Il pesto che viene dai rifiuti

A Novellara (RE) c’è una discarica che accoglie circa due milioni e mezzo di rifiuti su una superficie complessiva di di 500.000 metri quadrati. Inaugurata nel 1982 e gestita a lungo dal comune reggiano, è stata per lungo tempo uno strumento per gestire il “problema rifiuti” così come veniva affrontato (e in buona parte ancora oggi è così in giro per l’Italia) nel secolo scorso.

La S.a.ba.r. (Servizi ambientali bassa reggiana), società che opera nella gestione dei rifiuti per una serie di comuni del territorio (Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Poviglio, Reggiolo e, appunto, Novellara), è stata però in grado di accompagnare un lento ma inarrestabile processo di trasformazione nell’ottica di un’innovazione quanto mai necessaria, in un settore che ci vede in grande ritardo rispetto ad altri paesi europei.

Oggi che la discarica è in fase di esaurimento, vale la pena sottolineare i tanti progetti messi in campo per consentire a questa cassaforte di rifiuti interrati di avere un futuro nella gestione post-mortem dell’impianto, consentendo all’azienda di restare sul mercato per produrre azioni concrete a favore dell’ambiente.

Da tempo, ad esempio, sono stati attivati alcuni impianti in grado di produrre energia pulita da fonti rinnovabili: gli impianti sono 4, di cui 3 fotovoltaici per una potenza complessiva di oltre 2 MW, e una centrale di cogenerazione a biogas di 4 MW di potenza. Con quest’ultima e il fotovoltaico si produce abbastanza energia elettrica in grado di soddisfare interamente i fabbisogni dell’intera struttura, e il resto viene ceduto alla rete. L’energia termica è invece utilizzata per scaldare 5.000 metri quadrati di serre, gli uffici e i capannoni esistenti. Per dirla in cifre, dal 2006 sono stati prodotti 168.266.080 Kwh per 4.500 TEP risparmiate ogni anno, e meno Co2 annua di 13.000 tonnellate. Numeri importanti, che dimostrano come sia possibile trasformare un problema in opportunità.

Poi, però, la tecnica non basta, e serve l’intuizione mista a caparbietà. Ecco allora che dentro le serre di cui sopra la cooperativa sociale “Il Bottolino” coltiva da qualche anno basilico con coltura idroponica adiacente alla centrale. Ogni anno fanno 68.000 Kg di basilico che dal 2009 finisce nei vasetti liguri di pesto alla genovese. Dai diamanti non nasce nulla, dai rifiuti… basilico!

Tra i progetti futuri la S.A.BA.R. si è messa in testa di creare altre serre per la produzione di alga spirulina, nota per il suo alto contenuto proteico, e nel frattempo si lavora con i LED, che hanno sostituito le vecchie lampade delle serre consentendo un risparmio del 50% sui consumi di energia elettrica.

La stessa cosa che si vuol fare in tutti gli otto comuni della bassa reggiana, trasformando la pubblica illuminazione in impianti efficienti e a basso consumo. Insomma, reinventarsi un ruolo nel campo ambientale, cambiando nientemeno che quella cosa chiamata futuro.