Più risorse per la raccolta differenziata imballaggi = bollette rifiuti meno salate

Perchè il Sindaco di Torino e Presidente dell’Anci Pietro Fassino, quando si parla di bollette rifiuti in aumento, evita di mettere in relazione le risibili risorse che l’accordo quadro Anci – Conai mette a disposizione dei Comuni per la raccolta degli imballaggi, nonostante quanto emerso dall’ultima indagine dell’Antitrust sul tema ?

Qualche giorno fa Pietro Fassino ha scritto una lettera al Direttore Calabresi di La Repubblica in risposta ad un Dossier pubblicato dal quotidiano che ha analizzato l’aumento delle imposte nelle sei grandi città che andranno al voto a giugno : Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Cagliari.
Dal Dossier emerge che nelle sei città  le tasse locali , da quelle sulla casa, ai rifiuti, all’addizionale Irpef, sono rincarate fino a +300% negli ultimi cinque anni.
Nello specifico le spese di gestione dei rifiuti sono aumentate negli ultimi cinque anni come segue: quasi del 100% a Cagliari, del 60% a Napoli, del 57,6 % a Milano, del 26,6 % a Torino e del 15,7 a Bologna.
Nella lettera Fassino afferma che i sindaci continuano ad essere rappresentati come “ossessionati dalla volontà di aumentare le tasse a tutti i costi mentre andrebbe invece apprezzato il fatto che gli incrementi fiscali sono stati contenuti in misura inferiore ai tagli subiti”. Dal 2010 ad oggi- denuncia Fassino- i Comuni hanno subito una riduzione di risorse pari circa 18 miliardi di euro che non è stata compensata dagli incrementi (molto più bassi) della fiscalità locale che sono stati necessari per garantire i servizi .
E’ risaputo che il tema dei rifiuti e dei costi correlati è sentito dai cittadini al punto che aumentare la bolletta dei rifiuti, qualora si tratti di reperire fondi per risanare un bilancio in crisi, non è l’atto che un amministratore compie con leggerezza. Non per nulla l’argomento spesso occupa un posto di rilievo se non prioritario nei programmi elettorali dei candidati sindaco, anche nelle città analizzate nel dossier.
Ma proprio perché il tema dei rifiuti e del decoro cittadino è un tema così sensibile e prioritario per tutti i Comuni non ci è ben chiaro perchè Fassino, nel suo ruolo di Presidente dell’Anci, non approfittò della nostra iniziativa del 2013 per aprire un dibattito aperto sui limiti dell’Accordo Quadro Anci Conai. “Per un nuovo AQ Anci Conai” è stata l’unica iniziativa nazionale ad oggi che, attraverso la pubblicazione di uno specifico Dossier, ha messo in luce i punti di debolezza di uno schema di accordo che si è rivelato negli anni penalizzante per i Comuni, e che necessita pertanto di modifiche strutturali. Purtroppo, anche la quarta edizione dell’accordo successivamente siglata, ricalca nella sostanza le edizioni precedenti. Pertanto i Comuni continuano a non ricevere dal sistema consortile Conai le risorse economiche necessarie per far fronte alle spese di gestione della raccolta differenziata degli imballaggi RD.
Un’importante conferma circa la fondatezza delle tesi e sulla veridicità dei contenuti presenti nel nostro Dossier si è avuta recentemente in occasione dell’esaustiva indagine conoscitiva sui rifiuti urbani IC49 voluta dall’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del mercato – AGCM-).
Dall’indagine dell’AGCOM, iniziata nell’agosto del 2014 e presentata lo scorso 10 febbraio, emerge uno scenario che, da quanto si ha modo di leggere nel capitolo dedicato ai Consorzi Conai non coincide esattamente con l’immagine estremamente positiva del settore che ci viene raccontata da anni.
In questo editoriale, che prende spunto dalla risposta del Sindaco Fassino al Dossier di Repubblica, riprendiamo principalmente uno dei risultati emersi dall’indagine dell’Antirust: e cioè in quale misura gravano i costi generati dal ciclo di vita degli imballaggi su comunità e cittadini.

SU CHI GRAVA IL COSTO DELLA GESTIONE DEGLI IMBALLAGGI ?
L’indagine risponde a questo quesito a pag. 169 dell’IC49 dove si può leggere “I sistemi di compliance all’Epr adottati a livello nazionale, tra cui anche il Sistema Conai, da un lato, hanno svolto un ruolo fondamentale e positivo nel raggiungimento degli obiettivi ambientali stabiliti dalla legislazione europea, specie per ciò che riguarda il tasso di riciclo. Dall’altro lato, tuttavia, essi non sempre riescono a garantire il raggiungimento degli altri obiettivi, in quanto, come si vedrà in particolar modo per l’Italia, l’onere ambientale derivante dal consumo degli imballaggi è tuttora sostenuto principalmente con risorse pubbliche (la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini), mentre i produttori continuano a sopportarne solo una minima parte, peraltro identica per tutti, così che su di essi non grava il costo effettivo della specifica esternalità negativa generata dai loro prodotti. I produttori di imballaggi, in tal modo, si sottraggono alla concorrenza basata sulla produzione di beni eco-compatibili“..
I corrispettivi specificamente definiti dall’Accordo Anci-Conai coprono al più il 20% del costo dell’attività di raccolta differenziata spiega l’Antitrust. Questo significa che, sebbene la raccolta differenziata sia aumentata negli anni, e con essa quindi l’impegno di cittadini ed amministratori locali (ma anche i costi complessivi di gestione), in realtà a pagare l’80% del costo delle operazioni di gestione sono proprio i cittadini con la tariffa rifiuti.

IL RUOLO DI ANCI
L’indagine presentata a metà febbraio è stata ripresa da una manciata di media specializzati e si può dire che sia passata sotto totale silenzio. In un paese “normale”  l’argomento avrebbe destato scalpore e i soggetti più direttamente o maggiormente interessati sarebbero intervenuti. A partire dal Conai, da Anci e a seguire dai rappresentanti del mondo imprenditoriale, politico, delle associazioni ambientaliste e dei consumatori. Anche il mondo dei media si sarebbe di conseguenza interessato e qualche giornalista ne avrebbe scritto, come d’altronde avviene ogni qual volta che l’Antitrust interviene su questioni che toccano gli interessi di altre associazioni di categoria o corporazioni di varia natura. Tuttavia forse perchè la materia è complicata, forse perchè nei cittadini e nei loro rappresentanti politici manca la consapevolezza e l’informazione necessaria, fatto stà che si continua a nascondere i problemi e le responsabilità sotto il tappeto, mentre  i costi dell’inefficenza del sistema vengono scaricati sui cittadini nel disinteresse generale. Nonostante l’immobilità di questo scenario ma soprattutto perchè siamo un’associazione di Comuni che si impegnano per gestire in modo sostenibile i propri territori, riteniamo che sia nostro dovere continuare a esprimere pubblicamente dal 2013 alcuni interrogativi che esigono una risposta, visto la posta in ballo. Continua sulla seconda pagina.

 

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