Una valle che non si rassegna
Il Comune di Malegno, assieme ad altri 30 (su 40) comuni della Valle Camonica, ha presentato ricorso al Tar contro la decisione dell’ATO Brescia di respingere la domanda di gestione in autonomia del Servizio Idrico Integrato (acquedotto+fognatura+depurazione), prevista dal Collegato Ambientale alla Legge Finanziaria 2016.
E’ importante chiarire il contesto complessivo in cui si attua questo ricorso: si tratta di uno dei momenti della battaglia relativa alla gestione dell’acqua (e non sarà l’ultimo, temo). Mi si perdoneranno alcune semplificazioni eccessive, che servono per far capire ai cittadini un tema che a volte è ostico anche per gli addetti ai lavori.
Ci sono, a mio parere, due assunti predominanti negli ultimi decenni relativi alla gestione dei servizi pubblici locali:
1) un servizio pubblico locale va gestito prioritariamente con un’ottica tecnico-economica. La motivazione è comprensibile: negli anni sono stati molti gli esempi di cattiva gestione. L’idea (erronea) è che se portiamo il potere in mano ai tecnici e ai manager risolveremo il problema (semplifico, ma non troppo. Monti docet).
2) Un servizio pubblico locale va gestito prendendo come punto di riferimento i cittadini che abitano le città e i grandi agglomerati urbani. Se ci pensate, è una conseguenza del punto sopra: è più interessante, dal punto di vista economico-manageriale, un territorio in cui puoi fornire un servizio a molte persone con poco investimento.
E’ chiaro che in quest’ottica un piccolo comune di montagna è “uno scarto del sistema”: è economicamente una perdita notevole fornirgli i servizi. E’ molto più interessante gestire l’acqua di Milano, per una società, ancorché pubblica, che quella di Malegno.
Il Collegato Ambientale ha aperto uno squarcio normativo a nostro favore. Semplificando moltissimo, lo Stato ha detto: se voi comuni di montagna mi dimostrate che sapete gestire il bene acqua tutelandolo ecologicamente e con una gestione economicamente sostenibile, vi tolgo dal sistema tecnico-economico e ve lo lascio gestire autonomamente.
Uscire dal sistema sarebbe un successo per i piccoli comuni di montagna.
Provo a farvi l’esempio di Malegno, per capirci, che è un comune senza infrazioni nella gestione, che riceve l’acqua pulita, la gestisce bene e la restituisce pulita al fiume Oglio.
La norma attualmente in vigore dice che dobbiamo gestire il SII con la stessa tariffa in tutto l’ambito territoriale omogeneo, definendo come ATO l’intera provincia di Brescia.
Quale omogeneità hanno i territori di montagna rispetto alla Pianura Padana, sulla gestione dell’acqua? Non so se capite il paradosso: al cittadino di Malegno, al quale l’acqua “cade addosso” pulita e senza costi, il servizio deve costare uguale al cittadino di Calvisano (per citare un esempio a caso), che per avere l’acqua in casa deve (pagando) pomparla dalla falda e probabilmente (pagando) depurarla dagli inquinanti presenti in falda, prima di poterla bere. E’ come se dicessimo: sia che io vada da Malegno a Brescia sia che io vada da Rovato a Brescia in autobus, il biglietto deve costare uguale, perché siamo nello stesso Ambito territoriale omogeneo. Oppure il camion che porta i rifiuti da Ponte di Legno a Brescia deve costare uguale al camion che li trasporta da Brescia a… Brescia, perché siamo nello stesso Ambito territoriale omogeneo.
E’ lampante che non è cosi: Perché le regole cambiano per uno dei pochi servizi in cui siamo noi in montagna a guadagnare? Perché la politica non può “governare” l’economia, per una volta, e dimostrare che anche i piccoli devono essere tutelati? Perchè non si può avere un Ambito territoriale davvero omogeneo?
Cerco di tradurre il ragionamento in cifre: ad oggi, le tariffe del SII per Malegno sono mediamente di 0,5 €/mc. Con queste tariffe però si gestisce il bene ma non si ricavano le risorse per sistemare eventuali danni o interventi. Con tutta la chiarezza possibile: è’ necessario alzarle, altrimenti ci prendiamo in giro. Però, se l’ambito territoriale omogeneo fosse la Valle Camonica, anni fa avevamo dimostrato che con una tariffa media attorno a 1,30€/mc saremmo in grado di fare gli interventi necessari per tutto il territorio, primo fra tutti quello di depurare tutti i comuni mancanti e mandare nel Lago d’Iseo acqua pulita. Se perdessimo il ricorso al Tar, la tariffa a cui arriveremo, seppur nel corso di parecchi anni, è quella dell’Ambito di Brescia (correttamente, lo dice la norma), ed arriverà, alla fine del percorsi di crescita percentuale di 0,9% all’anno, a 1,90€/mc.
Il valore “politico” di questi 0,60€ di differenza è notevole: sarebbe la dimostrazione che la politica governa la tecnica, che è giusto tutelare chi decidere di continuare a vivere in montagna, anche se paga di più i servizi rispetto ai cittadini, che anche chi è piccolo ha valore, per uno stato fondato sui tanti piccoli comuni.