Pettorano sul Gizio
Tra le affascinanti montagne del centro Abruzzo che tanto ispirarono l’incisore e grafico olandese Maurits Cornelius Escher, si trova Pettorano sul Gizio, borgo di epoca medievale arroccato su uno spuntone calcareo lambito ai lati dal fiume Gizio e dal torrente Riaccio, che costituisce da sempre il baluardo meridionale d’accesso alla Valle Peligna. La sua struttura urbanistica è divisa a metà, lungo la dorsale della collina su cui è arroccato. Se il lato est è quello che si affaccia sulla principale arteria di comunicazione e sul quale insistono i principali palazzi signorili, il lato ovest è quello rivolto verso il fiume e i boschi, storicamente zona di residenza popolare. La sua vocazione difensiva è testimoniata dal Castello Cantelmo e dai resti della cinta muraria. Il castello di Pettorano sul Gizio fa parte di un sistema di fortificazione comprendente i castelli circostanti di Popoli, Pacentro, Raiano, Vittorito, Prezza e Anversa.
Uno degli elementi caratterizzanti del centro storico è costituito dalle cinque porte di accesso al paese (sei in origine): Porta San Nicola, Mulino, Santa Margherita, San Marco e Cencio. Camminando tra le antiche rue del borgo, partendo dal versante meridionale (confinante con la Strada Napoleonica, principale via di comunicazione già al tempo delle popolazioni italiche dei Peligni e dei Sanniti), è possibile incontrare una serie di Palazzi gentilizi (Del Prete-Nola, Vitto-Massei, Giuliani, Croce, Gravina). Dal Castello si arriva al Palazzo Ducale, dimora principale della famiglia feudale che per secoli ha governato il paese, i Cantelmo, attualmente sede del Comune e con un cortile interno dove spicca la fontana in pietra tardo-rinascimentale, arricchita con decorazioni vegetali. Continuando a scendere verso la parte bassa del paese, si incontra il Palazzo della Castaldina, con la facciata tardo-barocca, e la chiesa di Sant’Antonio. Da qui si arriva nella Piazza di San Nicola. Percorrendo la stretta strada di via Piaia, si può apprezzare la cosiddetta architettura minore ovvero quel tessuto edilizio di fattura popolare che costituisce la parte più antica del borgo e che, attraverso un sistema di ripide scalinate digrada verso il fondovalle percorso dal Gizio. Si può quindi incontrare la Chiesa della Madonna della Libera, Porta del Mulino (che permetteva l’accesso proprio all’area mulini) e, continuando sul rettilineo della via, si esce per la Porta di Santa Margherita che conduce, attraverso una breve passeggiata, all’omonimo Santuario.
Pettorano sul Gizio, inserito nel novero dei Borghi più belli d’Italia, oltre ad essere un luogo ricco di storia, tradizioni, cultura, vanta di paesaggi naturalistici ammalianti, abitati da specie faunistiche di interesse comunitario tra cui l’orso bruno marsicano, il lupo, la salamandrina di Savi. È proprio per conservare tutto questo patrimonio naturalistico, oltre che socio-culturale, che nel 1996 è stata istituita con legge Regionale n.116, la Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio (http://www.riservagenzana.it), la più grande d’Abruzzo, che con i suoi 3162 ettari di estensione attraversa numerosi e suggestivi paesaggi compresi tra i 600 m s.l.m. del fiume Gizio e i 2.170 m della cima del Monte Genzana. La particolarità che la rende unica rispetto alle altre Riserve Naturali italiane, è quella di avere l’intero centro storico compreso entro il proprio perimetro.
Dalle sorgenti del Gizio, il principale corso d’acqua dell’area protetta, Pettorano, come un’enorme quinta teatrale, scende con il suo profilo sulla lunga cresta rocciosa, che dal sentiero che taglia la valle Frevana, il vallone di Santa Margherita fino ad arrivare al monte Genzana, ci offre splendidi panorami e un ambiente ricco di flora e di fauna, un vero paradiso per gli escursionisti. Praterie sommitali, faggete di alto fusto, sorgenti, radure alternate a fitte boscaglie. Finché, sui pendii scoscesi, il suolo a tratti si modifica, si apre in piccoli terrazzamenti: le piazzole dei carbonai, antichi siti di una attività diffusa su tutta la montagna di Pettorano sul Gizio e mestiere antico, scomparso, che aveva una sua nobiltà da queste parti. Per mantenere viva la tradizione ed insegnare ai giovani un mestiere ormai scomparso, oggi è possibile rivivere l’esperienza degli antichi carbonai visitando la “carbonaia”, riprodotta all’interno del Castello Cantelmo e assistere quindi alla tecnica di trasformazione della legna, in carbone vegetale.
