L’argine della bellezza

La vicenda della discarica di Sant’Eutizio rappresenta un caso emblematico di come normative tendenti alla bonifica e al recupero di luoghi si trasformano, grazie a complici disattenzioni, in disastri ambientali che compromettono la bellezza dei luoghi e offendono le Comunità.

Ciò che è accaduto a Sant’Eutizio, purtroppo, accade in tante altre realtà e sfrutta le tante cavità residuo di attività estrattive non correttamente recuperate.

La norma su cui si basa il recupero di questi luoghi è contenuta nel codice ambientale e prevede la possibilità di utilizzare per i recuperi di ex cave materiali classificati con la sigla R10. I materiali definiti R10 sono testualmente materiali per “trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia”, e proprio perché benefici per l’ambiente vengono autorizzati con procedura semplificata evitando complicate valutazioni di impatto ambientale.

La discarica di Sant’Eutizio, purtroppo come tante altre, è stata autorizzata con procedura semplificata per R10 cioè per materiali da utilizzare in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia e si è inspiegabilmente trasformata in un putrido immondezzaio che emana un odore irrespirabile e nauseabondo, dove i pali della rete elettrica si colorano di un preoccupante colore verde e l’argenteria nelle abitazioni limitrofe si ossida irrevocabilmente.

Accade a Sant’Eutizio e accade in tante altre zone per un inspiegabile tolleranza delle istituzioni che non attivano adeguati controlli e non contrastano quelle attività che procurano danni all’ambiente.

Quelle enormi e diffuse cavità (solo nel Viterbese se ne contano 700), quelle voragini, quelle lacerazioni dei territori residui di attività estrattive che hanno esposto falde acquifere profonde che, a volte, rappresentano le uniche risorse idriche di intere Comunità sono luoghi vulnerabili che necessitano di particolare attenzione e tutela e non possono essere considerate buche da riempire con rifiuti di dubbia provenienza.

Come Associazione Comuni Virtuosi stiamo monitorando la corretta applicazione del codice ambientale nei recuperi di ex cave perché riteniamo che la diffusa e scorretta applicazione di una norma emanata per tutelare genera, invece, discariche che compromettono falde acquifere e territori.

Siamo solidali con la Comunità di Sant’Eutizio, con le donne e gli uomini che stanno lottando per difendere la loro Città e la salubrità dei luoghi. Siamo disponibili a cooperare con il Governo locale per costruire un percorso che conduca a una “analisi del rischio” per avere dati scientifici sul reale pericolo alla salute e conseguentemente emanare atti che tutelino le Comunità insediate.

Da Sant’Eutizio, antichissimo luogo sacro per la tutela dell’acqua, costruiamo un argine solido per impedire l’ingresso a quelle attività che sottraggono benessere e bellezza.

Bengasi Battisti, Sindaco di Corchiano – Presidente Ass.ne Nazionale Comuni Virtuosi