La parola alla Bio Bottiglia: intervista al Presidente Acqua Sant’Anna, Alberto Bertone
“Noi stiamo investendo molto in ricerca, ma non possiamo sostituirci alle società di smaltimento dei rifiuti, che dovrebbero essere dotate di impianti in grado di riconoscere e separare i diversi materiali. La tecnologia va avanti in tutto il mondo” risponde così il Presidente Bertone sulla questione degli impianti di compostaggio che non riconoscono le biobottiglie
Della bottiglia biodegradabile Sant’Anna avevamo già scritto (qui): ci aveva incuriosito il fatto che la bottiglia ecosostenibile fosse accompagnata dalla scritta “Può essere conferita nell’organico”. Dopo una serie di telefonate con vari consorzi eravamo arrivati a questa conclusione: la biobottiglia non va buttata con la plastica, come ricordato da Corepla, ma è a tutti gli effetti compostabile – certificata C.I.C. – anche se capita che degli impianti di compostaggio la “rimbalzino” scambiandola per una normale bottiglia – ammissione dello stesso CIC.
Stiamo cominciando a creare rifiuti più intelligenti di noi!
La Bio Bottle è realizzata in PLA (acido polilattico) con il brevetto Plastica vegetale Ingeo della multinazionale statunitense Nature Works, che produce il biopolimero a partire dall’amido di mais. E’ stata presentata al pubblico attraverso una campagna pubblicitaria in “sei lezioni” in cui vengono spiegate le ragioni di questa scelta aziendale:
1. Per il futuro del tuo bambino
2. Perché costa meno del vetro
3. Perché produrla costa meno all’ambiente
4. Perché risparmiare petrolio salva l’ambiente
5. Perché è una scelta sostenibile
6. Perché è un’impresa italiana che guarda a tutto il mondo
Per conoscere “l’alieno verde” più da vicino abbiamo fatto un po’ di domande ad Alberto Bertone, Presidente e Amministratore delegato Fonti di Vinadio Spa – Acqua Sant’Anna, che ci ha gentilmente inviato via mail le risposte che trovate qui sotto.
Presidente, sul Vostro sito abbiamo trovato come indicazione di conferimento fine vita della Bio Bottle “Può essere conferita nella raccolta differenziata dell’organico. Per maggiori chiarimenti rivolgiti al locale gestore della raccolta rifiuti”. Per quale ragione è stato inserito l’invito a chiedere maggiori chiarimenti alle aziende di raccolta locali?
Perché in Italia non c’è uniformità nel trattamento dei rifiuti, questo vale non solo per la nostra Bio Bottle ma per tutti i rifiuti. Le società che si occupano di smaltimento dei rifiuti sono gestite a livello territoriale, comunale o provinciale, ognuna lavora con un proprio metodo, per cui abbiamo nel nostro Paese situazioni molto disomogenee.
Nel corso di un’intervista con il Consorzio Italiano Compostatori ci è stato segnalato che in Italia molti impianti di compostaggio sono dotati di un sistema automatico di selezione in ingresso del materiale che non è in grado di riconoscere le bottiglie in bioplastica come elementi compostabili; di conseguenza la Bio Bottle conferita nella raccolta dell’umido potrebbe essere scartata come frazione estranea e avviata a smaltimento in discarica. Sono stati fatti dei monitoraggi da S.Anna per sapere in percentuale quante biobottiglie finiscono effettivamente compostate?
Noi siamo produttori di acqua e stiamo facendo grandi investimenti in ricerca e sviluppo, ma non possiamo sostituirci alle società che si occupano dello smaltimento dei rifiuti. Mediamente esse dovrebbero essere dotate di impianti in grado di riconoscere e separare i diversi materiali. Questa dovrebbe essere la norma per tutte, ma purtroppo non è così. Ce ne sono alcune in cui la separazione viene fatta addirittura a mano. Anche per questo abbiamo voluto sulla nostra etichetta suggerire al consumatore di informarsi presso l’azienda locale che si occupa dello smaltimento rifiuti. La vera necessità è che nel nostro Paese si uniformi il metodo di raccolta e smaltimento e che tutte le società preposte si adeguino dal punto di vista tecnologico. La tecnologia va avanti in tutto il mondo e anche noi dobbiamo uniformarci verso lo sviluppo.
