Spalare la neve è un atto rivoluzionario

Una testimonianza sul campo. Il racconto di una situazione sempre più comune nei tanti piccoli comuni del nostro Paese quando la natura bussa alla porta delle nostre abitudini, mettendoci alla prova. Aspettative, efficienza, mugugni, condivisione. Leggete questa cronaca: per tutti quelli che puntano il dito, e passano il tempo a giudicare gli altri.

Fuori nevica. Il nuovo anno mette a dura prova non solo i paesi dell’Alto Sangro, ma tanti piccoli e grandi comuni abruzzesi e di altre regioni italiane. Gli amministratori scendono in piazza per gestire l’emergenza armati di pala e amore per la propria comunità. Tutti i suggestivi borghi vestiti a festa sono in questi giorni invasi da turisti.

L’articolo 6 del Codice della Strada introdotto dalla legge n. 120 del 29 luglio 2010, rende obbligatoria per auto e mezzi pesanti, la presenza di catene da neve o pneumatici da neve durante il periodo più freddo dell’anno. Ma non tutti giungono in montagna attrezzati e così iniziano i primi controlli  e i primi piccoli incidenti, provocati da neve e ghiaccio e dall’inesperienza. In queste ore bisogna fare scelte importanti che riguardano l’incolumità dei cittadini e dei turisti, ma i mezzi a disposizione sono pochi e le risorse economiche per far fronte all’emergenza neve, nei bilanci comunali, esigue. Avere una squadra che lavora in perfetta sintonia e simbiosi è sicuramente l’elemento più utile e significativo per superare le emergenze. Ma non sempre la squadra è pronta ed efficiente. E così sindaci e amministratori si trovano ad essere ricoperti da una montagna di neve e responsabilità.

Negli ultimi sette anni ho avuto la fortuna di conoscere da vicino i problemi dei Comuni italiani, parlando e confrontandomi con altri amministratori locali, girando per l’Italia, da Nord a Sud. La classe dirigente che gestisce la realtà prova a cambiarla, migliorarla e valorizzarla. Nella prospettiva di un futuro migliore, l’amministratore si trova a dover gestire il quotidiano ma deve essere pronto a gestire anche l’emergenza. Tutti si aspettano che gli amministratori in poche ore, durante e dopo una nevicata, mettano al sicuro la viabilità, liberando dalla neve le strade principali e le stradine interne dei paesi.

A Villa Scontrone, Ignazio, classe 1955, parlando mi racconta di quando era piccolo, gli allevatori all’epoca liberavano le bestie per far si che sciogliessero la neve con il loro passaggio. Oggi tutti si appellano al comune e i tuttologi della rete si scatenano su Facebook, la tribuna elettorale h 24. Un’emergenza straordinaria come quella della neve ha ripercussioni su tutta la cittadinanza ma non tutti si lasciano sopraffare. Un gruppetto di persone ha preso scarponi, guanti e pala ed è sceso a spalare i percorsi pedonali principali per rendere il più sicuro possibile le vie del paese, liberando automobili e ingressi delle abitazioni e dei garage. Il piano di azione posto in essere per cercare di garantire la mobilità e gli spostamenti nelle massime condizioni di sicurezza possibili, durante la nevicata dei giorni scorsi, necessita però a mio avviso di una profonda riflessione. La neve costituisce un problema da risolvere al meglio e con tempestività: un evento naturale con il quale è importante imparare a convivere per alleviarne il più possibile l’impatto sulla vita dei Comuni montani. Ma l’impegno della cittadinanza come dovere e l’attività come servizio sono la proiezione propositiva del senso di appartenenza al proprio territorio e alla propria comunità.

Quando cresce il livello di partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica si innesca un meccanismo automatico e virtuoso per cui cresce la fiducia della cittadinanza nelle istituzioni, cresce la consapevolezza dei limiti e delle potenzialità comunali, crescono democrazia e spirito di appartenenza alla comunità.  L’efficienza e l’efficacia delle azioni previste dal Piano Neve dipendono non solo dall’impegno delle strutture pubbliche di servizio direttamente coinvolte, ma anche dalla collaborazione e dal senso di responsabilità dei cittadini, anche in termini di tolleranza per le situazioni di disagio che inevitabilmente vengono a crearsi in tali periodi.

A livello nazionale bisognerebbe dare prospettive migliori ai piccoli comuni, per svolgere un ruolo attivo nella crescita e nel miglioramento del futuro del Paese, aiutandoli nella gestione delle emergenze con fondi necessari a coprirne i costi. Che l’antico proverbio agreste che Nonno Amelio ripeteva ad ogni nevicata “Sotto la neve pane, sotto l’acqua fame” ovvero che il lavoro segreto del seme del grano, costretto dal freddo e dalla neve a svilupparsi sotto terra, prepara un buon raccolto, sia di buon auspicio per quest’anno iniziato sotto una coltre bianca di neve, tra lo stupore di cittadini e turisti e le tante responsabilità degli amministratori.

Di Erika Iacobucci, Comune di Scontrone (AQ)