La memoria nel futuro
Ricordo e nostalgia. È stata celebrata nei giorni scorsi a Corinaldo (AN) in due distinti momenti la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che ricorre tradizionalmente il 4 novembre. Un momento di ricordo nostalgico reso più vivace dalla partecipazione degli alunni della Scuola Media “G. Degli Sforza”.
Il programma della manifestazione si è suddiviso in due giornate. Domenica 8 ha visto l’alternarsi di cerimonie e celebrazioni dal timbro istituzionale e religioso con il Corteo formato dalle autorità civili e militari, accompagnato dal Corpo Bandistico “Città di Corinaldo” diretto dal maestro Giovanni Frulla, che come da tradizione ha deposizione le corone d’alloro presso i Monumenti ai caduti e al Sacrario. Successivamente si è svolta la messa in onore dei caduti.
Di altro stampo invece l’appuntamento che ha caratterizzato la giornata di mercoledì 4, essendo stata coinvolta la Scuola Media corinaldese. Un appuntamento contraddistinto da una cerimonia a carattere storico – culturale e una toccante manifestazione presso il teatro comunale Goldoni.
Grazie agli sforzi degli insegnanti, sei alunni hanno raccontato al pubblico le commoventi esperienze, di altrettante persone che, in un modo o nell’altro, sono state volutamente o loro malgrado protagoniste della Grande Guerra.
“Quel che ricordiamo oggi (mercoledì 4 per chi legge) – ha sottolineato il Sindaco Principi durante l’incontro a teatro – non è un momento positivo: ma possiamo trasformarlo in un qualcosa di significativo solo se riuscissimo a renderlo positivo. Come questo bellissima e significativa rappresentazione che voi alunni avete portato qui, sul palco del Goldoni, rendendoci tutti un po’ più ricchi di valori umani”.
“Ricordare per costruire un futuro migliore, di pace – ha continuato l’Assessore Fabri – tramite un dialogo più pacifico, pregno di valori positivi. Tutto ciò corrisponde a un invito a costruire qualcosa di concreto, insieme”.
Così, la prima storia raccontata narrava di un militare che tramite una cartolina tentava di rassicurare la moglie. La particolarità di simili storie è stata che, ognuna inframmezzata da un intervallo musicale diretto dal maestro Gemignani coi bambini al canto, gli alunni le hanno lette in prima persona, fingendo di essere i reali protagonisti e aumentando la sensazione di pathos che aleggiava all’interno del “Goldoni”.
Uno studente ha quindi rievocato l’incipit della Grande Guerra, con il relativo assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della Duchessa Sofia. La lettura successiva, “Il Ministro della Guerra che non voleva la Guerra”, è stata dedicata al generale Grandi, allora Ministro della Guerra del Regno d’Italia. “Avevo capito – ha raccontato l’alunna prescelta, fingendosi il Ministro Grandi – che tale Conflitto si sarebbe rivelato di proporzioni enormi ma non mi hanno prestato ascolto”. Tra una storia e l’altra si susseguivano o canti dei giovanissimi alunni o immagini relativi alla Grande Guerra: davvero notevole la commozione in una mattina di primo novembre a Corinaldo.
“Un uomo generoso” è stato il terzo racconto. Nicola Maori (nelle vesti di un ben più giovane ragazzo) ha rivelato di esser nato nel 1891 a Corinaldo, di aver partecipato alla Guerra e di aver ricevuto una medaglia d’argento per aver salvato il suo comandante ferito. Una storia ancor più coinvolgente considerato che a narrarla è intervenuta la tris nipote di Maori. Il successivo racconto ha visto protagonista un mutilato, vittima indiretta del Conflitto (dopo aver partecipato, a causa dei postumi cadde davanti allo strumento del suo lavoro, una macina: gli vennero amputate le gambe).
Mariano Nobilini è il protagonista del “Soldato che non voleva morire”. “Venni fucilato alle spalle. E, essendo, un disertore, il mio nome non comparve nell’elenco dei caduti. Mia madre, analfabeta e con le lacrime agli occhi, chiedeva a chiunque se ci fosse pure il mio nome: il mio ex datore di lavoro, mosso da pietà, le rispose affermativamente”.
“Un uomo fortunato”, Benimaino Lenci, ha chiuso l’elenco dei racconti, rivelando al pubblico che, a causa della sua età più vecchia rispetto alla norma (27 anni!) gli fu affidato un lavoro più facile.
Guido Sforza, e non poteva che essere lui a concludere la lista dei coinvolti, fu un capitano insignito della medaglia d’argento (17/6/1918). “Ho creduto in questa Guerra per poter unificare l’Italia” furono le sue parole più eloquenti. “Non si può dimenticare – è stato il commento del preside Savore – che il 4 novembre racchiuda ciò che fu né più né meno che una feroce, sanguinaria macchina di morte e sangue. Così potente da lasciare segni indelebili, sia fisici sia psichici, su tantissime, troppe persone”.