Montecchio
L’incantevole borgo di Montecchio, entrato a far parte dei Borghi più Belli d’Italia nel 2018, è custode delle sue antiche caratteristiche architettoniche di villaggio medievale, il Castrum Monticulis ricordato nelle fonti scritte del XII e XIII secolo. Ancora oggi risalta il suo aspetto primitivo e scenografico fatto di scorci incantevoli, un dedalo di vicoli e strette stradine che si inerpicano tra le antiche abitazioni, circondate da mura di cinta e torri di guardia, dove rimangono ancora scolpiti i segni indelebili della sua storia fatta di continue conquiste.
Le prime fonti storiche su Montecchio sono del 1154 ma le radici di questo territorio affondano in un passato ancor più lontano, dove a raccontarlo rimangono le affascinanti rovine di una vasta area sepolcrale appartenuta agli antichi popoli degli Umbri e degli Etruschi che occuparono questo territorio cinquecento anni prima di Cristo.Scoperta nel 1855 dall’archeologo Domenico Golini oggi è possibile ammirare numerose sepolture. L’area in cui si trova la Necropoli rappresenta senza dubbio un notevole valore ambientale e naturalistico che si somma all’interesse archeologico, dando alla zona una straordinaria suggestione. L’insediamento a cui la necropoli apparteneva è tuttora sconosciuto: potrebbe trattarsi di uno dei castella citati da Livio come avamposti della città di Orvieto-Velzna sul sito si è poi sovrapposto un insediamento rustico romano, come risulta dai resti di ceramica comune e sigillata della prima età imperiale.
L’insediamento, qualora ne fosse confermata l’esistenza, assumeva notevole rilievo per la posizione strategica, a ridosso del Tevere e delle strade di collegamento verso Tuder e Ameria, rendendo ancor più evidente la funzione di tramite fra mondo etrusco e umbro-italico della fascia di territorio attorno al grande fiume, da sempre ritenuto limite fra le due popolazioni Grazie alla posizione strategica nelle vicinanze del fiume San Lorenzo essi esercitavano un ampio commercio fluviale entrando così in relazione con le popolazioni che abitavano la riva destra del fiume ovvero con gli Etruschi. Ne sono testimonianza i riscontarti rapporti commerciali con la vicina città etrusca di Orvieto La popolazione di San Lorenzo venne totalmente assorbita nella sfera di influenza etrusca e proprio per questo i materiali che componevano i corredi ritrovati in questa necropoli sono riconducibili a utensili etruschi. La Necropoli si presenta di notevole livello e pregio, le tombe si allineano in fitta successione e su diversi livelli che testimoniano una popolazione di vaste dimensioni e un diffuso benessere. Le sepolture sono tutte a camera, scavate nel “matile”, roccia sedimentaria di tipo fluviale, in genere costituite da un dromos (corridoio) a cielo aperto, al quale segue l’ambiente funerario vero e proprio quadrangolare, con banchina funebre perimetrale e corredi. Soltanto in alcuni casi, le tombe, presentano planimetrie più complesse, con alcune camere comunicanti. I defunti venivano deposti sulle banchine senza l’uso di casse e la chiusura veniva realizzata mediante enormi blocchi di travertino. Le banchine laterali erano destinate alla deposizione dei corpi e nella banchina al centro era posto il corredo funerario. I materiali recuperati nelle sepolture non del tutto depredate, collocano la necropoli entro un arco cronologico che va dalla fine del VII sec. a.C. fino al IV-III sec. a.C. La tipologia degli oggetti appare di assoluta qualità e denota un prestigio sociale caratterizzato da elevate disponibilità economiche e culturali. Dopo oltre 40 anni nel 2017, grazie ad un accordo tra l’Amministrazione Comunale e l’Università degli Studi di Perugia, sono iniziate nuove indagini che hanno portato a sensazionali scoperte, grazie al ritrovamento di una nuova area sepolcrale, ancora sconosciuta, che amplia ancor di più i confini della già estesa necropoli. Lo stesso è accaduto nella campagna scavi dell’estate 2019 dove con grande stupore degli studiosi la ricerca ha prodotto dei risultati a dir poco straordinari e inattesi, riportando alla luce una nuova sepoltura, completamente diversa da quelle fino ad oggi conosciute nel Vallone di San Lorenzo,una sepoltura che sicuramente apparteneva a un personaggio prominente, a un principe di questa zona, rappresentante forse non solo del potere politico ma anche religioso della città. La scoperta della nuova Tomba, tipologicamente diversa da tutte le altre, con connotazioni culturali differenti da quelle ipotizzate fino ad ora amplia notevolmente le conoscenze e le potenzialità di un sito fortemente strutturato di cui l’abitato rimane ancora l’incognita maggiore. L’importanza dei risultati prodotti dalla nuova indagine ha permesso a Montecchio di partecipare, nel gennaio 2020 al più importante convegno internazionale di archeologia che si tiene ogni anno negli Stati Uniti l’Annual Meeting of the Archaeological Institute of America organizzato nella prestigiosa sede di Washington.
