Le 10 Proposte
Proposte di revisione dell’Accordo Quadro Anci Conai sottoposte al Governo nazionale e all’Anci nel 2013
Di seguito vengono riepilogate sinteticamente le proposte di cui l’ACV si è fatta portavoce verso l’allora Ministro all’Ambiente Orlando e il gruppo di lavoro Anci nella fase preparatoria alla trattativa con il Conai.
1. Si deve superare (e l’ANCI dovrebbe porlo come elemento prioritario non ulteriormente prorogabile) il sistema di intercettazione dei soli imballaggi per la raccolta della plastica.
Questo vincolo ha escluso per anni dal riciclo piatti e bicchieri di plastica (ammessi solo dal maggio 2013) e continua ad escludere le posate di plastica. Ci sono oggetti come spazzolini, contenitori da cucina e altri beni costituiti da materie plastiche riciclabili che potrebbero essere conferiti con gli imballaggi quale Frazione Merceologica Similare fms. Così come è stato regolato il conferimento della carta da giornale insieme al cartoncino da imballaggio quale fms;
2. In ottemperanza alla gerarchia di gestione stabilita a livello europeo e nazionale, si chiede che le risorse dei Consorzi di filiera siano destinate unicamente a sostenere la RD e il riciclo di materia e non vengano quindi più distolte a favore dell’incenerimento dei materiali raccolti in modo differenziato. Incenerire nella fattispecie la plastica, oltre a costare annualmente oltre 30 milioni di euro, rappresenta uno spreco di materia e di risorse economiche incomprensibile in un mondo che deve preservare le materie prime. A maggior ragione quando esperienze nazionali di eccellenza ormai consolidate dimostrano la convenienza e la fattibilità di tecniche alternative di riciclo e risvolti occupazionali garantiti;
3. Si chiede di triplicare l’entità dei corrispettivi CONAI (che nel 2011 rappresentavano meno di un terzo dei costi di RD degli imballaggi e diventerebbero meno di un sesto allorquando i Comuni Italiani raggiungeranno l’obiettivo minimo di RD stabilito dal D.lgs 152/06 per la fine del 2012) operando una progressiva riduzione dei costi operativi e di struttura del sistema Conai (attualmente pari al 63 % di quanto incassato) ed un riallineamento del CAC ai livelli europei (ora siamo al 25 % circa della media) ;
4. I corrispettivi per la raccolta andrebbero regolati e riconosciuti sia per le raccolta monomateriali che multimateriali (almeno per quanto riguarda le tipologia di raccolta sostenute dallo stesso Conai) per evitare che i corrispettivi dei Comuni vengano in realtà assorbiti dai costi di selezione e prepulizia. Si richiede inoltre di regolare all’interno dell’accordo Anci-Conai, anche i costi di preselezione in modo da impedire che molti Comuni debbano continuare a pagare tali servizi a costi più che tripli rispetto a quanto pagato in alcune Regioni (ad es. il Veneto) dove è presente una maggiore concorrenza tra le diverse piattaforme convenzionate;
5. Si richiede che i soggetti che effettuano le analisi con cui si determinano la presenza di impurità sia scelti da un soggetto terzo, individuato di comune accordo tra le parti, e non più dal solo Consorzio di filiera che può quindi decidere di rinnovare o meno l’incarico a seconda che il soggetto abbia o meno soddisfatto unicamente le proprie aspettative;
6. Si richiede di mantenere in capo al Conai solo il compito di incassare il CAC e di erogare i corrispettivi per rimborsare i costi di raccolta ai Comuni mentre si richiede di annullare l’obbligo di cedere la proprietà e di conferire i materiali differenziati ai Consorzi di filiera in regime di monopolio poiché, come stabilito in Francia, si dovrebbe lasciare in capo ai Comuni il diritto di scegliere a quali Consorzi autorizzati rivolgersi (in Francia per la plastica ne esistono ben otto) per ottenere i migliori ricavi ed il rispetto del principio di prossimità per evitare di generare emissioni climalteranti con il trasporto a lunga distanza. Nel caso di cessione a soggetti non operanti all’interno della UE dovrà essere verificato, da un organismo indipendente, il rispetto della norme europee relative alla tutela del lavoro e dell’ambiente delle fasi di recupero.
7. Per la definizione dei parametri di qualità si propone di adottare limiti qualitativi meno restrittivi in quanto quelli attuali non risultano incentivanti in quanto praticamente irraggiungibili costringendo i comuni a pagare costosissimi servizi di preselezione che, soprattutto nelle zone del centro sud dove la presenza di alcuni oligopoli, contribuisce spesso ad azzerare i benefici economici che dovrebbero derivare dal pagamento ai Comuni dei corrispettivi. Si evidenzia quindi la necessità di riformulare il criterio di declinazione dei corrispettivi salvaguardando l’esigenza di premiare maggiormente i materiali con minori tassi di impurità ma anche i Comuni che, oggettivamente, si trovano in condizioni maggiormente penalizzanti per i costi di raccolta. Ci si riferisce ai Comuni con grandi dispersioni abitative o ai Comuni che, a causa di costi di smaltimento dell’indifferenziato ancora molto bassi, non sono ancora riusciti ad affrontare i costi di avvio della raccolta domiciliare poiché non possono neppure contare sui consistenti risparmi che si ottengono laddove i costi di smaltimento sono più elevati;
8. Si richiede la rapida emanazione da parte del Ministero dell’Ambiente di modificare la normativa sulla TARES reintroducendo il principio comunitario “Chi inquina paga” con una più chiara politica di incentivazione delle pratiche virtuose nella gestione dei rifiuti che prevedano l’applicazione della tariffa puntuale correlata all’effettivo volume conferito di RU come modalità ordinaria e l’applicazione di un tributo presuntivo legato ai metri quadri soltanto in via eccezionale fino alla messa a punto di sistemi di commisurazione puntuale dei rifiuti prodotti. Si dovrebbe inoltre emanare urgentemente il decreto per stabilire un unico metodo di calcolo della % di riciclo effettivo dei RU (a livello comunitario non interessa la % di RD).
9. Considerato che il volume di acquisti della pubblica amministrazione in Italia vale 130 miliardi di euro annui, se il 30 % di questi fosse convertito in acquisti verdi – come indicato dalla Commissione europea quale obiettivo da raggiungere entro il 2009 – significherebbe muovere in questa direzione 40 miliardi di euro l’anno”. ANCI dovrebbe chiedere con forza, anche per i propri interessi quali conferitori di MPS, l’introduzione di una sistema di reale incentivazione dei prodotti realizzati con materiali riciclati e/o a “km zero” anche attraverso l’introduzione di meccanismi premiali mediante la riconversione dei Certificati Verdi da incentivi per ridurre il costo del recupero energetico a incentivi per sostenere il riciclaggio ed il compostaggio in proporzione al risparmio di emissioni climalteranti effettivamente garantito;
10. Si propone di introdurre anche in Italia un sistema di declinazione del CAC ispirato a quello adottato in Francia che penalizzi pesantemente le tipologie di imballaggi classificate come “perturbatrici del riciclaggio” con una maggiorazione consistente del contributo e incentivi gli imballaggi facilmente riciclabili.