C’è chi dice no
«C’è chi dice no». Anche in tempi di crisi diffusa e di occupazione «gracile». Il sindaco di Bassano Bresciano (BS) ha trovato il coraggio e la coerenza di resistere alla corte di Amazon. Il colosso dell’e-commerce avrebbe voluto costruire un polo logistico da 280 mila metri quadri, ma la richiesta non è neppure arrivata in fase istruttoria.
«L’abbiamo respinta senza rimpianti – conferma il primo cittadino Giovanni Paolo Seniga – perché l’operazione avrebbe avuto un impatto ambientale incontrollato e incontrollabile sul nostro territorio. Avremmo dovuto sacrificare di colpo un decimo della campagna fertile che circonda il nostro paese. Non si può continuare a predicare politiche in difesa del consumo del suolo e poi alla prima occasione spalancare le porte alle colate di cemento». Il polo logistico Amazon avrebbe garantito 80 nuovi posti di lavoro. «Sul “nuovo” ci andrei cauto – incalza Seniga -: tutti conosciamo le politiche occupazionali del gruppo di Seattle. Avrebbero sicuramente ricorso alla mobilità di altri dipendenti, non c’era certezza insomma che ad essere assunti sarebbero stati i nostri giovani. E poi ci siamo interrogati anche sulla qualità dei contratti: in quali condizioni avrebbero dovuto lavorare?». Nella decisione ha pesato anche un’altra valutazione per così dire etica. «L’anno prossimo il Comune andrà alle elezioni e non sarebbe stato giusto imporre ai prossimi amministratori un’operazione destinata a cambiare – a mio modo di vedere in peggio – il volto di Bassano», continua Seniga.
IL GRAN RIFIUTO ad Amazon non significa che il paese «non ha ambizioni di sviluppo, anzi puntiamo su progetti chiari, ma che non devono incidere in negativo sulla qualità della vita. Vogliamo scommettere su uno sviluppo a consumo di territorio zero», afferma il sindaco. Il riferimento è a un comparto da poco meno di sessantamila metri quadri. Una sorta di «paese» nel paese che rischia di diventare un immutabile monumento al declino del comparto edilizio.
EPPURE IL SITO della Prefabbricati San Michele, che andrà all’asta per la settima volta il 15 giugno per un valore ormai sceso a quota 2.474.000 euro, ha una posizione logistica invidiabile. La superficie complessiva di oltre 52 mila metri quadrati si trova nell’area urbana, ma affacciata sulla 45 bis, a meno di un chilometro dallo svincolo del Bettolino, snodo strategico fra la variante che porta al casello della A21 di Manerbio. La Giunta ha azionato la leva urbanistica per incentivare la riconversione del comparto in chiave artigianale, commerciale, terziario o preferibilmente socio-sanitaria. «Insieme ad altri comparti dismessi o a rischio dismissione, nel Piano di governo del territorio l’area della Prefabbricati San Michele è stata vocata a destinazione artigianale-commerciale», spiega Seniga. Per il potenziale nuovo proprietario si schiudono insomma moltissimi scenari. I margini di manovra per rendere finanziariamente appetibili gli investimenti sono ampi. «L’unica opzione esclusa è un’attività ad alto impatto ambientale – precisa Seniga -: se il futuro dovesse essere commerciale, l’unico vincolo è quello di restare sotto la quota di 1.500 metri quadri di vendita. Del resto non è intenzione del nostro esecutivo creare l’ennesimo centro commerciale che, alla luce della saturazione della grande distribuzione nella Bassa, diventerebbe una cattedrale nel deserto».
L’AMMINISTRAZIONE civica di Bassano immagina insomma supermercati a dimensioni di paese, gallerie di negozi specializzati o in franchising o, nel caso di terziario, creare una city di uffici di professionisti funzionale anche all’utenza del confinante Comune di Manerbio. «Siamo consapevoli che Bassano non è Sirmione e che per questo bisogna creare le massime condizioni di flessibilità urbanistica per attirare gli investimenti, altrimenti il rischio è di trovarsi grandi infrastrutture vuote che fatalmente finiranno su un piano inclinato di abbandono, con tutti i problemi connessi». L’area della Prefabbricati San Michele insomma non è semplicemente una questione legata alla compravendita del sito, ma avrà ricadute sullo sviluppo del paese. Sullo sfondo resta uno dei sogni nel cassetto dell’Amministrazione civica: realizzare una cittadella del benessere e dell’assistenza socio-sanitaria privata o convenzionata, che vada ad impreziosire la galassia di servizi che ruota attorno agli ospedali di Manerbio e Leno.