Passeggiando nel paese del bookcrossing
A volte si ha come l’impressione che le buone pratiche locali siano viste, dalla politica nazionale, come tanti innocui pesciolini dentro ad un acquario. A cui cambiare, di tanto in tanto, l’acqua, sfamandole con un po’ di mangime. Ci passano davanti distratti, i nostri legislatori. Forse per la paura bestiale di dover riconoscere, nella forza di certe azioni, la propria inconcludenza.
A Monte Grimano Terme, paesino di mille anime al confine con San Marino, a due passi dalla Romagna ma già dentro la scenografia unica delle colline marchigiane, c’è tutto ciò che occorre per leggere la realtà di oggi e scorgerne al contempo le soluzioni. Che sono a portata di mano, proprio come le stelle, che grazie all’osservatorio astronomico di Monte San Lorenzo gestito da un gruppo di pensionati, sono fruibili a tutti in serate organizzate per bambini e famiglie, affollatissime.
La segnaletica stradale ti avvisa appena metti ruota dentro al paese. Sotto al cartello con il nome del comune c’è una scritta con l’immagine di un libro: “Paese del bookcrossing”. La cultura entra nella carta d’identità di Monte Grimano. E in giro per il borgo e le frazioni sono ben dodici la biblioteche di strada dove alla gente in fondo è chiesta solo una cosa: liberare i libri e far circolare le parole e le storie ivi contenute, leggendo.
Un tempo la ricchezza di questi luoghi era dettata dalla fortuna delle acque termali, che tra alti e bassi hanno portato al fallimento di un modello che ha significato per molti la perdita del posto di lavoro. E allora come creare nuove opportunità per frenare un declino apparentemente mortale, provando ad invertire la rotta? Usando la chiave della diversità. Con l’intervento di Atena Group, una realtà dedicata alla cura e all’accoglienza di persone con problemi comportamentali e sociali, il vecchio hotel si trasforma nella dimora di giovani con problemi psichici, che qui trovano una casa e una cura, e una nuova occasione di socialità e integrazione. La diffidenza della comunità si sgretola nel giorno per giorno di gesti consueti. I ragazzi gestiscono il verde pubblico, hanno un’edicola e un’enoteca, presto una cartolibreria, e a pochi chilometri dal centro abitato una fattoria dove si pratica il sogno concreto di un’agricoltura sociale. Il ritorno alla terra, dunque, come strumento per una rinascita collettiva.
Questi luoghi di inclusione sociale non si limitano ad essere però occasioni di ripartenza per le decine di ospiti delle varie strutture dislocate in paese, ma si fanno grimaldello per una nuova economia, che muove risorse e crea opportunità di lavoro per tutti. Come nel ristorante che il comune ha realizzato in mezzo al parco, e che viene gestito in comodato d’uso da una realtà locale.
Qui un motore potentissimo di condivisione e volontariato è la protezione civile. Mentre mi parla del gruppo, al sindaco Luca Gorgolini si illuminano gli occhi: “Senza di loro saremmo perduti, sono davvero bravissimi e molto generosi”. Luca è un ricercatore di storia contemporanea all’Università degli studi della Repubblica di San Marino e collabora come docente di storia contemporanea a contratto presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. E’ sindaco di Monte Grimano Terme dal maggio del 2014. La passione per la politica risale agli anni del liceo e alle esperienze delle occupazioni studentesche. In giro per il comune sono state individuate le dieci aree di primo soccorso dove la popolazione deve confluire in caso di evento calamitoso. Tramite il servizio comunale su whatsapp INFOMONTEGRIMANOTERME, cinquecento numeri di telefono (che su mille abitanti significa all’incirca che tutte le famiglie sono state raggiunte) hanno ricevuto copia del vademecum con le informazioni relative al Piano Comunale di Protezione Civile, che tra qualche giorno sarà spedito in cartaceo a tutti i residenti. Per una volta la sicurezza non si limita al versare lacrime di coccodrillo il giorno dopo una disgrazia, ma si fa prevenzione, programmazione.
