SERR 2014: ritorna Meno Rifiuti più Benessere
Le 10 mosse verso una gestione sostenibile e circolare delle risorse. Ancora troppo spreco tra imballaggi che non vengono riusati, riciclati e articoli usa e getta evitabili. Se non affronteremo il problema dei rifiuti a partire dal modello economico che li genera, applicando politiche fiscali che incentivino le soluzioni in cima alla gerarchia di gestione dei rifiuti (prevenzione,riuso e riciclo) rischiamo di ritrovarci con discariche piene nel giro di due anni e di mancare il raggiungimento degli obiettivi di riciclo comunitari.
Ritorna la nostra campagna Meno rifiuti più Benessere in 10 mosse che partecipa alla SERR – Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti che prende il via sabato 22 novembre.
L’iniziativa, entrata nella sua terza edizione, sollecita il mondo della produzione e della distribuzione a compiere 10 mosse per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi , promuovere soluzioni adatte all’uso multiplo (invece che usa e getta), ma soprattutto ad innovare prodotti e processi produttivi riprogettandoli in un’ottica di economia circolare.
Attraverso le 10 mosse accompagnate da esempi concreti contenuti viene chiesto ai produttori e utilizzatori di imballaggi di immettere nel sistema produttivo una maggioranza schiacciante di imballaggi facilmente riciclabili in impianti di prossimità e di impiegare materia riciclata post consumo per generare nuovi prodotti al posto di materia vergine.
Ai produttori e alla Distribuzione Organizzata viene chiesto, tra le altre cose, di impiegare esclusivamente imballaggi secondari e terziari riutilizzabili per la movimentazione delle merci e collaborare tra loro per creare e promuovere prodotti innovativi a basso impatto ambientale.
Alla Distribuzione Organizzata si chiede inoltre di ampliare l’assortimento di prodotti ecologici e l’offerta di quelle opzioni di acquisto sfuso o alla spina che permettano di riutilizzare anche l’imballaggio primario, portato da casa, comunicandone il vantaggio ambientale. (mosse 9-10)
Le dieci azioni sono state ispirate dagli esiti di ripetute indagini merceologiche effettuate sul rifiuto residuo o indifferenziato condotte nei comuni dell’associazione e da visite effettuate presso gli impianti di selezione e riciclo da parte di tecnici e amministratori comunali. Seguendo il viaggio dei flussi di imballaggi raccolti in modo differenziato si è potuto toccare con mano che vengono immesse al commercio in quote sempre maggiori alcune tipologie di imballaggi, (presentati a volte come il massimo della sostenibilità), che il cittadino raccoglie separatamente ma che poi, nel fine vita, si rivelano riciclabili soltanto in teoria. Pur essendo conteggiati tra gli imballaggi differenziati finiscono di fatto in discarica o negli inceneritori per diversi motivi.
In alcuni casi l’ostacolo al riciclo è rappresentato da componenti del packaging come etichette coprenti o sleeve, additivi opacizzanti, adesivi, parti difficilmente rimovibili, abbinamenti di materiali eterogenei. ( mossa 3 )
In altri casi l’ostacolo risiede invece nell’assenza, a livello nazionale e/o locale, di una filiera di raccolta dedicata e finalizzata al riciclo meccanico. Rientrano in questa casistica anche alcuni imballaggi di nuova generazione, tra poliaccoppiati e bioplastiche che, come nel caso del PLA, non possono andare a riciclo insieme ai flussi di altre plastiche come il PET poichè ne pregiudicano il riciclo.
Chi progetta, produce o utilizza imballaggi, seppur innovativi sotto altri aspetti, non può esimersi dal considerare il contesto locale di raccolta, selezione e riciclo in cui l’imballaggio concluderà il suo ciclo di vita poiché anche questa fase determina l’impronta ambientale complessiva. Se tale contesto non è pronto ad accogliere un determinato imballaggio, chi decide comunque di adottarlo dovrebbe assumersene i costi (attualmente a carico della comunità) secondo i principi europei di “chi inquina paga” e della “responsabilità estesa del produttore”.
Per calare nella realtà questi principi la nostra associazione ha richiesto, in occasione della firma dell’accordo quadro Anci Conai recentemente siglato, di far pagare un contributo ambientale più alto agli imballaggi difficilmente riciclabili, di far arrivare maggiori risorse ai Comuni che attualmente ricevono meno della metà di quanto servirebbe loro per gestire le raccolte differenziate e di destinare i fondi che Corepla spende per l’incenerimento della plastica a supporto del settore del riciclo. In particolare per il riciclo delle plastiche miste che costituiscono ormai il 60% degli imballaggi in plastica raccolti.
“Partecipiamo nuovamente e con convinzione alla SERR, la campagna che più di ogni altra promuove la prevenzione dei rifiuti, con questa nostra iniziativa che ha la particolarità di portare direttamente al tavolo del mondo produttivo e distributivo il punto di vista degli enti locali e dei cittadini. I comuni si trovano a pagare dei servizi per la raccolta dei rifiuti e imballaggi che sono in continuo aumento. Stiamo aspettando da anni una strategia nazionale per i rifiuti che, attraverso normative e politiche fiscali lungimiranti, metta al centro la prevenzione dei rifiuti e una loro valorizzazione come risorse. Intanto cittadini e enti locali devono subire le conseguenze di un modello produttivo che prevalentemente esternalizza i costi relativi al ciclo di vita dei prodotti fabbricati (fine vita incluso), senza avere alcuna voce in capitolo. Qualcuno dovrà pur cominciare ad assumersi la responsabilità per il proprio ruolo. Ai comuni spetta il compito di realizzare una raccolta differenziata spinta e di qualità, ma, siccome il riciclo è un processo industriale, il ruolo che l’industria assume scegliendo di adottare una progettazione responsabile o meno, è imprescindibile” spiega Silvia Ricci responsabile campagne dell’ACV. “Abbiamo rilevato nei comuni dell’associazione dove la raccolta differenziata supera il 70-80% che i cittadini hanno sviluppato una maggiore attenzione e spirito critico rispetto alle caratteristiche di beni e imballaggi. Vogliono lecitamente sapere se il loro impegno va a buon fine e non vedono di buon occhio il fatto che un imballaggio non sia riciclabile. A maggior ragione dove vige la tariffazione puntuale non hanno piacere di veder crescere il rifiuto indifferenziato”.
-Nell’immagine un’esempio applicativo di RecyClass un sistema di etichettatura che valuta il grado di riciclabilità degli imballaggi per la plastica (mossa 6)
L’articolo su Adkronos.com : Rifiuti in Ue 20 milioni di tonnellate di plastica all’anno per produrre imballaggi