La difesa del sindaco dall’assalto del non-senso

Da 30.000 a 110.000 tonnellate di rifiuti bruciati. Di mezzo c’è Italcementi e un comune virtuoso, con il suo sindaco, che cerca di difendere la salute dei cittadini dall’assalto del non-senso. Ecco la lettera di Carla Rocca al Direttore di Merateonline.

Egregio Direttore,

Come avete scritto già in altri articoli, In questi giorni si sono incontrati alcuni comuni per cercare un accordo con Italcementi: potrebbe essere una buona cosa, se non fosse che a quel tavolo non sono stati ammessi due comuni, Solza e Paderno d’Adda, guarda caso i comuni più interessati (oltre a Calusco) alle emissioni del cementificio, tutti e due invece iscritti al procedimento di VIA in provincia di Bergamo.

Con l’azienda si sta trattando per rinunciare alla realizzazione di uno scalo ferroviario, patto sottoscritto nel 2012 da Italcementi per la prima introduzione del Cdr come fonte di energia, e mai realizzato, in cambio di altrettante promesse sulla riduzione degli ossidi di azoto: ma che succederà se poi la ditta non dovesse mantenere la promessa? Ci saranno sanzioni, oppure si può sempre rinegoziare?

In un momento in cui tutti parlano di urgenza nella riconversione dei trasporti per allentare la morsa del Pm10, in questo territorio si rinuncia a chiedere di tenere fede ai patti sottoscritti senza lottare, senza chiedere a Regione Lombardia di intervenire, di fare la sua parte.

Mentre si raddoppia la tratta ferroviaria Ponte-Montello, mentre viene confermato il ripristino del ponte di Paderno per il trasporto ferroviario, noi andiamo in direzione opposta.

Sul tavolo delle trattative c’è la richiesta sacrosanta di diminuire i famigerati ossidi di azoto: la prospettiva è quella di un procedimento chimico e non dell’installazione di un abbattitore Denox – un intervento strutturale e ben più incisivo – perché oneroso per l’azienda, senza tenere conto dei costi sociali sanitari che paghiamo tutti, oltre che in denaro, in sofferenza!

Si tratta certamente di interventi economicamente impegnativi, ma imporre di utilizzare queste tecnologie nuove e anche di riconvertire il trasporto dalla gomma alla ferrovia porterebbe benefici anche in termini economici: si creano posti di lavoro, non si tratta di investimenti a perdere!

Tutte queste battaglie sono azioni concrete, misurabili e non buone intenzioni, non discorsi astratti su cosa gli altri dovrebbero fare, sappiamo cosa dobbiamo fare: mettere un Denox sull’impianto di Italcementi per dimezzare le emissioni e riattivare uno scalo ferroviario per togliere camion dalle strade.

Sono anche consapevole che obiettivi così ambiziosi non sono possibili basandoci solo sulla buona volontà e impegno di qualche sindaco, servono a quel tavolo attori autorevoli e di un livello superiore, dobbiamo renderci conto che i nostri interlocutori sono i rappresentanti di un’azienda che sta cambiando proprietà a breve, e per questo non in grado di offrire garanzie per il futuro.

Inoltre l’ente chiamato a rilasciare l’autorizzazione è la Provincia di Bergamo, molto depotenziato dalla riforma Delrio e ulteriormente messo in discussione dalle dichiarazioni del presidente Maroni che ha intenzione di trasformare il loro assetto istituzionale.

Non spicca peraltro il ruolo delle ormai ex ASL, alle prese con un ridisegno totale delle loro strutture: in questo quadro di estrema precarietà a me non sembrano esserci le condizioni minime per prendersi la responsabilità di decidere il futuro di questo territorio per i prossimi 50 anni almeno.

In qualità di sindaci dobbiamo anche capire che per questa trattativa possiamo chiedere allo Stato di intervenire, lo dobbiamo fare con l’aiuto dei nostri rappresentanti seduti in Parlamento, dobbiamo chiedere alle istituzioni superiori di intervenire, a noi spetta il compito di chiedere al Ministero dello sviluppo economico di farsi carico di questi bisogni e di affrontarli con noi.

Il rapporto tra enti e Stato dev’essere di sussidiarietà, ognuno deve mettere il suo pezzo di responsabilità, lasciare questa trattativa che determinerà le sorti di questo territorio per i prossimi decenni nelle mani di un’azienda in vendita, di una Provincia in dismissione e di amministratori locali con poca forza contrattuale mi pare poco lungimirante.

Maria Carla Rocca, sindaca di Solza (BG)