La connessione ad internet è garantita per tutti, grazie al servizio wi-fi accessibile negli spazi pubblici del centro storico. La scuola è un pezzo determinante per la sopravvivenza di un borgo, e a Monte Grimano l’edificio che la ospita è un modello, in fatto di sostenibilità ambientale e buone prassi. Intorno ai bambini ruota gran parte dell’offerta educativa pre e post scolastica, le iniziative ricreative e culturali. In fondo, per educare un fanciullo serve un intero villaggio. Nel paese del bookcrossing non poteva mancare uno spazio autogestito dai genitori per promuovere la lettura.
Ogni nascita è una festa, compresa quella che riguarda i piccoli esercizi commerciali di prossimità, che garantiscono un’opportunità di approvvigionamento per la popolazione anziana (e non solo) del territorio. Tanto che l’amministrazione comunale ha deciso di restituire per i primi due anni di attività le tasse dovute. Un incentivo concreto che ha consentito l’apertura e la riapertura di alcune attività commerciali.
Poi c’è l’arte, quella che libera la mente e consente di abbattere ogni barriera. Quella che ha portato a Monte Grimano una giovane donna palestinese che, a migliaia di chilometri di distanza dal proprio Paese di origine apre il proprio atelier in un spazio messo a disposizione dal Comune. La storia di Nidaa Badwan è potentissima, e mi restituisce il significato profondo della parola libertà. E’ una vera emozione raccogliere la testimonianza del marito Francesco Mazzarini, che mi riassume il viaggio che l’ha portata a noi. Un giorno di novembre del 2013, Nidaa è in strada con alcuni ragazzini a Deir al-Balah, nel sud della Striscia di Gaza, dove vive con la famiglia. Non indossa il velo ed è in compagnia di alcuni bimbi maschi. Una volta fermata dalle autorità del regime di Hamas Nidaa racconta del laboratorio di fotografia a cui sta lavorando. Una donna che pratica l’arte, a volto scoperto e insieme a un gruppo di giovani: sono motivi più che sufficienti per farla rinchiudere in cella, dove resterà per tre interminabili giorni, insultata e malmenata. Per essere rilasciata, i miliziani le impongono di firmare l’impegno a mettersi il velo ogni volta che uscirà di casa. Nidaa firma, ma poi mette in atto la sua ribellione, auto-recludendosi nella sua cameretta di tre metri per tre, unico luogo dove potersi esprimere per quello che è. Una donna libera. Un’artista. Libera.
In questi cento giorni di solitudine, Nidaa realizza una serie di autoscatti che diventeranno una mostra che sta facendo il giro del mondo. La notizia della sua protesta esce dalla piccola finestrella della sua camera e comincia a circolare prima a livello locale, fino ad occupare la prima pagina del New York Times. E’ il 27 febbraio del 2015, niente sarà più come prima. I media di mezzo mondo raccontano la sua vicenda, e in Italia è il Corriere della Sera a mettersi sulle sue tracce. Francesco con la sua associazione di volontariato propone al sindaco la possibilità di fare qualcosa di concreto per aiutare questa giovane artista. Nasce così il progetto del “Borgo delle libere arti”, un premio per adottare di volta in volta artisti con difficoltà di espressione nel proprio Paese di origine, che portino a Monte Grimano culture ed arte.
“Le sue foto ti colpiscono per la loro bellezza – chiosa il sindaco Luca Gorgolini – Ma ti colpisce anche sapere il modo in cui sono state fatte. In una stanza di tre metri per tre, con l’autoscatto, in solitudine, con centinaia di scatti di prova e utilizzando esclusivamente la luce naturale proveniente da una piccolissima finestra”.
Oggi Nidaa è diventata parte della comunità. Ha realizzato un video per raccontare il borgo, svolge laboratori creativi nelle scuole del paese. Vive la sua vita da donna ed esprime il senso di una possibilità enorme che ci siamo dati ma che trascuriamo nel dare tutto per scontato, e nel pretendere di esercitare in solitaria questo diritto: essere liberi.
“I wait for the light” dichiarò alla giornalista del New York Times Jodi Rudoren nell’intervista che le ha cambiato la vita. A Monte Grimano Terme la luce è già arrivata. E’ la luce verde e a chilometro zero di un’intera comunità. Un esempio virtuoso e un modello per tutti noi, pesciolini rossi rinchiusi nei tanti acquari del mondo. Smaniosi di agitare le pinne nel vasto mare della realtà in divenire.