L’idroelettrico che va fermato

A proposito di Strategia Energetica Nazionale, di incentivi e di come sostenere un’economia realmente verde, locale e sostenibile. Ecco una missiva che il primo cittadino del Comune di Ponte nelle Alpi ha scritto ai Ministeri dello Sviluppo Economico, Ambiente, Agricoltura ed Economia per chiedere l’eliminazione degli incentivi per gli impianti idroelettrici sotto al megawatt di potenza.

Il Comune di Ponte nelle Alpi (BL)

Premesso che

  • Negli ultimi anni a causa della incentivazione statale si è assistito ad un aumento esponenziale delle richieste e delle autorizzazioni allo sfruttamento “mini idroelettrico” che riguardano sostanzialmente tutti i corsi d’acqua dei territori montani di questo paese compresi quelli in quota e gli ultimi di mantenuta naturalità;
  • Che tale corsa allo sfruttamento mini idroelettrico è avvenuta e sta avvenendo in un contesto di evidente carenza normativa e pianificatoria sia relativamente alla consevazione ecosistemica dei corpi idrici, che in materia di beni pubblici indisponibili e del costituzionale obbligo di tutela paesaggistica che tale inadempienza, di fatto, è responsabile della   pressione speculativa tesa allo sfruttamento idroelettrico dei corsi d’acqua;
  • Che anche se Stato e Regioni hanno successivamente iniziato, con grande ritardo, a mettersi formalmente in regola con le normative europee, questo si è rivelato un processo assai lento e contraddittorio negli sbocchi ed esiti gestionali;
  • Che tutte le nuove prescrizioni introdotte e in fase di introduzione sono di fatto rese inefficaci dalla indicazione di non retroattività della loro applicazione;
  • Che l’emergenza che si è venuta a creare è costituita in gran parte proprio da domande già presentate in carenza di normativa e di pianificazione ( nel 2014 erano circa 2000 in Italia: dati MATTM e GSE da: L’energia verde che fa male ai fiumi CIRF 2014) di cui 150 nella sola Provincia di Belluno.
  • Da alcuni anni lo stato italiano incentiva fortemente la produzione idroelettrica, in particolare quella minore, sul falso presupposto che essendo definita rinnovabile sia per questo anche sostenibile, ma le evidenze dimostrano che il mini idroelettrico sotto 1 MW è fortemente invasivo e dannoso per gli ecosistemi acquatici, la sicurezza idrogeologica, il patrimonio naturale non solo nazionale (oltre il 50% del nostro territorio è parte integrante del Patrimonio universale Dolomiti Unesco, del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, della Rete Europea Natura 2000) e per l’economia turistica, generando un danno diffuso e non sostenibile per le comunità dei territori montani;
  • L’incentivo agli impianti di produzione sotto 1 MW di potenza (mini-idro) non trova sostanziale giustificazione in termini di produzione di energia, basti pensare che il contributo energetico dei 2.304 impianti di questo tipo attivi al 2014 rappresenta appena il 0,16% dei consumi totali di energia in Italia (GSE, 2014);
  • A fronte di una produzione così poco significativa di energia elettrica si contano sul territorio nazionale migliaia di impianti mini-idro già autorizzati (2.536 nel 2015 per una produzione di 2.556 GWh, mentre i 1.137 impianti più grandi di 1 MW producevano nello stesso anno 42.981 GWh e cioè il 94% del totale idroelettrico) e soprattutto migliaia di domande in corso di autorizzazione nelle diverse regioni italiane;
  • L’incentivo di 21 centesimi di Euro a kwh prodotto, finanziato da tutti gli utenti della rete elettrica, fa si che il mini idroelettrico sia oggi un investimento che genera enormi marginalità agli investitori;
  • Gli incentivi hanno creato una vera e propria “corsa all’oro blu” che ha raddoppiato il numero degli impianti mini idro (passando da 1.270 impianti nel 2009 a 2.536 nel 2015) e porta all’erogazione di oltre 1 miliardo di euro/anno di contributi incentivanti per 20 anni. (GSE: Rapporti statistici rinnovabili)
  • l territori montani sono, per altro, già storicamente sfruttati dal grande idroelettrico e dalle concessioni per uso irriguo dei territori di pianura che alla luce dei cambiamenti climatici in corso sono di per se già insostenibili nel il bilancio idrico di Distretto;
  • Nella sola provincia di Belluno sono stati autorizzati circa 50 impianti negli ultimi anni e ci sono oltre un centinaio di domande in istruttoria.

Preso atto che per, per le ragioni esposte, per tutti gli impianti di potenza inferiore ai 3 MW   è insussistente la classificazione /dichiarazione di pubblica utilità, visto il bilancio fortemente negativo in termini di costi e benefici economici, ambientali, paesaggistici e storici di cui le comunità locali si dovrebbero fare carico e sopportare, non solo in fase di esercizio degli impianti, ma anche per i decenni futuri alla dismissione;

rilevato altresì che la concessione allo sfruttamento idroelettrico dei corpi idrici per le tipologie di opere sue sposte, si può configurare di fatto come una sostanziale privatizzazione di un bene comune naturale;

preso atto che tale sfruttamento del bene pubblico naturale non può essere considerato pro tempore, in quanto, come nel caso di specie, altera in modo irreversibile, l’ecosistema fluviale del corpo idrico;

riconoscendo la necessità e l’urgenza di un concorso d’azione e assunzione di responsabilità ad ogni livello istituzionale con propria competenza in materia;

 chiede al Governo

  • L’emanazione di un decreto ministeriale che abroghi gli incentivi al piccolo idroelettrico nei corsi d’acqua naturali sotto 1 MW e riduca fortemente quelli sotto i 3 MW fermo restando il sostegno economico al revamping degli impianti esistenti per aumentarne la capacità produttiva senza incrementare le portate derivate, oltre che agli interventi realizzati nelle reti acquedottistiche e fognarie, senza incremento di portata derivata dai corpi idrici naturali.
  • L’eliminazione del concetto di pubblica utilità per gli impianti sotto i 3 MW e il contestuale inserimento dei Comuni nel processo autorizzativo di concessione, riconoscendo, in sussidiarietà, il valore e la compiuta autorevolezza delle visioni/pianificazioni socioeconomiche ed urbanistiche proprie delle comunità ed istituzioni territoriali.

In fede – Il Sindaco, Paolo Vendramini