La città consumata. Come la pensiamo sullo stadio della Roma

Un milione di metri cubi in area con vincoli per realizzare uno Stadio dove gli interessi di pochi prevalgono sulle utilità per tutti e la Città si trasforma da Citta da abitare a suolo da sfruttare.

Su terreni non di proprietà pubblica e con vincoli paesaggistici per la vicinanza del Tevere in area a rischio idraulico per la presenza del fosso del Vallerano si deroga, in deroga alle norme del piano regolatore si vuole realizzare “un complesso che occuperà 125 ettari di suolo” per un investimento totale di 1,5 miliardi euro di cui solo 400 mila per lo stadio da 60.000 posti.

Nonostante tutto, il progetto viene dichiarato dal comune di interesse pubblico con deliberazione Consiglio comunale di Roma Capitale n. 132 del 22 dicembre 2014, facendo riferimento alla c.d. legge sugli stadi (legge n. 147/2013, in realtà norme introdotte nella legge finanziaria statale): tuttavia l’art. 1, comma 304°, lettera a, della legge n. 147/2013 afferma testualmente: “lo studio di fattibilità non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici”.

Peccato che nel progetto gli interventi slegati dalla realizzazione dello stadio e dei servizi strettamente funzionali (Business Park) ammontano a ben l’86% del progetto, con un’evidente distorsione della finalità di legge. Una volumetria complessiva prevista in progetto che ammonta a mc. 974.000, su una superficie di mq. 49.000 (stadio) + mq. 336.000 (Business Park), a fronte dei circa mc. 300.000 desumibili dal vigente P.R.G.

Ecco perché questa idea di Città venduta, umiliata dagli interessi particolari, contrasta con le nostre sensibilità di luogo in cui l’abitare è tutelare i beni comuni per restituirli alle generazioni future.

Siamo per la Città dove si afferma una relazione equilibrata tra uomo e natura e la Comunità si prende carico della tutela del suolo e delle acque, impedendo le speculazioni che tentano di nascondersi dietro alla pratica dello sport.

Bengasi Battisti, Presidente dell’Associazione Comuni Virtuosi