Ai negoziati sul clima non c’è un problema di genere
Sarah Baashan è una delle due co-chairs del tavolo APA (Ad Hoc Working Group on the Paris Agreement), probabilmente il più importante della COP23, quello che discute e decide le strategie di attuazione dell’Accordo di Parigi alla COP23. Baashan rappresenta l’Arabia Saudita, partecipa ai negoziati sul clima dal 2012 ed è consulente del Ministero del Petrolio del suo paese. Anche l’altro vice presidente è donna, la neozelandese Jo Tyndall. A capo di UNFCCC c’è la messicana Patricia Espinosa, che ha sostituito la costaricana Cristiana Figueres, a capo della Convenzione dal 2010 al 2016. I due “Climate Champions” del clima delle Nazioni Unite sono donne: il ministro dell’ambiente del Marocco Hakima El Haite e la francese Laurence Tubiana, ritenuta l’architetto dell’Accordo di Parigi 2015.
Nei negoziati sul clima non sembra esserci un problema di genere. Molti dei ruoli chiave sono ricoperti da donne. Un segnale positivo che mette in pratica il principio della parità di genere che era inserito nel preambolo dell’Accordo di Parigi. Sui 55 rappresentanti della delegazione ufficiale del Governo Italiano 23 sono donne.
Emilio D’Alessio, architetto ed esperto di sviluppo sostenibile, è stato fondatore e presidente della rete delle Agende 21 Italiane. Attualmente è portavoce del Gruppo 21, il think tank delle Agende 21, e fa parte della Commissione Mediterranea Sviluppo Sostenibile di UNEP. Segue le conferenze ONU sul Clima dalla COP13 del 2007, nella delegazione delle Autorità Locali.