La recentissima campagna scavi svoltasi nel luglio del corrente anno ha portato alla luce una ulteriore tipologia di tomba a fossa. La sorpresa è stata nello scoprire la grande quantità di materiale pertinente al corredo funebre presente all’interno della fossa. Sono stati recuperati circa trenta vasi tra cui oinochoai in bucchero nero, olle in impasto grezzo tra cui una con un foro sul fondo utilizzata per il rituale della libagione in onore del defunto e riscontrabili sono in poche necropoli come quella di Cerveteri, almeno due kyliches attiche a figure nere, alcune coppe in bucchero nero e grigio, alcuni thymiateria miniaturistici etrusco-corinzi ritrovati anche nella ricca tomba R2, ed una fuseruola tronco-conica in bucchero nero. Tra i metalli sono stati ritrovati alcune fibule in ferro ad arco semplice, un’ansa in bronzo appartenete forse ad un colino, uno spiedo in ferro, e un coltello da sacrificio a lama triangolare in ferro. In base al suo corredo, la tomba R7, doveva appartenere ad una famiglia con elevate disponibilità di ricchezza, riaperta in diversi momenti tra la fine del VII sec. a.C. e la metà del VI sec. aC. , per seppellire i tre individui appartenenti allo stesso nucleo familiare. Le nuove tombe scoperte offrono un ulteriore spaccato del fosso di San Lorenzo che non smette mai di stupirci. Forse ci troviamo di fronte ad un unico caso in cui sono presenti nello stesso periodo ed in una stessa area sepolcrale, tombe a camera e tombe a fossa. Questo conferma le nostre ipotesi di comunità multiculturale con una forte presenza umbra entrata in contatto successivamente con quella etrusca
I corredi rinvenuti sono esposti all’interno dell’Antiquarium Museo Archeologico di Tenaglie piccola frazione a pochi Km dal centro abitato di Montecchio, situato all’interno del Palazzo della Comunanza Agraria, percorsi multimediali e la ricostruzione di una tomba permettono ai visitatori una totale conoscenza del sito.
Oggi l’antico borgo di Montecchio, di forma lievemente ellittica, è uno dei centri medievali meglio conservati della Teverina ed è uno dei tanti centri fortificati che facevano parte del cosiddetto “incastellamento” di questa importante valle dell’Italia centrale. Le prime fonti scritte su Montecchio risalgono al 1154.
Il nucleo originario del severo castello posto tra le città dominanti di Todi e Orvieto risale al 1165 circa ad opera della famiglia Chiaravalle di Todi che si ritirò qui in seguito alle lotte tra guelfi e ghibellini.
Nel 1190 si costruì la seconda cerchia fortificata, sia per una maggior difesa del borgo, sia per l’incremento della popolazione; gli ampliamenti andarono avanti fino alla metà del XIII secolo.
Sui possedimenti del “Castrum Monticuli” vi governarono i Chiaravalle, gli Alviano, i Baschi e i Colonna; nel XVI secolo fu poi la volta della famiglia degli Atti di Todi, come dimostrano ancora i nomi di alcune strade del centro storico.
A partire dal 1607 fu sotto il controllo dei Corsini.
Con la fondazione del Regno di Italia nel 1860 il territorio di Montecchio passa sotto la giurisdizione del Comune di Baschi e così rimane fino al 1948 quando Montecchio diventerà Comune autonomo con le frazioni di Tenaglie e Melezzole, altri due piccoli borghi rimasti architettonicamente intatti nel loro antico fascino
Da Piazza della Concordia uno dei “salotti all’aperto di Montecchio” si accede alla Porta di Sud-est, un tempo unica porta di accesso al castello e ci si addentra nei stretti vicoli del borgo
La chiesa Parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta edificata già a partire dal 1400 e costituita da una sola navata fu ampliata successivamente.
