A Siror la gente si saluta per strada
A Siror la gente si saluta per strada. Il piccolo comune trentino è conosciuto ai più per la frazione turistica di San Martino di Castrozza. Ma questo è (anche) il paese delle fontane, dove resiste stoicamente un lavatoio pubblico che di tanto in tanto ospita scaglie di sapone a testimoniarne l’uso clandestino da parte di qualche cittadino. Ci sono piazzette ospitali e accoglienti, quasi dietro ad ogni curva, e il borgo di 1.500 anime ti spiazza con la sua docile normalità. Che, proprio per questo, suona già di per sé come una specie di rivoluzione.
Non lasciatevi ingannare però dalle apparenze. Questo non è un luogo fuori dal mondo, l’eccezione che conferma la regola. La modernità e il progresso entrano dalla porta principale, ma lo fanno in punta di piedi. A servizio dei reali bisogni di una comunità.
Prendete ad esempio la questione del riscaldamento. Una delle prime cose che ci tiene a precisarmi Walter Taufer, giovane sindaco del paese, è il “disordine” delle strade. “Il ciottolato che vedi qui in piazza era e tornerà ad essere entro l’anno, la caratteristica di tutte le strade del centro storico. Oggi c’è l’asfalto perché abbiamo appena concluso i lavori che ci hanno consentito di collegare tutte le case con l’impianto di teleriscaldamento di Primiero. Il legno del territorio sostituisce i combustibili fossili per il fabbisogno energetico dell’intera vallata. Qui, grazie alla mini centrale idroelettrica, si produce più corrente di quanta se ne consumi.”
A Siror la campagna non è l’ingombro da rimuovere per consentire al cemento di crescere rigoglioso nel mito dello sviluppo a tutti i costi, ma un patrimonio da tutelare e un bene comune che guarda al futuro di un’alleanza tra comunità e generazioni. Nasce da questo presupposto “L’alleanza per la campagna”, la carta d’intenti sottoscritta da Siror e il confinante Tonadico che è da premessa allo stop al consumo di suolo che contraddistingue la programmazione urbanistica del territorio.
Siror è uno dei comuni attraversati dal “Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino”, 20.000 ettari di natura incontaminata, attività con le scuole, passeggiate e cultura, in un contesto davvero straordinario. Qui la bellezza ha diritto di cittadinanza, e la leggi nei volti sereni di indigeni abituati ad avere estranei “per casa”.
La politica, da queste parti, sa mettersi in gioco, mi sorprende il sindaco quando con grande naturalezza mi racconta di un percorso che altrove sarebbe stato a dir poco traumatico. “Alla fine dell’anno il comune verrà sciolto, arriverà un commissario prefettizio che accompagnerà i cittadini alle elezioni per la fusione di quattro comuni, tra cui il nostro, in un nuovo ente che porterà a 6.500 il numero dei residenti. C’è stato un referendum, molto partecipato e sentito, che ha conosciuto momenti di grande discussione e confronto, che ha diviso. La maggioranza delle persone alla fine ha scelto questa strada, e il nascituro comune sarà il frutto di un percorso libero”. A lezione di democrazia, sotto l’ombra delle pale di San Martino, che verso l’imbrunire prendono tinte di rosa che incantano.
A Siror la gente si saluta per strada, e vige un patto di solidarietà tra generazioni. Ai residenti anziani è garantita legna da ardere per usi personali. Un regolamento comunale ne definisce i criteri organizzativi. I più giovani ci mettono la forza che ai vecchi viene a mancare, prendendo il testimone della cura di un territorio (il bosco e le persone) che a loro volta passeranno ad altri, un domani. E’ l’uso civico e intelligente di una risorsa a km zero. E’ un modo per fare rete, coalizzandosi contro la solitudine della società dei consumi.
A Siror la gente si saluta per strada, forse perché ha capito intimamente che sarà questo a fare la differenza nel giorno di un ipotetico giudizio: la gentilezza. Perché quello che conta davvero, sempre, sono le scelte dei singoli. Le nostre azioni quotidiane.