vedono meglio. La classifica è desolante. L’Italia è penultima con un punteggio di 9 su 100!

I commenti e le motivazioni sono ancora più desolanti: “Italy wants to weaken the Commission proposal for the starting point which would lead to significantly more CO2 emissions compared to the Commission proposal“. L’Italia vuole cambiare le condizioni iniziali, rispetto alla proposta della Commissione e quindi significherebbe aumentare in maniera rilevante le emissioni.
Italy seems to accept its 2030 climate target of 33% emission reductions, but is not planning to go beyond it, nor does it have a long-term climate target“. L’Italia sembra accettare gli obiettivi di riduzione del 33% delle emissioni nel 2030, ma non ha nessun piano più ambizioso e non ha un piano strategico per il clima.

Continuo a non vedere nessuna discussione su questi temi strategici e prioritari nei congressi e nell’agenda di tutti i partiti o movimenti politici… Rimango ottimista, attendo una forte presa di coscienza della pre-politica.

Alberto Bellini, Associazione Comuni Virtuosi

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