Quando allargo le braccia i muri cadono
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
A sancire questi principi sacrosanti è nientemeno che la nostra Carta Costituzionale, all’articolo 3. Leggendo le cronache che ormai quotidianamente ci restituiscono testimonianze di profughi morti al largo delle nostre coste, sfruttati nei campi di lavoro, oggetto di ripetuti atti di intolleranza, sembrerebbe proprio che la Costituzione non venga rispettata.
Da ormai un ventennio assistiamo alla cosiddetta emergenza immigrazione, alla quale nel tempo i vari Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, hanno provato a rispondere con norme e riforme a volte contraddittorie e comunque fallimentari, visti i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Perché, di fondo, si è sempre partiti con il piede sbagliato, con un punto di vista incostituzionale. Chiudersi, bloccare, respingere. Non si è preso atto di una realtà internazionale e per certi versi storica (è nella natura e nella storia dell’uomo emigrare), che vede le persone in pericolo di vita (fame, guerre, disastri ambientali…) spostarsi alla ricerca di un luogo migliore dove costruire un progetto altro di vita.
A forza di errori di valutazione e scelte sbagliate (come quella di creare ghetti di decine di immigrati in piccoli centri senza nemmeno informare i sindaci di quanto sta accadendo), e una campagna politica vergognosamente ostile al buon senso e al senso di umanità dimenticato, ecco che nel frattempo le nostre comunità tendono a vivere legittimamente con ostilità e paura qualsiasi apertura al dialogo e al confronto.
Salvo poi scoprire che il Paese è pieno di storie concrete di accoglienza ed integrazione, frutto del lavoro certosino di amministratori in gamba, di associazioni e reti di cittadinanza attiva che riescono ancora, nonostante tutto, a fare la differenza.
Per questo abbiamo scelto di dare spazio e visibilità ad alcune di queste storie, e ci ritroveremo a Ravenna il 24 settembre prossimo per un’edizione speciale della Scuola di Altra amministrazione, interamente dedicata alle buone pratiche dell’accoglienza.
Intanto, ecco un articolo molto interessante, e ampiamente condivisibile, scritto per “La Stampa” da Alessandro Bechini, direttore di Oxfam. Diceva Don Andrea Gallo che “quando allargo le braccia, i muri cadono…“.