Attualmente tappo e fascetta della Bio Bottle non sono realizzati in materiale biodegradabile, e non possono dunque essere conferiti nell’organico. Qual è il corretto conferimento di questi due elementi?
Come per tutte le bottiglie in plastica, anche per Sant’Anna Bio Bottle tappo e fascetta si smaltiscono attualmente nella plastica. Stiamo lavorando per realizzare al più presto anche queste due parti con un materiale bio, come abbiamo già fatto con l’etichetta, che non è più di carta o altra plastica ma in Pla come la bottiglia.
La Vostra azienda ha lavorato, o sta ancora lavorando, assieme ad Amiat per valutare il comportamento delle bio bottiglie in$discarica. Le sperimentazioni sono già arrivate a qualche risultato?
Con Amiat abbiamo svolto le analisi di compostaggio, ed è emerso che Bio Bottle si biodegrada in 8 settimane, ovvero in meno di 60 giorni. Abbiamo effettuato test anche presso impianti di altre società: quelle dotate delle migliori tecnologie sono in grado di separare Pet e Pla. Questa dovrebbe essere la norma per ogni impianto.
Prima di essere messa sul mercato la Bio Bottle è stata sottoposta a dei test per escludere la possibilità che il polimero con cui è stata realizzata rilasciasse sostanze nell’acqua? Se sì, quale ente è stato incaricato di svolgere le analisi?
Sì, con gli enti preposti ad emettere la certificazione di idoneità dei prodotti alimentari.
Nel materiale informativo sulla Bio bottle è stata fatta una comparazione tra i barili di petrolio necessari per la produzione di bottiglie in biopolimero e bottiglie in plastica tradizionale: “650 milioni di bottiglie Sant’Anna Bio Bottle (stima in relazione alla produzione media annua di bottiglie Sant’Anna) permettono un risparmio di 176.800 barili di petrolio con cui riscaldare per un mese una città di 520.000 abitanti e riducono le emissioni di CO2 pari a un’auto che compia il giro del mondo per 30.082 volte in un anno”. Il risultato è notevole. Come azienda intendete proseguire nella commercializzazione di entrambe le tipologie di bottiglia o in prospettiva l’obiettivo è passare a quella compostabile come unica scelta?
Sarà il mercato a decidere. Continueremo a produrre secondo la richiesta del mercato. Oggi abbiamo dato al consumatore la possibilità di scegliere il contenitore per lui più idoneo. Si stanno nettamente profilando due tipologie diverse di consumatore: quello più “tradizionale”, che continua a preferire il Pet, e quello più moderno e lungimirante, che preferisce un packaging meno impattante per l’ambiente senza rinunciare alla qualità del prodotto. Quest’ultimo sta crescendo, ce lo dicono i numeri, in grande crescita, delle vendite di Bio Bottle.
Se consideriamo l’intero ciclo di vita delle due bottiglie, prendendo dunque in considerazione non la sola produzione ma anche il riciclaggio – ovviamente nell’ipotesi che il consumatore si comporti in modo responsabile e non getti il prodotto nell’indifferenziato – continua ad essere più ecosostenibile la Bio Bottle rispetto alla bottiglia di plastica tradizionale?02 agosto, 2011
Senza dubbio Bio Bottle, perché oltre ad essere compostabile, è prodotta con un materiale riciclabile sia meccanicamente che chimicamente. Per sua natura dunque offre più possibilità di smaltimento e riciclo rispetto agli altri materiali esistenti.
Articolo di Elena Donà Eco dalle città
02 agosto, 2011