Presenza e silenzio
Ieri ho sentito un po’ di amici che vivono in zona terremoto. Ho dato loro la disponibilità del mio piccolo paese a fare qualsiasi cosa serva: ospitare qua. raccogliere materiale, andare giù a lavorare (a dire il vero non ho ancora chiesto ai miei cittadini, ma so che i malegnesi sono generosi). Abbiamo dato la disponibilità, assieme ai Comuni amici sparsi per l’Italia, ad esserci, se e come serve. E ora si vive nell’impotente attesa.
E’ difficile sapere cosa fare di fronte al dolore degli altri. C’è capitato a tutti, quando qualche amico soffre e noi non possiamo fare niente. Schiumare rabbia, cercare improbabili colpevoli, urlare la nostra frustrazione fa stare bene NOI per qualche attimo. E’ umano, forse, ma profondamente sbagliato, e tutto sommato inutile, per chi soffre.
Personalmente ho imparato sul campo che di fronte al dolore altrui serve presenza (fisica ma sopratutto affettiva) e molto silenzio. La mia frustrazione, la mia impotenza, la mia inutilità sono roba mia. Caricarle addosso a chi soffre, o a chi non c’entra niente, è una cattiveria.
Paolo Erba, sindaco di Malegno (BS)