Fedele alla sua tradizione, Pettorano non ha dimenticato gli anni in cui la polenta era l’unico sostentamento per i lavoratori dei borghi, quindi anche dei carbonai, e ne ha fatto un piatto classico, “la polenta rognosa”, la quale deve essere rigorosamente cotta nel paiolo di rame e tagliata a fette con un filo. In passato veniva semplicemente insaporita con un’aringa, oggi viene condita con salsiccia, ventresca, pecorino abruzzese e olio extra-vergine di oliva proveniente esclusivamente dagli uliveti pettoranesi e preparata con farina di granturco otto file, un tempo macinata nei tre mulini idraulici di epoca pre-industriale presenti lungo il fiume anch’essi visitabili, che stanno a rappresentare proprio l’importanza a livello storico del fiume Gizio nell’economia del territorio di Pettorano.
Nell’area del Parco di Archeologia industriale, oltre ai tre mulini idraulici e alla gualchiera/ramiera, è stato realizzato il giardino botanico “PASQUALE GRAVINA” in cui vi sono ubicate 60 specie di piante, tutte corredate da cartellino di riconoscimento. Il Giardino è in piena sintonia con l’ambiente circostante ed è stato diviso in 4 settori: un ingresso con piante arbustive e colorate che accolgono il visitatore al parco, un settore dedicato all’ambiente ripariale, caratterizzato dalla relazione tra la profondità dell’acqua e la presenza di specie vegetali, un settore denominato “giardino delle mellifere” con piante che sono indispensabili per il ciclo vitale delle farfalle, il quarto settore è denominato “giardino sentimentale” che accoglie una gran quantità di piante profumate. Il Giardino è stato intitolato a Pasquale Gravina, medico ed appassionato botanico originario di Pettorano sul Gizio. A lui, il più famoso Michele Tenore (curatore della Flora Napolitana, 1811-38) intitolò la “Brassica gravinae”, pianta endemica rinvenuta sulle montagne del Genzana. A seguire troviamo un frutteto didattico dedicato alle piante da frutta appetibili alla fauna selvatica. L’idea nasce dalla volontà di recuperare piante da frutta coltivate un tempo e abbandonate nel territorio di Pettorano sul Gizio, come molte altre colture d’alta quota. Sono presenti: ciliegio, melo e pero selvatici, tre tipologie di sorbo, il corniolo e specie arbustive come l’uvaspina, il lampone e il ramno alpino. La funzionalità di una zona umida così realizzata è strettamente relazionata ad una presenza elevata di differenti microhabitat in grado di garantire la frequenza nel corso dell’anno di un elevato numero di specie floristiche e faunistiche con esigenze ecologiche diverse; questo ha portato alla realizzazione di un laghetto didattico, “Il laghetto Vitto Massei”. Sono stati attuati interventi di piantumazione di elofite e di varie piante lacustri ed è stata creata una piccola area per anfibi e tane per la riproduzione di pesci. Il Laghetto, insieme alle altre componenti del Parco delle acque, è meta di molte attività didattiche, visite guidate e passeggiate naturalistiche. In un territorio tutelato come quello della Riserva, non poteva mancare la decisione di avviare un innovativo sistema di fitodepurazione piuttosto che costruire un impianto di depurazione tradizionale, è nato così il Fitodepuratore, il quale minimizza l’impatto igienico sanitario e riduce fortemente la produzione di rifiuti e di consumi di energia elettrica.
