Rispettando noi stessi
Sardara si racconta attraverso l’acqua. Magica, curativa, purificatoria. Le genti nuragiche la destinarono al culto. Eressero un templio a pozzo, lo considerarono sacro e ci costruirono il villaggio. La sua sacralità si rafforza nel tempo. Ancora oggi il pozzo sacro è riconosciuto dalla gente come “sa funtana de is dolus” (la fontana dei dolori), perché ritenuta depositaria di poteri miracolosi.
Acqua sacra ma anche acqua termale che sgorga ad una temperatura di 60 70 gradi centigradi e la cui composizione è simile a quella di Vichy. Oggi acqua significa salute, bellezza, benessere. Lavoro e crescita. Ma l’acqua è anche un bene comune e come tale riteniamo debba essere condivisa e fruibile dalla collettività. Per questo nell’area termale è stata installata una fontanella da cui sgorga l’acqua bicarbonato, alcalino, sodica, ipertermale.
“È accessibile a tutti – sostiene il sindaco Roberto Montisci -. Non appartiene al Sindaco o all’assessore. È pubblica e va rispettata come si rispetta la casa, la famiglia, gli affetti. In fondo rispettandola rispettiamo noi stessi“.