L’economia circolare è di casa in Olanda

Ci sono un certo numero di diverse iniziative di economia circolare in corso al momento a livello nazionale,regionale o che interessano comunità di cittadini. Tuttavia ogni realtà presenta diverse caratteristiche. Amsterdam, per esempio, ha una grande attenzione al design, nel sud del paese a Limburgo sono in corso molteplici iniziative cradle-to-cradle, mentre al nord in Frisia abbiamo attività di simbiosi tra agricoltori e società di trattamento delle acque. Ogni zona del paese ha le sue priorità. In termini di governance tuttavia, i collegamenti tra le iniziative e livelli regionale, nazionale – sono troppo limitate così come non c’è abbastanza collegamento tra le politiche pertinenti ai diversi livelli. Un’economia circolare richiede una sorta di approccio olistico, che coinvolge la crescita economica, l’occupazione, l’ambiente e così via. I ministeri che si occupano di queste aree hanno strutture organizzative chiuse per cui serve trovare un modo per attivare la collaborazione tra loro. Anche se abbiamo alcuni esempi in cui due ministeri stanno lavorando insieme su determinati temi manca tuttavia un’agenda comune e di governo per garantire una modalità più matura di cooperazione.

Per fare un esempio, sto lavorando su un progetto nel settore lattiero-caseario. Vogliamo estrarre fosforo e ammoniaca dal letame e rivenderlo sul mercato. Tuttavia prima va cambiato l’attuale stato di rifiuto attribuito al letame. Volendolo fare non è però sufficiente ottenere un cambiamento delle regole dal ministero per le infrastrutture e l’ambiente ma è necessario collaborare con il ministero degli affari economici. Quando poi si volesse esportare in Europa questi derivati dal letame andrebbero risolte le restrizioni delle attuali normative. Pertanto i governi devono approfondire che cosa è e come funziona l’economia circolare, in modo da poter legiferare in modo coordinato. Senza questo coordinamento non è possibile arrivare ad una commercializzazione su scala industriale.

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Quali sono i passi necessari per realizzare un approccio congiunto di questo tipo ? Sarebbe a favore di una sorta di ministero per l’economia circolare?

L’economia circolare dovrebbe essere una parte integrante di tutte le politiche. Al momento, ogni ministero ha una sua agenda e punti all’ordine del giorno che non sono allineati con gli altri ministeri. Quello che servirebbe è una nuova modalità di lavoro che vada oltre alla collaborazione interministeriale e che coinvolga in modo più creativo reti informali di persone. Alcuni ministeri hanno già designato al loro interno dei “pionieri dell’economia circolare” e servirebbe metterli in collegamento.
Aiuta molto anche avere un obiettivo comune. Per questo abbiamo pensato di lanciare Netherlands as a circular hotspot, un’iniziativa alla quale tutti possono contribuire. Abbiamo avuto incontri dedicati all’innovazione aperta tra comuni, le regioni e il governo olandese per identificare quale nuovo tipo di governance sia necessaria, ma non siamo ancora arrivati a definire una soluzione standard. Oltretutto il cambiamento verso un’economia circolare non può semplicemente arrivare dal governo. Proverrà più facilmente dalla società stessa come insieme di soggetti che chiederanno al governo di svolgere un nuovo ruolo. Un esempio è la coalizione RACE  (Realisation of Acceleration towards a Circular Economy) formata da rappresentanti di imprese, governo e ONG. Questo è un esempio di ciò che sta attualmente funzionando bene.

Se si riuscisse a realizzare in Olanda un modello di governance efficace per l’economia circolare potrebbe trattarsi di un modello trasferibile ad altri paesi?

Dipende molto dai modelli culturali dei paesi e da quanto è prassi comune che le persone vengano trattate in modo paritario. Nei Paesi Bassi, è abbastanza comune che rappresentanti del mondo scientifico, aziendale e del governo possano lavorare insieme su un piano di parità. Nel caso della coalizione RACE, alla quale il governo partecipa e destina dei finanziamenti pubblici, tutti i partecipanti godono dello stesso peso.
Ciò che è necessario oggi è avere un approccio più scientifico, razionale e collaborativo nella definizione di soluzioni politiche tenendo conto che spesso esse non durano più di 3 o 5 anni senza necessitare di aggiustamenti. Abbiamo avuto un paio di anni durante i quali l’attenzione politica si è focalizzata sulla crisi economica e su come assicurare una minore disoccupazione. Ma ora l’attenzione si sta nuovamente concentrando sulle questioni climatiche e sul “giusto” tipo di crescita economica. Così per i Paesi Bassi si apre un ampio spiraglio di opportunità per pensare a quale tipo di società potremmo diventare. Abbiamo la fortuna di essere una delle società più ricche del mondo e quindi anche l’obbligo di fare passi in avanti e scoprire soluzioni da offrire ad altre parti del mondo.

Leggi anche sullo stesso argomento e dalla stessa sezione del sito della Commissione Eu l’intervista: Uno studio mappa i benefici dell’economia circolare

Abbiamo raccontato di un interessante caso di condivisione dell’impianto termico tra un museo ed un giardino botanico non esattamente l’uno accanto all’altro in questo post: Tra arte e serra un progetto di condivisione energetica ad Amsterdam.

Ma anche di un progetto di ristorante anti-spreco nato da un’idea di alcuni dipendenti di una catena di supermercati olandesi sempre ad Amsterdam.

 

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