Nel 1633 fu eretto il campanile che ospita tre campane dedicate a Santa Maria Assunta in cielo, a Santa Barbara e la terza è denominata Montecchio-Baschi.
Nella chiesa è presente un fonte battesimale realizzato in marmo e legno datato 1843, nell’abside della cappella dedicata alla Madonna dei prodigi troviamo un affresco raffigurante un presepe e gli evangelisti con i loro simboli.
Si possono altresì ammirare dei grandi quadri murali con significativi episodi attinenti alle confraternite quali quelle del Rosario, Santissimo Sacramento, San Carlo e San Bernardino.
Passeggiando tra le strette mure dell’antico borgo rurale sono possibili ammirare sui portali d’ingresso delle case stemmi con inciso un sole a raggi la croce e le lettere I.H.S (Jesus Hominus Salvator) testimonianza del passaggio in predicazione nel 1426 del frate Francescano San Bernardino, patrono del Paese.
Si scende infine a Piazza Garibaldi, chiamata così nel 1911 quando un gruppo di montecchiesi, reduci garibaldini fece costruire un medaglione a perpetuo ricordo dell’eroe dei due mondi visibile sulla facciata del Municipio, palazzo costruito nel 1888-89.
A pochi chilometri dal centro abitato si trovano i ruderi del Castello di Carnano la cui storia è legata è legata a quella dei Signori di Baschi che da qui estendevano il loro dominio. L’imponente castello dominante la valle sottostante, fu ultimato nel 1400.Nel 1553, dopo la strage fra consanguinei, il legato pontificio di Perugia ne ordino il saccheggio e la demolizione. Di esso restano brani del muro di cinta e l’abside della chiesa di Santa Maria.
Fanno parte del Comune di Montecchio le frazioni di Tenaglie e Melezzole.
Il piccolissimo borgo di Tenaglie, dal patronimico della”Gens Tenilia” di epoca citato nelle fonti storiche già a partire dal 1200 era sotto il dominio della famiglia dei Baschi.
Nel 1412 per volere di Ranuccio de’ Baschi venne istituito anche un Ospedale, luogo di accoglienza doveva avere la funzione di riparo per i pellegrini e per tutti quegli infermi che ne avrebbero trovato ricovero. Il borgo è dominato da un imponente palazzo costruito negli ultimi anni del’600 sulle basi di un castello medievale, dalla nobile Famiglia Ancajani.
Il Palazzo, di notevole proporzioni, ha una pianta rettangolare con agli angoli quattro torrioni a pianta quadrangolare (originari del vecchio castello) eretti a scopo difensivo. Il grande androne permetteva un tempo l’accesso delle carrozze direttamente all’interno dell’edificio; da qui, tramite uno scalone, si accede ai piani nobili dove si trova il salone di rappresentanza decorato con stemmi familiari.
Melezzole, tutto in pietra si presenta come il classico castello medioevale a pianta circolare. Il torrione, ancora esistente presenta l’Aquila Tuderte collocata nel 1557.La chiesa dedicata a San Biagio ha origini antichissime.
Il borgo di Melezzole è circondato da fitti boschi, fondando la sua economia sui prodotti della montagna.
Il borgo circondato da fitti boschi che rendono il paesaggio vivido e rigoglioso in primavera e in estate, meraviglioso in autunno quando i particolari colori della macchia mediterranea dipingono il panorama con i toni dell’arancio e del rosso offre enormi opportunità di visita legate alla natura, all’arte e alla storia, uno scenario impreziosito dalle pregiate risorse enogastronomiche e dai numerosi tours naturalistici.
La natura pressoché intatta del territorio ha favorito l’insediamento di strutture con valenza ecologica; numerosi sono i sentieri ideali per il trekking, passeggiate a cavallo e aree pic-nic.
