Cinque modelli concreti di accoglienza
Da una parte ci sono forme di razzismo e disagio sociale, crisi economica e scollamento di un senso di identità che (anche) le piccole comunità attraversano da ormai un decennio abbondante. Un mix di modello di sviluppo obsoleto, cemento, disservizi pubblici e perdita di credibilità da parte delle istituzioni locali.
Dall’altra forme e modelli di integrazione possibili, nonostante tutto. Accoglienza domiciliare privata, cooperative sociali, enti locali, associazionismo diffuso, parrocchie… E mentre i media impazzano nel gioco del tiro al razzista o al buonista di turno, noi prendiamo parte con gli strumenti di cui siamo capaci. Provando a segnalare storie e raccontare esempi che possono tracciare una via, indicare una soluzione sostenibile, umana, possibile.
Ecco cinque esempi positivi da cui ripartire, per restituire a un Paese in affanno l’idea di un modello di integrazione altra ed inclusiva. Cinque comunità impegnate, su fronti e con metodi tra loro differenti, per un’unica grande utopia: fare dell’Italia, e dell’Europa intera, un luogo di pace capace di futuro.
Qui potete scoprire cosa succede a Riace (RC).
Qui ascoltate la storia di Latronico (PZ).
Qui la bella esperienza di integrazione permanente di Novellara (RE).
E qui il progetto di un’intera valle accogliente, che parte da Malegno (BS).
Storie semplici, minime, ma di grande efficacia e impatto. Storie concrete, che vivono della loro forza dirompente sulle spalle di donne e uomini di buona volontà: sindaci, volontari, cittadini. Persone.