Può una città essere sostenibile?
Un articolo interessante ci parla di una pubblicazione ancora più interessante. Dalle città, dalla loro sostenibilità, passa gran parte delle nostre chance di vivere un futuro a misura di pianeta.
In questi giorni, Worldwatch Institute Europe sta presentando nella regione scandinava, dopo l’anteprima ufficiale avvenuta a Washington (D.C.) il 10 maggio, l’edizione 2016 di “State of the World” (SOW) che quest’anno ha per titolo “Can a City Be Sustainable?” (Può una città essere sostenibile?).
Per l’autorevolezza delle analisi e delle valutazioni condotte ininterrottamente dal 1984 sulle questioni più critiche e problematiche che si sono presentate sulla scena mondiale, “State of the World” del Worldwatch Institute, è divenuto un classico della letteratura ambientale, dove vengono delineate le conoscenze essenziali di ciò che sta accadendo al Pianeta e le soluzioni di cui abbiamo bisogno per sostenere la civiltà.
Le città sono il futuro del mondo. Oggi, più della metà della popolazione mondiale (3,9 miliardi di persone) vive nelle città e questo numero è destinato a raddoppiare entro il 2050. Non sussistono dubbi che le città continueranno a crescere; l’unica incertezza rimane le modalità con cui si svilupperanno.
“Riusciremo a investire nelle infrastrutture fisiche e sociali necessarie per rendere le città vivibili, eque e sostenibili?”: è questa la domanda a cui esperti di tutto il mondo tentano di rispondere nel SOW 2016, esaminando i principi fondamentali di una urbanistica sostenibile e delineando gli aspetti delle città che li attuano.
Non esiste un modello unico di città sostenibile, sottolinea il Worldwatch Institute, ogni città deve affrontare sfide che sono diverse. Tuttavia, sussistono dei principi-base che supportano una urbanistica sostenibile.
In primo luogo, ci vogliono delle buone amministrazioni, con Sindaci autorevoli che conoscano il territorio e che sappiano dare risposte rapide all’insorgere di problemi.
In secondo luogo, occorre il coinvolgimento e l’impegno dei cittadini per dar vita e mantenere città sostenibili e intelligenti: le soluzioni sostenibili dovrebbero iniziare e concludersi con l’apporto dei cittadini, che debbono attivarsi, peraltro, quando l’amministrazione è latitante.
Con i 12 casi-studio specifici, da Ahmedabad (India) a Friburgo (Germania), da Shanghai (Cina) a Vancouver (Canada), il SOW 2016 esplora le sfide significative e i compromessi che i responsabili politici devono affrontare nel garantire che i progressi conseguiti siano socialmente inclusivi e che siano realizzati in modo sostenibile per l’ambiente.
Il libro esamina anche le questioni trasversali che influenzano il successo di tali città, focalizzando argomenti che vanno da quelli fondamentali della gestione dei rifiuti e dello sviluppo dei trasporti pubblici, alla partecipazione civica, indirizzando i lettori a scoprire le sfide più pressanti che attendono le comunità e le soluzioni più promettenti attualmente in fase di sviluppo. Il risultato è una fotografia della città di oggi e una visione per la sostenibilità urbana globale di domani.
“Gli esempi inseriti in questo volume sono ispiratori – ha scritto nella prefazione Garrett Fitzgerald, Consulente della Urban Sustainability Directors Network (USDN), una rete di amministratori delle città degli USA e del Canada, che si dedicano a dar vita e condividere le migliori pratiche per creare città più sane, più ricche economicamente e con una maggiore equità sociale – Essi illustrano che non siamo impotenti nell’incidere sullo stato del mondo”.
La decisione del Worldwatch Institute di concentrarsi quest’anno sulle città è uno dei tanti segnali che giungono sul ruolo dei Sindaci e delle Città per implementare quelle azioni di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici che sono stati dibattuti alla COP21 di Parigi, nel corso di eventi paralleli organizzati da C40 e ICLEI.
“In questo rapporto si illustra con abbondanza come città di tutto il mondo si facciano avanti per guidare la loro cittadinanza e sostenersi vicendevolmente, affrontando queste sfide e costruendo le società sostenibili del futuro – osserva a sua volta Edoardo da Costa Paes, Sindaco di Rio de Janeiro e Presidente della C40 Cties Climate Leadership Group, la rete di megalopoli mondiali per la riduzione delle emissioni climalteranti – Non sono casi isolati e solitari; intense attività sono diffuse in tutti i continenti e in ogni categoria di città, dalla piccola alla grande, da quella relativamente povera a quella ricca, da quella antica alla sfavillante nuova”.
Se è vero, infatti, che in gran parte del libro si discute sulle risposte da dare alle sfide climatiche, ampio spazio viene dedicato anche all’equità sociale. Per esempio, un capitolo viene dedicato a come la pianificazione e la progettazione urbanistiche possono favorire l’integrazione sociale, evidenziando quei problemi di stratificazione urbana che non possono essere ignorati: “Più di due terzi della popolazione urbana vive in città in cui il divario di reddito si è allargato notevolmente negli ultimi tre decenni“. Questa disuguaglianza è una caratteristica di tutte le città, qualunque sia il loro livello di reddito, anche se le disparità hanno raggiunto livelli preoccupanti a Hong Kong e, in particolare, a Johannesburg. Se i fattori che contribuiscono a tale disuguaglianza sono numerosi (globalizzazione, riduzione della spesa sociale, liberalizzazione, e molti altri), il loro impatto ha tuttavia aspetti fin troppo comuni: perdita della coesione sociale e maggiore insicurezza.