Stop allo spreco di materie prime: il piano di Amsterdam è circolare

Pensare globalmente, agire localmente
Città e aree metropolitane giocano un ruolo cruciale per una transizione verso un uso circolare delle materie prime. A livello locale trovano infatti esecuzione le politiche formulate a livello nazionale, europeo e internazionale. Che cosa accade sul territorio in materia di riutilizzo e riprogettazione dei prodotti e di gestione dei flussi di materiali da riciclare? E dove è necessario compiere sforzi supplementari per accelerare questa transizione ?

Riuso e riprogettazione dei prodotti
Le iniziative in materia di riuso e riprogettazione dei prodotti avvengono principalmente a livello di quartiere o di comune. Il numero è ancora limitato ma in crescita nell’ultimo periodo. Lo dimostrano iniziative condotte da start up come il progetto Peerby dove gli utenti privati possono noleggiare utensili e oggetti vari da altri iscritti al sito, la nascita del ristorante antispreco InStock, ecc .
Le possibilità di riutilizzo, riparazione e rigenerazione dei prodotti sono lungi dall’essere esaurite e possono creare nuove imprese a livello locale. Le stime sulla quantità di posti di lavoro che il settore può creare nella regione metropolitana variano, ma possono facilmente arrivare a 2000 nuovi posti di lavoro nel 2025. Se poi si prende in considerazione il segmento che può essere generato dal noleggio e dal leasing di prodotti (che non è più necessario comprare) i numeri dell’occupazione possono ancora salire. Ad esempio un’azienda potrebbe affidare ad un fornitore il compito di fornirgli il sistema di illuminazione completo e pagare per il servizio di manutenzione senza entrare in possesso delle lampade. Il fornitore rimane il soggetto responsabile per l’avviamento al riciclo delle proprie apparecchiature a fine vita. Alla fine una riprogettazione in chiave circolare dei prodotti genera business e innovazione e quindi occupazione. Un esempio è lo sviluppo di nuovi materiali a base biologica rinnovabile. A partire da risorse vegetali come canapa, erba elefantina, bambù, lino, sfalci erbosi, piante acquatiche si possono realizzare ingredienti per realizzare carta, tessuti, vernici, ecc. Tutte le forme citate di reimpiego e di riprogettazione sono potenzialmente un enorme motore economico in un’economia circolare. Le aziende che operano nel campo della riparazione e manutenzione possono acquisire un ruolo sempre più importante, così come i tradizionali centri di riciclaggio per il rifiuto urbano ingombranti che possono essere trasformati in stazioni circolari intorno alle quali lanciare tutta una serie di attività.
Pensiamo solamente alle possibilità di recupero offerte dall’arredamento dismesso. I Comuni possono dare un notevole impulso al settore del riutilizzo e riprogettazione dei prodotti: mettendo a disposizione degli spazi per tali iniziative; costituendo fondi destinati all’innovazione e promuovere/ prevedere l’acquisto di prodotti circolari all’interno delle politiche di approvvigionamento pubblico, appalti inclusi.
Per evitare che le autorità locali e ciascun soggetto potenzialmente coinvolto all’interno dell’area metropolitana parta da zero sui potenziali settori già individuati è necessario lavorare insieme, scambiandosi conoscenze, esperienze e buone pratiche. Per sostenere questo approccio l’Economic Board ha costituito una learning community con focus sulle potenzialità derivanti dalle colture vegetali prima citate e sugli acquisti/appalti pubblici circolari. La struttura fornirà allo stesso tempo su richiesta assistenza sul tema del riuso e riprogettazione e offrirà visibilità alle start up che forniscono prodotti e servizi circolari.

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