Vuoto a chi?

È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri (con un’entrata in vigore del provvedimento a partire dal 10 ottobre) il regolamento del ministero dell’Ambiente sul vuoto a rendere: si tratta di una misura presentata nel “Collegato ambientale” approvato nel dicembre 2015, rivolta «alla prevenzione dei rifiuti di imballaggio monouso attraverso l’introduzione, su base volontaria per un anno, di un sistema di restituzione di bottiglie riutilizzabili» contenenti «birra o acqua minerale».

Ovvero, quei bar, ristorante, alberghi o altri punti di consumo che lo vorranno, potranno riutilizzare gli imballaggi – bottiglie in vetro, plastica o altri materiali – oltre dieci volte prima che questi diventino scarti. Il regolamento pone paletti restrittivi: si parla di contenitori per birre e acqua con un volume compreso tra gli 0,20 e gli 1,5 litri, per un meccanismo che si basa sul sistema del deposito cauzionale (tra gli 0,05 e i 0,3 euro a imballaggio). «Al  momento  dell’acquisto dell’imballaggio pieno – si legge nel testo in Gazzetta – l’utente versa una  cauzione  con  diritto  di ripetizione   della   stessa   al    momento    della    restituzione dell’imballaggio  usato».

Lo scopo? Per il ministro Gian Luca Galletti «un Paese proiettato nell’economia circolare come l’Itali non può che guardare con interesse a una pratica come il vuoto a rendere, già diffusa con successo in altri Paesi. Questo decreto dà una possibilità a consumatori e imprese di scoprire una buona pratica che aiuta l’ambiente, produce meno rifiuti e fa risparmiare soldi».

Una pratica che viene oggi in realtà re-introdotta, essendo il vuoto a rendere ben noto a quegli italiani che ne hanno fatto esperienza nei decenni passati, quando era pratica diffusa anche in Italia. Pratica da tempo abbandonata, e che dovrà confrontarsi con un contesto ben diverso: come andrà ad amalgamarsi il vuoto a rendere con il mutato contesto culturale, con il sistema dei Consorzi Conai per la gestione dei rifiuti da imballaggio, con le filiere del riciclo attive nel Paese?

La risposta non è scontata, ed è per questo che il decreto introduce anche un sistema di monitoraggio per «valutare la fattibilità tecnico-economica e ambientale del sistema del vuoto a rendere, al fine di stabilire se la pratica sia da confermare, ed eventualmente, estendere ad altri tipi di prodotto e ad altre tipologie di consumo al termine del periodo di sperimentazione». Il 10 ottobre 2018, quando sarà scaduto questa prima fase sperimentale di un anno su base volontaria, ne sapremo di più: nel mentre gli esercenti aderenti all’iniziativa potranno esporre un simbolo all’ingresso dei propri locali per avvertire i clienti della novità.

Fonte: Greenreport