Un’altra innovazione della Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio è stata quella di realizzare un progetto di area faunistica differente rispetto al passato, volto sì a facilitare l’osservazione degli animali selvatici, ma non più all’interno di gabbie quanto piuttosto in natura, attraverso la costituzione di un’area faunistica diffusa che prevede 9 strutture di avvistamento (altane e capanni) in aree con presenza verificata di cervi, caprioli e lupi; pannelli divulgativi distribuiti nell’intero territorio dell’area protetta con indicazione delle specie osservabili e dei sentieri percorribili; cannocchiali e binocoli da utilizzare all’interno delle altane e durante i censimenti faunistici e la pubblicazione di una guida al riconoscimento delle specie presenti. Ma tra i compiti dell’Area Protetta c’è sicuramente la valorizzazione sia dei luoghi che delle tradizioni locali. Le iniziative avviate sono indubbiamente molteplici e hanno lo scopo da un lato di promuovere la cultura locale e il rispetto per l’ambiente e il paesaggio, dall’altro di creare una micro-economia fatta di ristorazione, ricettività diffusa, artigianato. Periodicamente vengono presentati libri di autori locali, creati eventi enogastronomici con prodotti a chilometro zero, organizzati convegni, corsi di formazione per studenti e appassionati di natura. La Riserva Naturale, infatti, opera attivamente per coniugare ambiente, turismo ecosostenibile e cultura, creando un impatto economico positivo alle attività commerciali presenti in Paese. Dagli aperitivi in riva al fiume Gizio, alla “Polentata sotto le stelle”, fino alla nascita nel 2009 dell’evento più atteso dell’anno, “Sapori in festa” (http://www.saporiinfesta.it). Uno dei più importanti eventi enogastronimici d’Abruzzo che ha l’intento di valorizzare i piatti tipici locali e il buon vino abruzzese. I migliori Chef e ristoranti preparano gustosissimi piatti con una spiccata vocazione territoriale, accompagnati dalla degustazione di ottimi vini prodotti dalle cantine abruzzesi, salumi, formaggi, e quanto di più buono ci regala un territorio ricco di storia e cultura. Gli stand sono allestiti nelle piazze del suggestivo Borgo di Pettorano sul Gizio, un percorso tra profumi e sapori unici, accompagnato con musica dal vivo, allegria, accoglienza e tanto divertimento fino a tarda notte. L’idea alla base dei Sapori in Festa è quella di coniugare le bellezze paesaggistiche e naturalistiche di Pettorano sul Gizio, con le ricchezze enogastronomiche di un territorio straordinario.
Oltre alla Riserva Naturale, Pettorano sul Gizio vanta diverse associazioni che si occupano durante tutto l’anno di mantenere viva e valorizzare l’identità e la cultura pettoranese. L’Associazione Pro Loco che sin dalla sua costituzione si è caratterizzata per le sue iniziative di recupero, valorizzazione e salvaguardia della cultura popolare del paese prestando massima attenzione ai beni culturali ed al centro storico. Tra le varie attività della Pro Loco va ricordata sicuramente la “Sagra della polenta” giunta ormai alla 54° edizione . Nel 1989 è stata costituita l’Associazione Culturale Pietro De Stephanis, la quale opera prevalentemente nel campo del recupero e della valorizzazione delle tradizioni e della cultura popolare, con un’attenzione particolare a quelle di Pettorano. Fin dalla sua fondazione è impegnata nella rivitalizzazione delle tradizioni culturali locali le più rappresentative delle quali sono identificabili nella “Serenata di Capodanno” e nel “Testamento di Carnevale”. L’Associazione inoltre, organizza altre iniziative di carattere culturale come conferenze e convegni. Dal 1998 è presente su Internet (http://www.pettorano.com) con l’obiettivo di far conoscere il lavoro fatto e che si sta facendo, fuori dai confini di Pettorano, in particolare a tutti coloro che sono stati costretti a partire in cerca di una vita migliore all’estero o in altre città d’Italia. A loro, ai loro figli, ai loro nipoti, l’Associazione vuole offrire uno strumento per ristabilire un legame con la cultura del loro paese e con le loro “radici” nella convinzione che la ricostruzione di un rapporto con le migliaia di pettoranesi sparsi in ogni angolo del mondo può contribuire alla ricostruzione, anche se solo virtuale, della comunità. Facendo conoscere Pettorano sul Gizio, terra di carbonai, briganti, principale via di comunicazione tra Napoli e Foggia grazie alla Via Napoleonica, (strada che Gioachino Murat ufficiale di Napoleone fece scendendo verso Napoli, quando con i suoi soldati insieme alle baionette voleva portare le parole della rivoluzione). Posta a pochi metri dal belvedere Escher, luogo in cui il matematico olandese si fermò attratto dalle morbidezze del paesaggio, dal verde profondo dei boschi e dall’aria limpida, per disegnare la sua cartolina da Pettorano indirizzata al resto del mondo, regalando un paesaggio da favola disegnato tra due Parchi Nazionali.
Indirizzo
Piazza Zannelli, 2
Provincia
AQ
CAP
67034
Referente
Pasquale Franciosa, sindaco
Telefono
086448115