Dare un futuro ai piccoli comuni
Un’occasione di rilancio per l’economia e la qualità della vita dei piccoli comuni. Si tratta del disegno di legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni, approdata ieri in aula alla Camera. Un’opportunità che si ripresenta in questa legislatura con un testo aggiornato e ricco di misure innovative. Se diventasse legge rappresenterebbe un rilancio per un pezzo di territorio che amministra oltre metà del territorio nazionale e in cui vivono più di 10 milioni di abitanti.
Il disegno di legge coniuga storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy, a partire dalla necessaria infrastruttura primaria, la diffusione della banda larga e le misure di sostegno per l’artigianato digitale e incentivi per la residenziali e l’insediamento di attività. «Considerare marginale il territorio dei piccoli comuni è un errore di partenza che dimentica come l’Italia sia ancora un paese ricco di storie, borghi e comunità coese, come ci insegna di nuovo oggi il caso del sisma dell’Italia centrale – ha commentato Rossella Muroni, presidente di Legambiente – è infatti il cuore della nostra identità e tenuta sociale e del nostro equilibrio ecosistemico dove sono custodite gran parte delle riserve di aria, acqua, suolo di migliori qualità, di cui le città si servono, senza riconoscerne alcun valore di ritorno. Un approccio che in tempi di fragilità idrogeologica e adattamento ai cambiamenti climatici e di politiche di compensazione per le città deve mutare e questo disegno di legge ne traccia una direzione credibile».
È infatti necessario ridare centralità ai territori e favorire un riequilibrio territoriale e l’attenzione del ministero per i Beni culturali per un turismo di qualità nei borghi italiani va proprio in questa direzione.
Dall’Italia del dopoguerra si è assistito ad un’emorragia demografica dell’Appennino, della montagna e delle aree interne, che ha depauperato anche molte filiere tradizionali e ha messo a rischio la manutenzione di un sistema idrogeologico delicato e fortemente connesso. Secondo gli ultimi dati Cresme per Legambiente, negli ultimi 25 anni un abitante su sette se ne è andato, all’estero o a vivere in città o sulla costa, lasciando vuota una casa ogni tre con dentro solo gli anziani che sono aumentati del 83% rispetto ai giovani.
Al centro del provvedimento sui piccoli comuni che partirebbe con uno stanziamento di 100 milioni per il periodo che va dal 2017 al 2023, ci sono misure di tenuta del territorio ma anche di rilancio come l’acquisizione di beni abbandonati come le case cantoniere da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo, realizzazione di itinerari turistico-culturali ed enogastronomici e di mobilità dolce come l’acquisizione di binari dismessi, da utilizzare come piste ciclabili.
«Un’idea ambiziosa di Italia passa anche dalla giusta valorizzazione di territori, comunità e talenti. È questo il presupposto da cui parte questo testo di legge a lungo atteso, che finalmente approda in aula alla Camera – afferma Ermete Realacci presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera e primo firmatario della legge – È la quarta volta che questo accade dalla prima presentazione della proposta che si affianca all’ingresso in aula di un altro provvedimento sulla mobilità dolce di cui sono firmatario per continuare a scommettere su ciò che rende l’Italia unica nel mondo: cultura, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale». Con questo secondo disegno di legge, che unifica diversi provvedimenti e che sarà a breve presentato in aula dal relatore onorevole Busto si vuole dare impulso a una rete di mobilità dolce, un sistema di lettura del paesaggio di area vasta e delle infrastrutture storiche di viabilità sottoutilizzate per creare un sistema di percorsi intermodali e sostenibili, sui quali pedalare e passeggiare, recuperando a tal fine anche il patrimonio dei nostri binari ‘dimenticati’, in sintonia con quanto proposto anche dalle associazioni riunite nella Confederazione Mobilità Dolce (Co.Mo.Do.).
Di Alessandra Bonfanti, tratto da “La Nuova Ecologia“