Le parole dell’accoglienza

Sono molto onorata e lieta dell’accoglienza di Lampedusa nel mondo dei Comuni Virtuosi, perché così si riconosce il coraggio e la forza di una realtà così piccola, complessa e vulnerabile, nell’affrontare il ruolo che la geografia le ha assegnato: salvare la vita di esseri umani in fuga da un continente sconvolto da guerra, fame, dittature verso l’Europa.

Oggi, quando la rotta migratoria dei Balcani ha costretto altri Paesi europei a guardare in faccia e toccare con mano la più grande tragedia del nostro tempo, appare forse più chiara la ventennale impresa di Lampedusa. Allo stesso modo si rivela sempre più cinica, miope e fallimentare un’azione politica che erge muri invece di costruire ponti di aiuto e solidarietà. Dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo mondo già complicato dalle difficoltà generali e da quelle specifiche dei nostri territori.

Sono convinta che i Comuni possono diventare protagonisti di un radicale percorso di cambiamento nelle politiche di accoglienza, perché il modo in cui accogliamo è anche la chiave per sconfiggere quelle logiche emergenziali che alimentano il malaffare e sono alla base del disagio e del degrado, così come dei sentimenti di razzismo, xenofobia, paure che a loro volta generano altri mostri, inquinando libertà e democrazia.

Il modo in cui accogliamo è anche il vero antidoto al terrorismo: noi dovremmo contribuire a spiegare questa semplice verità a coloro che allevano stragisti nei quartieri ghetto delle grandi città europee e poi pretendono di fermare il terrorismo affondando barconi carichi di disperati, di uomini, donne e bambini che, spesso, a loro volta fuggono da quello stesso terrore che ha colpito Parigi.

Insomma, quello che noi possiamo fare è tanto, moltissimo, per arginare massacro dei diritti umani e delle nostre stesse libertà. Sono certa che verranno tempi migliori, perché è troppo grande l’ingiustizia che si consuma nel Mediterraneo mentre le grandi potenze giocano a inventare piani di ricollocamento e, subito dopo, ad escogitare sistemi per lasciare all’Italia e alla Grecia tutto il carico delle vite salvate e tutto il peso della morte.

Molto dipende da quello che noi, nei nostri territori, riusciamo a dimostrare come possibile e anche come opportuno e conveniente per il nostro futuro. Perciò, abbiamo il dovere di farlo, insieme, senza tentennamenti e paure.

Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa