Non dismettiamo i fusti di birra riutilizzabili: un appello a Carlsberg, e non solo

Nella Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD)  di Carlsberg viene spiegato come è stata svolta l’analisi LCA che ha comparato gli impatti ambientali per una stessa quantità di birra quando servita da: fusto riutilizzabile in acciaio, fusto in PET e bottiglia di vetro, entrambi a perdere. L’analisi dimostra che il fusto in acciaio ha un maggiore impatto ambientale rispetto a quello in PET (e senza CO2 aggiunta) dovuto a fattori come il peso del materiale, l’impatto dei trasporti e delle attività che i fusti necessitano per essere recuperati una volta vuoti e poi igienizzati, riempiti e riconsegnati.

Nell’EPD si legge che i gestori dei punti vendita dovranno smaltire i fusti D Master, una volta esausti, nella raccolta differenziata della plastica, seguendo le indicazioni della propria amministrazione comunale. Rispetto alle presunte percentuali di riciclo che sono state considerate nell’LCA,  il documento chiarisce che si tratta delle performance di riciclo degli imballaggi del flusso delle plastiche da imballaggio domestico. Infatti la nota (3) sul documento recita come segue Per gli scenari di fine vita dei della plastica e del vetro si sono utilizzate le percentuali nazionali pubblicate sulle relazioni annuali del Consorzio Recupero Plastica (Co.Re.Pla) (“Relazione sulla Gestione”, 2009) e del Consorzio Recupero Vetro (Co.Re.Ve) (“Risultati 2009 –Raccolta e Riciclo del Vetro”). Anche qualora fosse stato redatto un EDP più aggiornato rispetto a questo del 2010 i termini della questione restano gli stessi.

Non essendo stato possibile reperire alcuna notizia circa un eventuale riciclo per questi fusti in PET è presumibile immaginare che qualora i fusti finiscano nei centri di selezione con i rifiuti urbani vengano scartati e avviati a smaltimento. Verosimilmente, e saremmo felici di poter essere smentiti, potrebbe avvenire la stessa cosa qualora recuperati attraverso operatori indipendenti che gestiscono gli imballaggi industriali B2B a fine vita.
Il riciclo come i nostri lettori più assidui ormai sanno, è un processo industriale che necessita non solamente di materiali idonei al riciclo, ma anche di flussi in entrata che permettano economie di scala e rendano il processo economicamente sostenibile. Una valutazione completa del sistema, anche senza essere esperti in LCA, ma seguendo la logica del miglioramento continuo a 360°, avrebbe dovuto essere più ampia prendendo atto di quella che è la realtà del nostro sistema di raccolta imballaggi, e non quello che potrebbe o dovrebbe essere.

Accanto ad una valutazione LCA avrebbe dovuto trovare spazio un’analisi su altri impatti che vengono esternalizzati con l’imballaggio a perdere quantificando anche l’impatto ambientale ed economico che si ripercuote sul sistema post consumo (raccolta e selezione)  che in maggiore proporzione ricade sui Comuni e cittadini attraverso le bollette dei rifiuti. Tale analisi avrebbe dovuto includere anche una stima economico-ambientale delle mancate ricadute positive derivanti dal riciclo come un minore consumo di risorse, di emissione di gas serra e i vantaggi occupazionali.

 

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