Il coraggio di salvare il territorio

Questo è l’inizio dell’appello recentemente lanciato dal Comitato Nazionale Salviamo il Paesaggio: “Ce l’hai il coraggio di difendere il tuo Paese? Abbiamo bisogno di te per fermare il mostro che continua a divorare suolo, territorio e paesaggio. Questo mostro è insaziabile: oltre il 20% delle nostre coste è ormai cemento o asfalto. Nelle Marche e in Liguria il 40%. Il 30% delle aree non montuose della Valle d’Aosta è irrimediabilmente perduto,  il 20% di quelle delle Lombardia, il 17% della Campania (dati Ispra 2015). Nelle aree della Liguria a rischio idraulico oltre un terzo della superficie è stata mangiata, e ora le acque spazzano le strade e invadono le case. Il mostro ci sta affamando: in 40 anni si è mangiato tanto terreno fertile quanto Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme! Oggi avremmo bisogno di altri 50 milioni di ettari di suoli fertili (ne abbiamo solo 12 milioni!) per soddisfare i nostri bisogni, senza dover importare i pomodori cinesi. Tanti sono gli italiani coinvolti in questo conflitto sociale tra chi vuole trasformare Regioni intere in un’unica grande megalopoli, e chi vuole mantenere e migliorare le funzioni sociali, agricole, paesaggistiche, ma anche economiche del proprio territorio. Questo conflitto possiamo vincerlo in maniera pacifica, ma abbiamo bisogno di persone coraggiose, abbiamo bisogno di te, delle tue capacità, del tuo impegno a prendere in mano il tuo futuro e salvare quello che resta della Terra e del Paesaggio di questo Paese.”

Ebbene sì, noi del Comitato di cittadini di Rivalta Sostenibile ne eravamo convinti già molto prima di partecipare alle elezioni comunali nel 2007 e nel 2012, era nel nostro programma elettorale, con tutte le nostre forze abbiamo avversato l’approvazione dell’insostenibile “II Variante Generale al Piano Regolatore Comunale” approvata dalla precedente amministrazione nel 2011, fortemente voluta dal Partito Democratico, che consentiva un aumento della popolazione da 24.000 a 26.300 abitanti(a Rivalta abitavano allora circa 19.000 persone).

Adesso la nostra volontà di combattere questa colata di cemento si sta concretizzando con il processo di approvazione della Variante strutturale n.7 nel Comune di Rivalta di Torino (in Consiglio Comunale a fine ottobre 2015 l’approvazione del progetto preliminare a cui seguirà l’approvazione definitiva entro il 2016).

La Variante prevede lo stralcio dell’edificabilità su territori agricoli e verdi per un totale di 270.000 m2 (pari a 36 campi da calcio), corrispondenti al 47% del totale previsto nell’area di Gerbole, con una riduzione degli abitanti insediabili di circa il 20% (ovvero 1200 potenziali abitanti). Inoltre stabilisce una riduzione degli indici edificatori, mediamente del 15%, articolata sui diversi ambiti in relazione al numero degli abitanti insediabili e alle volumetrie previste, prevedendo costruzioni di qualità.

Da una parte più di 300 alloggi vuoti nel nostro Comune, molti anche i capannoni industriali inutilizzati, palazzine costruite in mezzo ad aree agricole di pregio senza neppure un giardino per le centinaia di bambini residenti, la lontananza dalle scuole e dai servizi e, dall’altra parte, la richiesta di una decina di proprietari di terreni di rinunciare all’edificabilità (un fatto veramente straordinario!) e il consenso dei cittadini preoccupati per la crescita quasi senza fine di nuovi palazzi.

Sapevamo di non essere soli, tanti rivaltesi erano preoccupati di perdere per sempre il prezioso suolo agricolo e boschivo e, grazie a questa accresciuta sensibilità, hanno dato voce e forza al nostro progetto “Sostenibile” di recupero di una parte importante del nostro territorio: se l’approvazione della Variante n.7 sarà possibile, lo sarà anche perché tanti rivaltesi hanno creduto e condiviso la nostra idea. Per questo vi chiediamo di sostenerci nella nostra azione amministrativa per portare a compimento questo importante progetto. Nessun partito politico ci potrà mai tutelare, siamo noi in prima persona chiamati ad agire: la storia recente è qui a testimoniarlo.