Storia di un abuso edilizio

Anche in secondo grado la giustizia amministrativa dà ragione al Comune di Modugno (BA) e alla sua battaglia per l’abbattimento dell’ecomostro, simbolo degli abusi edilizi. Si fa sempre più vicina, dunque, la demolizione dell’immobile di sei piani rimasto incompiuto da 50 anni. Dice il Sindaco Magrone: “Contro questa ingiuria alla popolazione del quartiere, durata così a lungo, occorrono misure radicali di risanamento dell’area che oggi sembrano finalmente possibili”.

La Sezione Sesta del Consiglio di Stato ha confermato l’insanabilità dell’immobile abusivo di sei piani noto come ‘Bubbone’ del quartiere Cecilia di Modugno. Con un’ordinanza pubblicata oggi, 28 giugno 2017, ha infatti respinto il ricorso in appello presentato dall’ex proprietà dell’immobile ridotto da decenni allo stato di rudere e posto tra via Pordenone, via Ancona e via Canne della Battaglia.

Viene confermata dunque, anche in secondo grado, la natura abusiva e la non condonabilità del ‘bubbone’, già accertate nel 2016 dall’amministrazione Magrone sulla base di una complessa e faticosa ricostruzione storico/documentale. Il ricorrente chiedeva al Consiglio di Stato di sospendere gli effetti della sentenza con cui il Tar aveva già dato ragione, lo scorso 27 febbraio, al Comune di Modugno rilevando che l’opera è abusiva, negando la richiesta di condono fatta dalla ex proprietà e aprendo la strada, allo stesso tempo, alla sua demolizione. La giustizia amministrativa oggi ha valutato come non sussistenti i presupposti per accogliere la pretesa degli ex proprietari, una società con sede nel Principato del Liechtenstein (“non sufficientemente comprovato allo stato il requisito del fumus boni iuris”, Consiglio di Stato) anche perché “non è prevedibile al momento – dice il Consiglio Stato – un esito favorevole del merito del giudizio”.

Diventa sempre più concretamente vicina, perciò, la realizzazione di uno dei principali obiettivi dell’amministrazione Magrone: la demolizione del palazzo ridotto a pericolante scheletro di sei piani per restituire dignità ai luoghi e alla popolazione del quartiere Cecilia. Proprio in vista della demolizione, il Comune di Modugno ha fatto realizzare nei giorni scorsi una recinzione dell’immobile per impedire a chiunque l’accesso e l’avvicinamento, anche allo scopo di tutelare la sicurezza pubblica e l’incolumità privata. Nel 2016, il Comune aveva ordinato l’eliminazione dell’abuso ai proprietari dell’epoca ma non essendo stato eseguito l’ordine, il fabbricato è entrato, per legge, a far parte del patrimonio comunale.

Il ‘bubbone’ del quartiere Cecilia è il simbolo tristemente eloquente di una storia, soprattutto politica, di totale mancanza di rispetto per la comunità. “Un’ingiuria – dice il Sindaco Magrone – lunga cinquant’anni alla popolazione del quartiere Cecilia. Contro questa ingiuria occorrono misure radicali di risanamento dell’area che oggi sembrano finalmente possibili. E se siamo giunti fino a qui è perché ancora una volta questa amministrazione ha avuto il coraggio di impegnarsi in un contenzioso complicato e faticoso pur di affermare le ragioni, riconosciute dal Tar prima e dal Consiglio di Stato oggi, del quartiere Cecilia e della legalità ambientale e urbanistica nel nostro territorio”.

L’eliminazione del fabbricato consentirà, inoltre, di impiegare al meglio i 2,5 milioni di euro ottenuti dal Comune di Modugno (con la partecipazione ai bandi delle ‘periferie’ e ‘aree degradate’) e destinati alla riqualificazione sociale, culturale e urbana proprio del quartiere Cecilia.