Ecco le città resilienti che si adattano ai cambiamenti climatici
Inauguriamo, con questo articolo, una preziosissima collaborazione con Giuseppe Milano, giornalista ambientale. Amico dei comuni virtuosi…
Quando nel 2006 l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Al Gore, realizzò il documentario “An Inconvenient Truth” (“Una scomoda verità”) sul riscaldamento globale, nonostante la vittoria dell’Oscar l’anno successivo, non poche furono le critiche che gli furono mosse per le tesi perentoriamente catastrofiche esposte. Nell’intento non solo di depotenziarle, ma, spesso, anche di occultarle. Nonostante fosse stato diagnosticato scientificamente che tal fenomeno è indotto e provocato anche dalle trasformazioni antropiche degli ecosistemi e della biosfera. In questo decennio, poi, a corroborare quelle “profezie”, sia negli Usa sia soprattutto nel Sud-Est Asiatico, diversi violenti tsunami e uragani e terremoti, oltre a provocare decine di migliaia di morti, hanno arbitrariamente ridisegnato la geografia di molti territori. E, probabilmente, solo questa inarrestabile e inedita serie di catastrofi naturali susseguitesi negli ultimi anni e nella loro progressiva intensità, ha spinto, dopo alcuni falliti tentativi, i leader politici dei 195 Paesi che hanno partecipato a novembre alla Conferenza sul Clima di Parigi a ratificare un Patto, per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi pianificando azioni e strategie per mitigare le conseguenze irreversibili dei cambiamenti climatici. I cui effetti, soprattutto se non dovessero essere pensate e realizzate – gradualmente, ma rapidamente – politiche di mitigazione e di prevenzione, tormenteranno sempre più le principali spazialità frequentate dall’Uomo: le città. Perché sono le città il cuore della sfida climatica in tutto il mondo. Perché è nelle aree urbane che si produce la quota più rilevante di emissioni ed è qui che l’intensità e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi sta determinando danni crescenti, alle persone e alle infrastrutture.
Con queste premesse ben chiare e in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, nei giorni scorsi Legambiente ha presentato a Roma il dossier Le città italiane alla sfida del clima. «I cambiamenti climatici – ha dichiarato la presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni – stanno determinando impatti sempre più evidenti nelle nostre città, con rischi per le persone e le infrastrutture resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. Serve un cambio di passo nelle politiche, con piani di intervento e risorse per l’adattamento al clima, come ci chiede anche l’Unione europea, ma urge anche un cambio radicale delle scelte urbanistiche da parte dei comuni, per mettere in sicurezza le aree più a rischio attraverso interventi innovativi, fermando il consumo di suolo e riqualificando gli spazi urbani, le aree verdi e gli edifici per aumentare la resilienza nei confronti di piogge e ondate di calore». Con la Commissione europea che auspica, entro il 2017, la ratifica da parte di tutti i paesi membri di piani nazionali adeguati a fronteggiare le conseguenze dei cambiamenti climatici. E, proprio sull’urgenza di dotare il nostro Paese di un “Piano Clima delle Città”, per territori in questo modo resilienti ma indagati sulla base delle loro specificità, Legambiente fotografa l’attuale situazione di pericolo e propone alcune soluzioni per affrontarlo e superarlo.
I dati presentati, infatti, sono allarmanti e inequivocabili: quella italiana è, ad oggi, una realtà di grande insicurezza. L’81,2% dei comuni è in aree a rischio di dissesto idrogeologico, con quasi 6 milioni di persone che vivono in zone altamente instabili da un punto di vista orografico. Sono 101 i comuni italiani dove, dal 2010, si sono registrati impatti rilevanti legati a fenomeni atmosferici estremi, con 204 eventi tra allagamenti, frane, esondazioni, con danni alle infrastrutture o al patrimonio storico. Dal 2010 al 2015, ricorda Legambiente, le sole inondazioni hanno provocato in Italia la morte di 140 persone e l’evacuazione di oltre 32mila cittadini. Con il numero delle vittime che sale a 5.459, avutesi dal 1950 ad oggi negli oltre 4.000 eventi tra frane e alluvioni, riferiti da ‘Italia sicura’, la struttura controllata da Palazzo Chigi per monitorare e contrastare il dissesto idrogeologico. L’Italia, pertanto, è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni: tra il 1944 ed il 2012 sono stati spesi 61,5 miliardi di euro.
Attraverso questo rapporto, nella convinzione che occorra lavorare oggi sulla mitigazione e in prospettiva sulla prevenzione degli effetti disastrosi provocati dal cambiamenti climatici mediante politiche ecologiche coraggiose e radicali, Legambiente esorta a prestare attenzione pure agli impatti sanitari con specifica attenzione alle aree urbane. Molti studi italiani e internazionali stanno evidenziando, infatti, una correlazione tra fenomeni climatici – per esempio le ondate di calore – e salute delle persone. Uno studio statunitense stima un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri di soggetti over 65 negli otto giorni successivi a condizioni di caldo estremo, mentre il rischio di mortalità aumenta dall’1 al 3% per un aumento di 1 °C della temperatura oltre una specifica soglia. Occorre considerare che in ambiente urbano l’effetto termico è amplificato dall’effetto “isola di calore” (Urban Heat Island), per cui cementificazione e superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di calore durante il periodo diurno, rilasciato per irraggiamento durante la notte, con differenze tra zone centrali e rurali fino a 5 °C.
Il rapporto Le città italiane alla sfida del clima, infine, nell’idea pragmatica di fornire anche un contributo propositivo al confronto su questo tema che sempre più troverà spazio nell’agenda politica degli amministratori locali e nazionali, si chiude con una panoramica su alcune esperienze innovative, italiane ed europee. Con uno sguardo sulle prime città resilienti – come Copenhagen o Rotterdam – nelle quali, investendo le migliori tecnologie eco-compatibili e risorse umane, in una logica integrata e multidisciplinare applicata ad una visione di medio-lungo periodo, vengono sperimentate e attuate soluzioni per trasformare le città in luoghi sempre più sicuri, accoglienti e belli. Per salvarle. Per salvarci.