La politica è uno specchio, che ci rimanda l’immagine di ciò che siamo

Il Comune di Artegna (UD), sito nella zona collinare del Friuli Venezia Giulia (2.800 abitanti, 11,2 kmq), si caratterizza per un’attenzione all’ambiente particolarmente spiccata in ogni suo aspetto.
Questo approccio è figlio di una comunità locale da sempre abituata a vivere a contatto con la natura: le colline moreniche e le Prealpi accarezzano la parte nord dell’abitato, e gli affluenti del Tagliamento (l’ultimo e più grande fiume con letto naturale in Europa), scorrono attraverso il paese. La storia recente di Artegna ha però contribuito in maniera significativa ad aumentare questo rispetto nei confronti della Terra e della sua forza.

Come le recenti cronache nazionali hanno ricordato, infatti, Artegna è uno dei comuni friulani distrutti dal terremoto del 1976: per comprendere l’impatto della tragedia basti pensare che su 1.100 edifici, ben 1.000 furono abbattuti o resi inagibili dal sisma.
A distanza di 40 anni Artegna guarda a questo avvenimento con molta commozione, ma anche con la consapevolezza che l’uomo è una parte del tutto, ed in questi termini si deve rapportare con l’ambiente in cui vive, rispettando l’equilibrio e ricordando il valore di ciò che con tanta fatica è stato salvato o ricostruito (edifici, si, ma anche comunità e coscienza comune).

La giuria del Premio Comuni Virtuosi ha scelto il comune indicandolo quale vincitore nella categoria impronta ecologica per l’edizione 2016 del bando.

Abbiamo chiesto all’Assessore Andrea Romanini di raccontarci le principali azioni messe in campo dall’amministrazione comunale e dalla comunità.

1) Quest’anno avete vinto il premio nella categoria Impronta ecologica. Può descriverci il progetto presentato?

Artegna è un piccolo paese (2800 abitanti), ma questo non ci impedisce di pensare in grande, soprattutto quando si tratta di immaginare la qualità della vita dei nostri cittadini, di oggi e di domani. Il progetto per la riduzione dell’impronta ecologica nasce proprio dalla consapevolezza che la qualità della vita dipende dal contesto sociale, economico ed ambientale: sono temi strettamente legati l’uno all’altro, che richiedono quindi un approccio trasversale. 

La nostra strategia è stata quella di immaginare ogni singola azione come parte di un insieme, di legare ogni singolo progetto agli altri, per massimizzarne gli effetti. Ecco quindi che la sostituzione di tutti i punti luce pubblici con lampade a LED ci ha fatto risparmiare il 60% sui costi energetici, ma ci ha anche fornito le basi per sviluppare un modulo didattico nelle scuole sul risparmio energetico. Nel contempo i crediti di carbonio generati con l’intervento sono stati monetizzati, ed il ricavo ha permesso di eseguire nuovi interventi di illuminazione pubblica e di efficientamento nelle scuole. 

Allo stesso modo la variante al Piano Regolatore che ha riportato a destinazione agricola 8 mila metri quadrati (sottraendoli a vecchie previsioni che avrebbero invece ampliato una zona industriale ora sottoutilizzata) si è trasformata in un’occasione per immaginare nuove piste ciclopedonali immerse nella natura e nel paesaggio rurale così salvato. 

Ed ancora, il coinvolgimento della popolazione in attività di sensibilizzazione ha garantito lo sviluppo di una nuova sensibilità civica, ma ha anche prodotto risultati tangibili e duraturi per il territorio: i corsi per il recupero di antichi mestieri hanno permesso l’effettivo recupero di alcuni tradizionali muri a secco, il dono degli alberi ai nuovi nati ha rafforzato la vocazione “verde” del paese, il concorso fotografico in tema uomo/natura ha prodotto una mostra fotografica molto apprezzata, la possibilità per cittadini scuole e associazioni di adottare aree verdi pubbliche e prendersene cura sta facendo nascere gruppi di lavoro ricchi di idee e via dicendo…

2) Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate nella realizzazione del progetto e i punti di forza?

La disponibilità di adeguate risorse economiche è sempre un punto critico,  ma può essere superata (almeno in parte) con un approccio razionale, in cui, come detto, un singolo investimento alimenta non una ma più azioni, su più ambiti. 

Più problematica è invece la carenza di risorse umane all’interno della macchina comunale. In piccole realtà come la nostra i tecnici sono spesso oberati da adempimenti e burocrazia, al punto che faticano a trovare tempo per progettazioni che superino “l’ordinaria amministrazione”. A questo si sopperisce, almeno in parte, con una squadra di Amministratori che può vantare anche competenze specifiche, da mettere a disposizione per fare “quel metro in più”. A tale proposito il nostro Sindaco Aldo Daici riveste il ruolo più importante, perchè si è sempre dimostrato attento a valorizzare ciascun elemento della squadra, operando in prima persona sull’organizzazione dell’intera macchina comunale, con una chiara visione a lungo termine.