In questo angolo dell’Umbria è da poco nato un percorso ad anello che si snoda per 86 Km sulle pendici settentrionali dei Monti Amerini chiamato il “Cammino dei Borghi Silenti” che attraversa luoghi incontaminati e quattro borghi medievali di questa parte meridionale dell’Umbria di cui Montecchio è il punto di partenza e arrivo. Chiamato così perché la caratteristica che lo contraddistingue è il fascino del silenzio, che dai boschi di lecci e castagni, fino alle mura antiche dei piccoli paesi, sembra avvolgere ogni cosa.Il cammino dei Borghi Silenti è un percorso ad anello lungo 86 Km suddiviso in 4 tappe della durata di altrettanti giorni che fanno di Montecchio un luogo magnifico “tutto da scoprire sulle proprie gambe”. In occasione della Festa Patronale e durante la Festa dell’olio per le vie del borgo è possibile ammirare il corteo storico con cavalieri, dame, damigelle e popolani che richiama alla mente l’antica vita di questo castello. Ogni anno, la sera del Venerdì Santo viene rievocata la passione di Cristo e Montecchio si veste di un’atmosfera suggestiva tra luci, fiaccole e costumi del tempo; tradizione centenaria per il paese si narra infatti che nacque già nel 1300.La Fiera della Castagna e dei prodotti tipici locali della montagna si svolge nella frazione di Melezzole, l’ultimo fine settimana di ottobre.
Offre la possibilità di degustare vino novello caldarroste e dolci di castagne.
A novembre mese caratterizzato dalla raccolta delle olive, oltre alle degustazioni presso i tre frantoi presenti nel comune è possibile degustare l’olio novello nella Festa dell’olio a vanto della tradizione olearia del Paese.
Montecchio vanta una tradizione contadina centenaria e l’olio ha rappresentato una fonte di lavoro e di sostentamento per intere generazioni. È il prodotto tipico per eccellenza ottenendo la denominazione di Olio extra vergine d’oliva . Particolarmente pregiato perfetto per l’olio di Montecchio è infatti il clima e l’ottima qualità delle piante.
Montecchio difatti appartiene alla rete nazionale delle Città dell’olio.
Di rilevante importanza per le colline Montecchiesi è la produzione di vino, grazie all’ottima qualità di vitigni autoctoni presenti come il Sangiovese, Malvasia e Grechetto.
Montecchio da anni è entrata a far parte dell’associazione nazionale delle strade del Vino dei sapori d’italia.Altri prodotti tipici sono castagne, funghi e tartufo.
La gastronomia è particolarmente ricca con piatti tipici della cucina umbra, in particolar modo selvaggina e cacciagione. Di qualità è la lavorazione norcina delle carni suine.
Nel 2011 fu siglato un patto di amicizia tra i “Montecchio d’Italia”: Montecchio (TR), Montecchio Emilia (RE), Montecchio Precalcino (VI) e Montecchio Maggiore (VI). Un’amicizia che resiste negli anni fatta di scambi culturali ed economici fra realtà che seppur diverse restano unite, la valorizzazione delle peculiarità che ci contraddistinguono sono alla base della nostra sinergia. Montecchio è un piccolo comune che sceglie consapevolmente di crescere puntando sull’importanza che lo studio delle risorse territoriali e la loro valorizzazione ha, con il tentativo di dare futuro al paese con un’impronta positiva, legata a fenomeni di crescita ed espansione per per le generazioni future. La tutela del paesaggio, la sostenibilità ambientale sono principi cardini del nostro mandato amministrativo Numerose le iniziative a carattere ambientale ed educativo effettuate negli anni con le scuole del territorio, lezioni frontali sull’ambiente e la raccolta differenziata dei rifiuti e la partecipazione orami da diversi anni alla giornata nazionale di Legambiente “Puliamo il Mondo”. Gli incontri hanno come obiettivo la sensibilizzazione sull’abbandono dei rifiuti e la promozione di una corretta raccolta differenziata Coinvolgere i bambini che rappresentano il futuro della nostra comunità per renderli sempre più cittadini consapevoli e attenti all’ambiente che li circonda è sempre stato un punto fermo della nostra attività amministrativa. Montecchio in questa ottica si colloca in una nuova cultura di turismo sostenibile e slow. Nel giugno 2016 il comune di Montecchio aderisce alla “Campagna CooBEEration- apicoltura Bene Comune” e diventa Comune delle Api con lo scopo di promuovere e sostenere una partecipazione attiva nella tutela dell’ambiente e nella riqualificazione dei territori, attraverso la protezione delle api e la valorizzazione dell’apicoltura. Condividendo la necessità e l’urgenza di dedicare una maggiore attenzione politica e normativa a tutti i livelli.
Indirizzo
Piazza Giuseppe Garibaldi, 24
Provincia
TR
CAP
05020
Referente
Federico Gori, sindaco
Telefono
0744/9557