Riciclo: i lati oscuri di un business verde

Il 28 aprile scorso è stato trasmesso su France 5 il documentario Recyclage: Les points noir du business vert che ha svelato alcuni retroscena del mondo del riciclo e gestione dei rifiuti che il cittadino comune non conosce. In Francia così come negli altri paesi europei. Dal conflitto di interesse che esiste in Francia (così come in Italia) di una gestione e finanziamento della raccolta differenziata degli imballaggi affidata a degli organismi che, essendo di fatto finanziati dalle aziende, non possono andare contro gli interessi di chi li sostiene. Inquietante la parte del documentario dedicata al riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche sul piano ambientale e sanitario. Anche nel nostro paese c’è pochissima informazione sulle attività dei consorzi che si occupano di RAEE e non esiste un organismo che controlli le attività dei consorzi che si occupano di riciclo.

Riciclo: i punti oscuri di un business verde

Rifiuti differenziati e riciclati significa conservare risorse per un mondo più pulito. Dietro a queste belle ambizioni si nascondono ancora disastri ambientali e sanitari per la cui risoluzione le autorità manifestano impotenza…
Dei 500 kg di rifiuti prodotti da ciascun francese ogni anno, meno del 40% viene riciclato. In Germania e in Austria, il tasso raggiunge il 60%. Perché, le nostre prestazioni sono così scarse? Per scoprirlo, Liza Fanjeaux e Anaïs Cordoba hanno condotto l’indagine avvalendosi del contributo di una manciata di soggetti chiave del settore. Tra conflitti di interesse e ricerca del profitto, le ragioni abbondano.
Tutto era cominciato bene, quando, nel 1991, sotto la guida di giganti del settore aziendale, venne stato lanciato dall’allora ministro all’Ecologia Brice Lalonde, il punto verde di “Eco-Emballages”. Contrariamente a quanto il marchio suggerirebbe questa etichetta verde non significa che tutti i prodotti sui quali viene apposta possano essere riciclati. Il pittogramma indica che per il prodotto è stato pagato un contributo economico che verrà devolto alle autorità locali che si occuperanno della gestione del suo fine vita. Se, ad esempio, il cartone che avvolge una confezione di yogurt viene conferito in un contenitore errato l’intero contenuto può venire rifiutato dal riciclatore. Si stima che un 20% dei contenitori per la carta e il cartone non vengano così’ riciclati. Un vantaggio per la collettività degli azionisti di Eco-Emballages. Di fatto tante più tonnellate vengono raccolte per il riciclo dalle comunità urbane, tanto più esse devono mettere le mani al portafoglio. “La vera logica di EcoEmballages, spiega il giornalista Olivier Guichardaz è quella di limitare i costi. […] Da 20 anni, afferma nel documentario, tengono il piede sul freno per fare in modo di pagare il meno possibile. Mentre le industrie che aderiscono a Eco-Emballages dovrebbero contribuire a finanziare la gestione dei rifiuti da parte dei comuni nella misura dell’80%, il contributo loro versato, in relazione al peso degli imballaggi copre poco più del 50% dei costi che i comuni sostengono!“.

Veleni rimessi in libertà

Recuperare le materie prime contenute nei prodotti che noi buttiamo non è sempre un buon affare per gli specialisti di riciclaggio. “In qualsiasi momento, un industriale può diventare arbitro della contesa tra materia vergine e materia riciclata”, ricorda Sébastien Petithuguenin, vice direttore generale di Paprec Group, industria leader del settore indipendente del riciclaggio. Accade così che più basso è il prezzo del petrolio, meno conveniente diventa produrre con plastica riciclata. Allo stesso modo non è sempre redditizio riciclare i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, il famoso D3E. Recuperarne rame, oro, alluminio, nichel o palladio contenuti è certamente una manna. Ma questi apparecchi contengono anche prodotti tossici: il mercurio negli schermi piatti, la diossina nei cavi elettrici, l’arsenico nelle schede elettroniche … I tubi catodici dei nostri vecchi televisori sono imbottiti di piombo. Gli operatori che si occupano del riciclo di apparecchiature elettroniche in condizioni di sicurezza inadeguate, possono avere livelli di piombo nel sangue quattro volte superiori rispetto ai livelli tollerabili! Sono circa 200 i siti aziendali che sono stati sul territorio a seguito di bancarotte o chiusi per motivi sanitari . Queste montagne di rifiuti tossici a cielo aperto rappresentano una grave minaccia per l’ambiente. Nonostante siano sempre più i cittadini e i gruppi ambientalisti che sensibilizzano in prima linea le autorità pubbliche, questi casi estremi non sembrano eccessivamente preoccupare le autorità in questione: per 400 aziende specializzate nel riciclaggio, c’è solamente un unico controllore …

Testo tratto dalla presentazione del documentario dal sito di France 5

-Ecco il comunicato stampa di replica del direttore generale di EcoEmballages che difende l’operato dell’ente che, al pari del nostro Conai, si occupa in Francia del sostegno finanziario e operativo ai comuni per la raccolta differenziata degli imballaggi. Nel documentario viene fatto accenno ad uno scandalo finanziario che ha visto l’ente protagonista nel 2008.
-Leggi anche: Politica dei rifiuti da riciclare (solamente in Francia ? )

Punti_oscuri_del_business_verde

 

Guarda il documentario:  Recyclage: Les points noir du business vert