L’ACV è contraria alla chiusura di un accordo ANCI-CONAI al ribasso

In previsione dell’incontro tra il Presidente di Anci Fassino e il Presidente della  Commissione Ambiente Anci indetto per il 12 dicembre per definire la piattaforma di richieste che Anci porterà al tavolo della trattativa con il Conai,  abbiamo ritenuto importante rendere pubblica la nostra posizione come Associazione Comuni Virtuosi ( ACV) .
In data 11 dicembre abbiamo pertanto inviato al Presidente Fassino e ai Membri della Commissione Ambiente di Anci un documento che ribadisce e puntualizza alcune nostre richieste che verrà diffuso tramite i nostri canali a partire da oggi.

I precedenti 

Attraverso la presentazione di uno specifico Dossier redatto in collaborazione con E.S.P.E.R. l’Associazione Comuni Virtuosi ha indicato, motivandole  alcune proposte da portare all’interno delle trattative per il nuovo accordo quadro Anci Conai.
Le proposte sono state sottoscritte da oltre 220 comuni e 4 consorzi per un totale di oltre 4.500.000 cittadini rappresentati. Il dossier e le sue principali proposte sono state oggetto di ben due interrogazioni parlamentari: la prima lo scorso luglio da parte degli onorevoli PD  Civati e De Menech e la seconda il 19 dicembre da parte degli onorevoli Nuti e Vignaroli del Movimento 5 stelle.
Un membro dell’ACV ha partecipato agli incontri di tavolo tecnico all’interno della Commissione Anci Ambiente per dare un contributo alla discussione e per fare si che le proposte più rilevanti diventassero punti irrinunciabili del nuovo accordo quadro che avrebbe decorrenza dal prossimo gennaio 2014 e per la durata di quattro anni.

Durante gli incontri che hanno avuto luogo dopo l’estate sono emerse alcune difficoltà su vari fronti. Tra le difficoltà in seno all’Anci abbiamo registrato un diverso interesse e differenza di vedute tra i comuni,  in genere i più grandi,  che solitamente hanno basse performance di RD e i comuni, in genere meno grandi,  che si sono impegnati con successo in una riduzione consistente del rifiuto indifferenziato. Seppur con qualche eccezione i primi risultano più inclini ad accettare un accordo “poco premiante” che non li penalizzi sul breve periodo, piuttosto che prepararsi ad accogliere  la sfida, e a fare quel balzo di qualità e quantità come RD,  che li ripagherebbe con risparmi sempre più ingenti nel tempo sui costi del conferimento in discarica o ad incenerimento.
Altre difficoltà riguardano alcune posizioni di chiusura trapelate in particolare dai  due consorzi  COREVE e COREPLA (che rappresentano il vetro e la plastica) verso le proposte che la Commissione Ambiente ANCI ha ritenuto di dover presentare.
Plastica e vetro, come è facile  capire, rappresentano, anche economicamente,  la fetta più grossa della trattativa ed evidentemente  la posizione dei consorzi è influenzata da pesanti condizionamenti del mercato di settore.  Il Corepla in particolare ha presentato una piattaforma, a nostro avviso inaccettabile, che, se accolta,  finirebbe per premiare le gestioni meno efficienti e favorire di fatto  l’incenerimento rispetto al recupero della materia, ribaltando nella sostanza, le linee di indirizzo dell’UE.   
La necessità di ridefinire in modo profondo e radicale l’Accordo nazionale Anci-Conai è dimostrato dal fatto che a partire dal 2011 i quantitativi conferiti dai Comuni nell’ambito dell’accordo quadro sono diminuiti mentre in precedenza erano sempre aumentati.
Per gli imballaggi in carta i Comuni che negli ultimi tre anni sono usciti dall’Accordo quadro hanno ottenuto ricavi spesso raddoppiati. La necessità di ridefinire in modo profondo e radicale l’Accordo nazionale Anci-Conai è dimostrato dal fatto che a partire dal 2011 i quantitativi conferiti dai Comuni nell’ambito dell’accordo quadro sono diminuiti mentre in precedenza erano sempre aumentati.
Per gli imballaggi in carta i Comuni che negli ultimi tre anni sono usciti dall’Accordo quadro hanno ottenuto ricavi spesso raddoppiati.

Il motivo principale che ha determinato questa situazione paradossale era già stato individuato nel 2008 dall’Antitrust con il rapporto IC26affermava che la RD degli imballaggi è “una risorsa economica che i Comuni italiani non riescono a sfruttare e che potrebbe invece, con un opportuno ricorso al mercato, garantire ai cittadini un servizio di raccolta migliore e tariffe più basse… Al riguardo, giova sottolineare una volta di più come le somme riconosciute ai Comuni ai sensi dei diversi allegati tecnici dell’Accordo ANCI-CONAI costituiscano i corrispettivi per le attività di raccolta su suolo pubblico poste in essere dagli enti locali, finanziate dall’importo complessivo del CAC (il cui versamento è in ultima istanza riconducibile agli utilizzatori finali), e non vanno in alcun modo intese quali prezzo dei rifiuti da imballaggio presi in carico dai Consorzi. Ove, come auspicato nel paragrafo precedente, si mantenesse la proprietà in capo ai Comuni, questi potrebbero direttamente contrattare con i soggetti riciclatori eventualmente interessati la cessione dei rifiuti.”