Nei punti di forza posso quindi certamente citare la voglia di fare squadra, la possibilità di collaborare su tutti i livelli della realtà locale: politico, tecnico/amministrativo e civile. Su questo ultimo punto, in particolare, una grandissima leva è garantita dal coinvolgimento attivo della popolazione.

3) Come ha reagito, partecipato e interagito la comunità locale nell’attuazione del progetto?

Il coinvolgimento della popolazione è una sfida affascinante, perchè non può limitarsi alla sola diffusione delle informazioni. La strada giusta è rendere il cittadino parte attiva del processo, responsabilizzare le persone e promuovere azioni concrete in cui ciascuno possa contribuire secondo le proprie possibilità. Per fare questo abbiamo puntato su progetti fortemente legati all’identità locale, come i cantieri del paesaggio, che grazie al coordinamento dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese hanno riscosso un notevole successo. La popolazione ha risposto con interesse anche per i progetti di coinvolgimento dei giovani: il Consiglio Comunale dei Ragazzi e la Consulta Giovanile sono realtà ormai consolidate e collaborano stabilmente e proficuamente con l’Amministrazione, presentando proposte ma anche realizzando in proprio varie attività. Le molte attività culturali, al pari, fanno incontrare le persone, nascere le idee, pongono le basi per la giusta consapevolezza e motivazione.

Nella dimensione più personale, rappresentata dall’impegno civico di ciascuna famiglia nel proprio ambito domestico, possiamo altresì registrare una notevole attenzione ai temi della sostenibilità: questo si evince dal diffuso utilizzo della casa dell’acqua (230 mila litri/anno) e da una percentuale di raccolta differenziata porta a porta che supera il 79%.

Vi sono infine le forme organizzate di volontariato (Associazioni e gruppi di volontari “spontanei”) che contribuiscono in maniera fondamentale alla buona riuscita delle politiche locali, aiutando in vari progetti e proponendo nuove idee.

Posso quindi affermare con orgoglio che quella di Artegna è una comunità attiva ed attenta, sia grazie alla sensibilità dei cittadini che grazie alla costante azione di motivazione e coinvolgimento portata avanti dall’Amministrazione.

4) Com’è oggi fare gli amministratori di una piccola comunità? Cosa chiede alla politica nazionale a supporto dell’azione a km zero che la sua amministrazione porta avanti ogni giorno?

Se dicessi che è un compito facile mentirei. Senza piangerci addosso o scadere nella retorica, è evidente che la politica, e più in generale la società, stanno attraversando un periodo di conflittualità ed estremizzazione dei toni, in cui i cittadini vengono trattati e aizzati come fossero tifosi di uno sport. Questo si riflette anche a livello locale, lo si percepisce dalla diffidenza crescente con cui il cittadino guarda alle istituzioni, al punto che certe proposte vengono ignorate solo perché arrivano dal Comune, come se partecipare alla vita pubblica, libera e solidale fosse associato a questa o quella “fazione” politica. Come se i progetti proposti servissero a sventolare bandiere anziché a migliorare la vita della comunità locale, e questo rende tutto più difficile.

La sfida più grande è far capire al cittadino che chi amministra un piccolo Comune non ha alcun vantaggio personale, anzi, sta sacrificando gran parte della propria vita privata (si lavora ogni sera e nei weekend) per contribuire in prima persona al bene comune, nella convinzione che il futuro non è qualcosa che accade ma che ci costruiamo. La vita di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: sarebbe quindi illogico se ciascuno si preoccupasse solo di se stesso. La politica, a mio avviso, deve ricordare a tutti, ogni giorno, che il futuro si scrive assieme. 

Alla politica nazionale chiederei quindi di riportare il dibattito su un piano più nobile, evitando le tifoserie e i cori da stadio, la caccia agli scandali, la bufala ad effetto, la voglia di coalizzarsi sempre e solo contro qualcuno o contro qualcosa. Si torni a parlare dei programmi e delle priorità, al posto delle contestazioni personali si facciano proposte alternative, si dimostri nei fatti che la politica è un servizio al cittadino, non un intrattenimento da talk show. 

In questo, però, farei anche un appello a ogni singolo cittadino, perché ciascuno torni a ragionare con la propria testa, cercando la sostanza oltre gli slogan, la proposta anziché la protesta fine a se stessa. Il mercato lo fa il consumatore, allo stesso modo la politica la fanno in primis i cittadini.

 La politica come specchio, dunque, che ci rimanda l’immagine di ciò che siamo o che potremmo essere. In fondo è racchiusa tutta qui la forza di cambiamento impressa dai giovani amministratori di Artegna: nella consapevolezza di essere uno strumento, a tempo determinato, per favorire azioni condivise, partecipate. Di comunità.