La città incantata

Breve storia di una materna senza sezioni, di finestre basse e pesci che nuotano sotto al pavimento…

Metti delle teste illuminate e curiose intorno a un’intuizione che è poco più di un sogno, ed otterrai un progetto. E’ questo, di tutti gli incipit possibili, quello che ho trovato più adatto per raccontare l’esperienza che ho vissuto ieri visitando “La città incantata”, la nuova scuola dell’infanzia statale inaugurata sabato scorso a Basilicagoiano, frazione del comune virtuoso di Montechiarugolo (PR).

Ad accogliermi è Daniele Friggeri, giovane vice sindaco che mi accompagna dentro ad una scuola unica nel suo genere. Innanzitutto la struttura. 865 metri quadrati di cui 133 adibiti a porticato, per una capienza massima di 120 bambini (al momento sono 78 che la frequentano da circa un mese e mezzo). Le pareti sono dipinte con materiale innovativo in polvere minerale priva di materie inquinanti, in grado di eliminare fino al 99,9% di muffe e batteri, togliere i cattivi odori e ridurre l’inquinamento. Zero barriere architettoniche. Pavimenti in legno. Illuminazione a Led. Riscaldamento a pavimento. Un tetto ricoperto di pannelli fotovoltaici. Pompe di calore. Ampie vetrate ad accogliere cataste di luce naturale. Classe energetica A4, praticamente un edificio a zero consumo energetico. Ampio spazio esterno che quando crescerà l’erba diventerà un’area verde a disposizione dei bambini. Insomma, per farla breve, una cosa pressoché perfetta.

Ma qui il punto è un altro. Ed è l’aver costruito una scuola a misura di bambino. Con gli occhi, e la testa, di un bambino. “Avremmo potuto fermarci – mi racconta Daniele – alla tradizione educativa, seppur rinomata, dei territori a noi vicini (i mitici asili reggiani, n.d.r.), ma non ci siamo voluti accontentare. Volevamo attingere da contesti differenti per riuscire ad immaginare una scuola differente, un ambiente educante e stimolante che fosse in grado di dare risposte moderne ai bisogni educativi negli anni a venire”.

Vengono arruolati due sperimentatori “visionari”, la Professoressa Elisabetta Musi (pedagogista e ricercatrice Università Cattolica di Piacenza) e l’architetto Mao Fusina. Nasce così l’idea di una scuola sperimentale senza sezioni. Il concetto formativo ed educativo condiziona (e viceversa) l’ideazione e organizzazione degli spazi fisici, in un tutt’uno che porta ad una specie di rivoluzione. “Il modello organizzativo a gruppo aperto punta a costruire un ambiente di apprendimento che sostenga fortemente il gioco – scrive la professoressa Musi -, dove la formazione di piccoli o medi gruppi, omogenei, eterogenei, costituiti in base agli interessi, allo spazio di gioco scelto e/o alle amicizie è lasciata alla libera scelta dei bambini. Il concetto fondamentale di questo approccio didattico è apertura: degli spazi, dei pensieri progettuali dei bambini e del team delle docenti”. In una società che tende ad erigere muri, loro li tolgono proprio, concettualmente e fisicamente.

L’ambiente della scuola è pensato per favorire lo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità individuale. Tutto qui è davvero costruito a misura di bambino: gli arredi, le finestre più in basso, perfino i rubinetti del bagno e i colori sulle pareti. C’è il teatrino interno e l’anfiteatro naturale all’esterno della struttura. C’è un acquario di 30 metri quadrati sotto ai piedi dei bambini (non è un refuso, avete letto bene…), dove nuotano beati 300 pesciolini nell’area gioco multidisciplinare. Il bambino diventa esploratore, e il gioco dell’apprendere e dello stare insieme è una scoperta unica e irripetibile, ogni giorno.

La cosa incredibile di tutta questa operazione è il costo finale dell’opera, che si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Come a dire che la bellezza e l’innovazione che mette al centro le persone non costa di più, ma di meno. Dove i soldi spesi (bene) producono ricchezza emotiva che incrementa un indicatore tanto snobbato quanto fondamentale, almeno per chi scrive: ovvero il BIL, benessere interno lordo.

Ciliegina sulla torta? La progettazione è interna, essendo nata in seno all’ufficio tecnico comunale. Alla faccia di chi ha sempre qualcosa di butto da dire o da pensare nei confronti dei dipendenti comunali, e della cosa pubblica.

I bambini sentono che la comunità si prende cura di loro e, crescendo, restituiscono le attenzioni”. E’ questa frase di Howard Gardner che apre la brochure di presentazione de “La città incantata”. Ed è l’investimento più azzeccato che una comunità possa fare oggi, la più bella e sensata grande opera a km. zero: i bambini.