Vernice fresca, comunità coesa
Il compito era semplice, ovvero dipingere le panchine, prima quelle del centro città e poi quelle dei parchi in periferia. Ma ha comunque richiesto attenzione e tempo, quello che solitamente viene «perso» dai richiedenti asilo in attesa che la burocrazia faccia il suo corso. Intanto 1049 panchine di Bergamo sono state rimesse a nuovo. E non finisce qui.
Èstato chiamato “io non sto in panchina”, a significare la voglia di essere protagonisti nella città che li accoglie in attesa di conoscere l’esito della richiesta di protezione: è il progetto che il Comune di Bergamo, Caritas Bergamo e Cooperativa Ruah hanno avviato nei mesi scorsi a Bergamo per coinvolgere in attività di pubblica utilità alcuni dei richiedenti asilo ospitati nel capoluogo orobico.
All’iniziativa hanno risposto oltre 40 richiedenti asilo di provenienze diverse, dal Pakistan alla Costa d’Avorio, persone che si sono prese cura nei mesi estivi delle panchine sparse in tantissime aree verdi e quartieri della città. Nelle settimane di impegno sono state censite e riverniciate 1049 panchine, il 40% del totale della città di Bergamo. “Ma il prossimo anno arriveremo a 2500, proseguendo quel che abbiamo cominciato” assicura il Sindaco Giorgio Gori, che più volte negli anni scorsi ha parlato della necessità di coinvolgere i richiedenti asilo nella vita della città che li ospita.
Tra luglio e i primi di ottobre i 42 volontari sono stati impegnati in tanti quartieri della città, dal centro (con le panchine di piazza Matteotti e adiacenti al Teatro Donizetti), all’anello delle Mura Venete, dalla periferia (nei quartieri di Grumello, Colognola, Villaggio degli Sposi, Carnovali, Monterosso, ecc) ai parchi Suardi, Caprotti, Marenzi, Galgario e Goisis. I volontari hanno anche rimesso a nuovo alcune staccionate, tavoli da picnic e hanno individuato circa 50 panchine che richiedono lavori di falegnameria. “Per questi interventi — continua il Sindaco Gori — abbiamo già previsto una collaborazione nei prossimi mesi con il Patronato San Vincenzo”.
Nella giornata di ieri i 42 volontari hanno ricevuto un certificato che attesta la loro partecipazione all’iniziativa “io non sto in panchina”. A loro si aggiungono i volontari che hanno partecipato ad una seconda iniziativa, ovvero quella di pulizia delle aree centrali della città. Due squadre di quattro richiedenti asilo hanno messo a disposizione parte del proprio tempo per coadiuvare gli operatori di Aprica nel centro città e a Bergamo Alta durante i mesi estivi. Armati di ramazza, scopa e secchio, i volontari hanno contribuito così a raccogliere piccoli rifiuti, mozziconi e altro ancora nelle aree più visitate e frequentate della città.
“Molti sono stati i passanti della città ma anche i turisti che si sono fermati a chiedere spiegazione ai giovani volontari di ciò che stavano facendo, informandosi anche del luogo di provenienza, a volte chiedendo della famiglia e di quale futuro si aspettassero in Italia. Abbiamo accolto anche una delegazione dell’amministrazione comunale di Rimini perché interessati al progetto Io non sto in panchina e alle diverse attività di volontariato che coinvolgono le persone accolte nella nostra città” Bruno Goisis, presidente della cooperativa Ruah.
Bergamo rappresenta così una delle città più evolute nel nostro Paese per quello che riguarda le attività di volontariato da parte dei richiedenti asilo, in modo da favorirne l’inserimento: nel 2016 un protocollo è stato siglato in Prefettura in questo senso, con la partecipazione dei Sindacati CGIL, CISL e UIL, INPS, enti locali e Caritas.