Anche l’Italia è sempre meno circolare. Il nuovo regolamento europeo imballaggi può aiutare?
Qualche giorno prima del Consiglio UE del 20 dicembre scorso anche Edo Ronchi durante la presentazione del rapporto l’Italia del Riciclo 2022 si era espresso negativamente sul Regolamento UE. In particolare sullo strumento del Regolamento e su alcune delle principali previsioni.
La presentazione sul rapporto è stata per Ronchi l’occasione per rendere note le sei proposte di revisione della proposta di regolamento promosse come Fondazione Sviluppo Sostenibile (riprese in questo articolo ) e preannunciare che l’Italia avrebbe mandato alla Commissione Europea una proposta di revisione. In Commissione Europea sono pervenute nel dicembre 2022 sia le proposte di Revisione del Conai che di Confindustria, che abbiamo avuto modo di visionare.
Anche il Circular Economy Network ( “l’osservatorio creato nel 2018 dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo di 13 aziende e associazioni di impresa green in vista dell’ approvazione in via definitiva a giugno del pacchetto europeo sull’ economia circolare” ) si è attivato anche recentemente rendendo note le sue proposte di revisione attraverso un documento che riprende le sei proposte in modo articolato.
Senza poter entrare qui nel merito di tutte richieste di revisione, va detto che l’Italia nel rifiutare l’adozione di un sistema cauzionale nazionale, si discosta dalle posizioni espresse a livello europeo sia da IK – che rappresenta i produttori di imballaggi afferenti alla Confindustria tedesca – che dalle Associazioni dei produttori di bevande analcoliche, succhi di frutta e Acque minerali (rispettivamente UNESDA, AIJN, NMWE che ne sostengono la previsione.
Il fronte italiano contesta inoltre gli obiettivi di riuso per tutte le tipologie di imballaggio (ad eccezione di quelli commerciali) affermando che già riutilizziamo quote importanti di imballaggi (riferendosi alle quote di riuso degli imballaggi commerciali/industriali e del settore delle acque), contesta i bandi per tipologie di prodotti come gli imballaggi per ortofrutta, i flaconcini per detergenti negli alberghi, le confezioni monouso di condimenti nel settore Horeca, etc, etc. Contesta inoltre le limitazioni o riduzioni nel consumo di imballaggi monouso (tra i quali stovigliame e contenitori da asporto per alimenti e bevande) sia in bioplastica che carta politenata. Contesta infine anche gli obiettivi di contenuto riciclato in imballaggi (ad eccezione di quelli in PET) come si potrà leggere nei documenti citati.
La posizione dell’Italia non si è ammorbidita neanche in occasione del Consiglio ambiente del 13 marzo in cui è intervenuto invece il Ministro Pichetto. Nella sessione dedicata al pacchetto economia circolare i ministri dell’ambiente degli Stati membri sono stati chiamati ad esprimere un parere sulla proposta di regolamento rispondendo a due quesiti sottoposti loro anticipatamente dalla ministra svedese per l’ambiente e il clima Romina Pourmokhtari, chair della sessione. Il primo quesito indagava sulla portata dell’ambizione della proposta nel riuscire a contrastare quelle tendenze “insostenibili e costose” verificatesi parlando di imballaggi e rifiuti di imballaggio e quali elementi della stessa venivano ritenuti dai ministri più adeguati e tempestivi allo scopo. Il secondo quesito verteva su quali potessero essere le misure più importanti da adottare per promuovere la prevenzione dei rifiuti di imballaggio e soluzioni innovative nell’UE.
Il ministro Fratin è stato l’unico ministro dei 29 intervenuti a non avere risposto ai due quesiti prima citati, e ad aver letto un comunicato sostanzialmente in linea con quello del precedente consiglio.
Le domande a cui vanno date risposte
Mentre altri Paesi membri come Germania, Olanda, Francia si stanno attrezzando per aumentare la circolarità complessiva del settore degli imballaggi promuovendo al contempo sistemi di riuso in collaborazione con i PRO nazionali ( Citeo in Francia e piattaforma di KIDV in Olanda ) l’Italia sceglie di confermare lo status quo e di non investire in una articolata transizione ecologica del packaging. Nonostante il fatto che competenze, capacità tecniche e creatività non manchino nel nostro paese, e senza dimostrare con studi ed evidenza che il sistema attuale sia economicamente ed ambientalmente più vantaggioso per il nostro paese, e che potrà reggere la sfida climatica e delle risorse dei prossimi decenni.
- Il sistema attuale di raccolta differenziata è in grado di raggiungere il 90% d’intercettazione per le bottiglie in PET al 2029 della Direttiva SUP recepita nell’ordinamento italiano? (Nb. il margine di tolleranza del 5% richiesto dall’Italia nelle proposte di revisione prima citate non può essere concesso in quanto il 90% è già legge ). Nonché il target del 90% di raccolta (previsione del nuovo Regolamento PPWR all’art. 44) per bottiglie e lattine al 2029 ? (Solamente i paesi che dimostrino di poter conseguire in modo non episodico il 90% di intercettazione per bottiglie e lattine nei due anni precedenti possono, eventualmente, non adottare un DRS)
- Il sistema attuale sarebbe in grado di raggiungere gli obiettivi di contenuto riciclato della direttiva SUP e del nuovo PPWR? ( qualora approvato alla fine del suo iter legislativo ovviamente)
- Il sistema attuale di raccolta differenziata è in grado di incrementare senza un DRS la circolarità nell’uso dei materiali consentendo un efficace riciclo closed-loop a garantire che da una bottiglia o lattina venga realizzato uno stesso tipo di imballaggio e non un prodotto di valore inferiore ?
- Il sistema attuale, senza interventi legislativi mirati (ad oggi inesistenti), è in grado di ridurre la produzione dei rifiuti da imballaggio, il prelievo di risorse vergini, le relative conseguenze indesiderate sul clima e l’ambiente, tra le quali la dispersione dei rifiuti, l’inquinamento che ne deriva e i costi economici associati a queste esternalità che pesano sui contribuenti ?
- Il sistema attuale dei Consorzi Conai basato sul contributo ambientale (CAC) più basso tra i paesi europei [ sei/sette volte più basso dei valori contributivi pagati dai produttori/utilizzatori di imballaggi ai rispettivi PRO (Producer Responsibility Organizer) nei Paesi membri ] sarà in grado di corrispondere ai Comuni l’80/100% dei costi della raccolta differenziata degli imballaggi da loro sostenuti (oltre ai costi della rimozione del littering) senza che l’onere venga trasferito sui prezzi dei prodotti e sui contribuenti (nelle bollette dei rifiuti) in misura maggiore di quanto è avvenuto ad oggi ?
(1) Sul fatto che la Spagna sia un paese da prendere come esempio per la sua gestione dei rifiuti ci sono molti dubbi come abbiamo raccontato. La Spagna ha deciso però di cambiare passo con l’approvazione dell’ultimo decreto legislativo che tra le altre misure proposte vede anche l’implementazione di un sistema di deposito cauzionale per i contenitori di bevande.
Segue: Quanto è circolare l’economia italiana?