Negli ultimi anni il valore di mercato dei materiali conferiti dai Comuni italiani al sistema Conai è arrivato a superare i 200 milioni di euro (anche se l’Antitrust ritiene che alcuni consorzi non abbiano cessato di conferire gratuitamente ai propri associati una parte consistente di quanto gestito). Questi introiti, secondo l’Antitrust, dovevano essere incassati dai Comuni italiani ed invece hanno determinato un enorme avanzo di bilancio del sistema Conai (nel 2011 erano già 317 milioni i fondi a riserva dei consorzi di filiera e del Conai).
Per l’ACV è quindi indispensabile che nel nuovo Accordo quadro siano riconosciuti pienamente ai Comuni italiani, i valori di mercato dei materiali conferiti e che il corrispettivo venga riconosciuto solo per rimborsare i costi di raccolta degli imballaggi (come succede nel resto d’Europa), o i maggiori oneri di raccolta come stabilito in Italia a seguito dell’emanazione del Dlgs 152/2006.
Sulla base delle nostre richieste più significative in sospeso, e considerando già accolta quella riferita all’istituzione di enti di controllo terzi sulla qualità dei materiali conferiti- riteniamo che l’Anci debba assumere una posizione forte e chiara sui seguenti punti che l’ACV considera imprescindibili:

1. Aumento dei corrispettivi: al fine di ottenere la sostanziale copertura dei maggiori oneri per la raccolta differenziata, assicurando la più ampia copertura dei costi realmente sostenuti dai Comuni per la raccolta, trasporto e selezione di imballaggi e frazioni merceologiche similari. Si ritiene che per determinare l’ammontare dei maggiori oneri non si possa attualmente prescindere dai dati di costo degli imballaggi presentati dall’ISPRA nell’ultimo rapporto. Tali dati dimostrano che la differenza tra quanto i Comuni pagano per raccogliere gli imballaggi e quanto percepiscono è di almeno 550 milioni di euro (858 milioni di costo e 312 di corrispettivi Conai nel 2011).
Si ritiene che la soglia minima accettabile per la chiusura del nuovo accordo AQ ANCI CONAI NON POSSA ESSERE inferiore ai 150.000.000 €/anno in più rispetto a quanto erogato complessivamente nel 2012 dai consorzi in favore dei comuni.

2. Aumento del CAC. La richiesta di aumentare il CAC risponde all’esigenza, per noi inderogabile, di mettere a disposizione dei Comuni quanto loro spetta per farsi carico delle RD degli imballaggi, oltre che per pagare lo smaltimento degli imballaggi non riciclabili in aumento visto la mancanza di leve fiscali che li penalizzino alla fonte. Nei paesi EU a noi più vicini riportati nel nostro Dossier come Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi; ad un cac più alto pagato dalle aziende utilizzatrici di imballaggi corrispondono corrispettivi più alti per i comuni. Ai Comuni italiani arrivano come corrispettivi degli importi pari a un terzo di quanto ricevono quelli portoghesi e i più bassi in assoluto tra quelli dei 4 paesi presi in esame nel confronto con l’Italia.
Qualora il Conai fosse in grado di corrispondere ai Comuni i corrispettivi necessari in linea con quanto viene mediamente speso nel nostro paese per la RD, senza aumentare il cac in modo generalizzato, siamo disponibili a riformulare o archiviare la richiesta.

3. Rimodulazione del CAC in relazione alla effettiva riciclabilità degli imballaggi. Considerato che gli imballaggi per i comuni sono sempre un costo e che questo costo è attualmente solo in parte coperto dai contributi CONAI, l’obiettivo dei comuni dovrebbe tendere a ridurre il numero di imballaggi in circolazione e ad aumentarne progressivamente la riciclabilità. A tal fine le parti si impegnano a partire dal 1 gennaio 2015 a prevedere la rimodulazione del CAC, che deve essere commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi penalizzando le frazioni perturbatrici del riciclaggio (che implicano aumento dei costi di selezione), favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi ambientali energetici ed economici e l’eco-design dei prodotti, limitando l’immissione a mercato di prodotti non riciclabili. I criteri per la rimodulazione del CAC saranno definiti entro il 1 luglio 2014 da una Commissione tecnica congiunta Anci-CONAI. L’ACV ritiene fondamentale e qualificante l’inserimento del principio, come sopra formulato, nell’accordo quadro in discussione. Tali proposte risultano in linea con il Piano Triennale di prevenzione dei rifiuti recentemente presentato dal Ministero dell’Ambiente che stabilisce la necessità “ dell’introduzione di sistemi fiscali o di finanziamento premiali per processi produttivi ambientalmente più efficienti e a minor produzione di rifiuto”, per la “riduzione dell’impatto che gli imballaggi possono avere sull’ambiente attraverso il miglioramento della riciclabilità degli stessi”.

4. L’ACV non è disponibile ad avvallare nessun accordo che premi economicamente in misura maggiore l’avvio all’incenerimento rispetto al recupero della materia.

5. L’ACV non è disponibile ad avvallare nessun accordo che penalizzi economicamente le gestioni virtuose in linea con gli obbiettivi UE e nazionali, (che hanno una percentuale di RD oltre al 65% ed una elevata qualità dei materiali raccolti) rispetto alle gestioni meno efficienti.