L’Europa sprecona
Non bastano i regolamenti, le direttive, a volte nemmeno incentivi o sgravi. A fare la differenza, come sempre, sono le persone. Non ci stupisce quindi questa notizia che riportiamo da Rinnovabili.it, secondo cui due terzi dei Paesi dell’Unione non stanno rispettando i programmi sull’efficienza energetica. Serve cultura, formazione, condivisione per cambiare le cose.
Una volta tanto, non siamo i soli a prendere multe per non aver rispettato il diritto comunitario. Secondo un articolo apparso su EurActiv, più di due terzi dei Paesi dell’Unione andranno incontro a procedure di infrazione per non aver recepito, parzialmente o totalmente, la direttiva sull’efficienza energetica (Dir. 2012/27/CE).
Per la precisione sono 19 gli Stati membri che hanno sforato la scadenza da più di nove mesi, nonostante i loro leader, in occasione del vertice della scorsa settimana, abbiano chiesto la piena attuazione e la rigorosa applicazione delle leggi di efficienza esistenti come parte del progetto di punta dell’Unione dell’Energia.
Solo nove Paesi – spiegano fonti comunitarie – dichiarano di aver recepito la direttiva nei rispettivi ordinamenti. La lista dei cattivi si compone invece di 16 governi che non hanno pienamente recepito la direttiva e tre che se ne sono del tutto infischiati e non hanno fatto alcun progresso.
I nomi degli Stati da mettere dietro la lavagna non sono stati fatti, ma i funzionari raccomandano di restare con le antenne dritte perché presto sarà un fiorire di procedure di infrazione che porteranno allo scoperto i morosi.
Italia, Malta, Cipro e Svezia hanno dichiarato di aver pienamente recepito le regole al momento del 5 giugno 2014 termine. Per quanto riguarda il nostro Paese, tuttavia, il procedimento è viziato da numerosi errori, e ha portato all’invio di una lettera di messa in mora, resa pubblica due giorni fa ma giunta a Roma già il 26 febbraio. Non solo, secondo la Commissione, ci siamo presi un mese in più rispetto alla scadenza per il recepimento, ma lo abbiamo fatto anche nel modo sbagliato. In tutto sono ben 35 i punti critici riscontrati dagli uffici di Bruxelles rispetto ai quali il Governo dovrà rispondere in 60 giorni.
Ma siamo in buona compagnia, per ora: i procedimenti contro la Grecia, il Portogallo e la Slovenia una ricezione solo parziale della normativa sono stati avviati il mese scorso. A novembre, invece Bulgaria e Ungheria hanno ricevuto il richiamo dell’esecutivo europeo, l’ultimo passo prima della messa in mora.
Una analisi della Coalition for Energy Savings, pubblicata il 16 marzo, ha rilevato che la maggior parte degli Stati membri non ha presentato piani credibili per rispettare i requisiti della direttiva, che chiede di risparmiare almeno l’1,5% degli usi finali di energia l’anno. Gli unici ad aver convinto Bruxelles sarebbero Danimarca e Irlanda.