Con Coop Lombardia sono solo due le insegne GDO ad adottare sacchetti riutilizzabili in Italia

A distanza di oltre 10 anni dalla proposta fatta alla GDO di introdurre un sacchetto riutilizzabile nel settore ortofrutta con l’iniziativa “Mettila in Rete” siamo arrivati ad avere due insegne come Natura Si e Coop Lombardia che ne permettono l’uso. Di questo passo però ci metteremo decenni e non c’è tempo da perdere , perché ridurre le emissioni rispettando i target dell’accordo di Parigi al 2030 per raggiungere la neutralità climatica al 2050, è un must.

Alcuni media del settore ortofrutta hanno riportato la notizia che Coop Lombardia dal 16 agosto propone presso i reparti ortofrutta dei suoi 92 punti di vendita le retine riutilizzabili (100% in rpet riciclato).

La scelta amica dell’ambiente di Coop Lombardia – scrive Fruitbookmagazineè la conclusione di un processo di sperimentazione, che nei mesi scorsi ha coinvolto i punti vendita di Milano di via Arona, di Monza in via Marsala, ma anche Varese, Malanate, Busto Arsizio, Laveno, Bareggio e Como. Sperimentata l’introduzione delle retine in R-Pet e rodato il sistema di produzione e smistamento, ora Coop Lombardia è pronta ad estendere l’iniziativa ai suoi 92 punti vendita lombardi .”

Andrea Colombo, direttore generale operazioni di Coop Lombardia intervistato da Il Giorno sull’iniziativa, dichiara: “Il rispetto dell’ambiente è parte integrante del patrimonio di valori di Coop Lombardia. Le nuove retine per l’ortofrutta rappresentano un’alternativa più sostenibile rispetto ai sacchetti “usa e getta”. Sono realizzate in pet riciclato, ed essendo riutilizzabili a lungo, riducono gli sprechi. C’è anche un elemento in più in un’ottica anti-spreco: nella stessa sportina si possono inserire frutta e verdura diversi. È sufficiente, dopo aver pesato i prodotti, attaccare le diverse etichette coi prezzi delle referenze contenute nel sacchetto sulla striscia di tessuto cucita sul lato .”

Il sacchetto riutilizzabile in plastica riciclata è realizzato da Quid Impresa Sociale, una giovane cooperativa che ha dato vita ad un proprio brand di moda etica Progetto Quid – e ad altre iniziative come la produzione di questi sacchetti ortofrutta e mascherine riutilizzabili. Queste retine sono le stesse già utilizzate da quasi un paio di anni da NaturaSi , e più recentemente da alcuni punti vendita di Sigma nel modenese.

In Italia l’utilizzo di sacchetti e contenitori riutilizzabili si trova nel limbo interpretativo

Come abbiamo raccontato in precedenti post sulla questione : “si possono usare sacchetti riutilizzabili si o no ?” siamo ufficialmente ancora fermi ad una circolare del 2018 del Ministero alla Salute, chiamato ad esprimersi dal Ministero all’Ambiente allora presieduto da Galletti, che ha escluso di fatto la possibilità di utilizzare sacchetti che non fossero monouso, onde prevenire “gravi rischi sanitari”.

L’Italia rimane così l’unico paese al mondo dove è obbligatorio usare esclusivamente sacchetti monouso (e guanti) nel settore ortofrutta dei supermercati. Nonostante non sia mai stata presentata alcuna evidenza scientifica che dimostri che queste misure abbiano prodotto benefici in termini di minori tossinfezioni nella commercializzazione dell’ortofrutta. Quello che è certo è che le fonti di tossinfezioni documentate derivano invece dai prodotti, più che dal contenitore. Anche quando confezionati.

Neanche la “sfida” di buon senso lanciata da NaturaSì che ha adottato sacchetti riutilizzabili per ortofrutta e per il pane nei suoi punti vendita è servita per provocare qualche reazione. Si rimane pertanto appesi in una tipica situazione pilatesca all’italiana dove si lasciano gli operatori commerciali nel limbo delle possibili interpretazioni. Con il risultato che non si procede ad alcun controllo (ad esempio sulla battitura a scontrino del costo del sacchetto) e i provvedimenti legislativi possono essere disattesi senza conseguenze. Sfidiamo a trovare un commerciante ambulante o una farmacia ( e spesso alcuni singoli supermercati) che batta sempre a scontrino il costo del sacchetto biodegradabile, con o senza manici che sia.

Ora che possiamo ipotizzare che siano almeno 200 i punti vendita ,più o meno grandi, che permettono l’uso di sacchetti riutilizzabili non sarebbe il caso che le principali insegne della GDO affiliate a Federdistribuzione con le restanti Cooperative Coop, Conad e Crai facessero altrettanto ? Dimostrando nei fatti l’impegno nel ridurre l’impronta ambientale delle loro attività supportando al tempo stesso i propri clienti che vogliono ridurre lo spreco degli imballaggi superflui. Se non ora quando?

 

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