Cosa dovrebbe fare l’ANCI

L’Associazione Comuni Virtuosi, l’Associazione Borghi Autentici d’Italia e la Rete dei Comuni Solidali, hanno lanciato la candidatura di Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano – LE, alla guida dell’ANCI, in vista dell’assemblea per il rinnovo delle cariche istituzionali prevista in ottobre a Bari. Pubblichiamo oggi le linee programmatiche con le quali intendiamo portare al centro di questa campagna temi a noi cari. Un’idea di ciò che potrebbe e dovrebbe fare l’Associazione nazionale dei comuni italiani da domani mattina.

L’ANCI tutela e rappresenta gli interessi generali dei Comuni, delle Città metropolitane e degli enti di derivazione comunale costituendone il sistema di rappresentanza. Persegue i propri scopi ispirandosi a valori di autonomia, indipendenza e rappresentatività

(ART. 1 dello Statuto dell’Associazione)

Costruire un’Associazione che tuteli gli interessi di tutti i Comuni italiani provando ad arginare l’abbandono delle terre di mezzo, la deriva di tagli e la chiusura indiscriminata dei servizi, che sempre più spesso si abbattono come una scure sulle comunità locali.

Ottimizzare le risorse, difendere i servizi pubblici locali, rendere omogenea un’offerta che oggi vive di disparità evidenti tra regioni diverse e tra singole municipalità più o meno capaci, senza che questo significhi un taglio netto e indiscriminato, che non premia i virtuosi e che non punisce chi per troppo tempo ha sperperato risorse per interessi di parte.

Nell’Italia delle periferie e dei piccoli e medi comuni, esistono progetti ed esperienze che, sommati, danno risposte nuove di cui il Paese ha bisogno per uscire da problemi vecchi di inefficienza, lentezza burocratica e ritardo di innovazione. Restituiamo dignità alle comunità locali, rilanciamo l’azione dei comuni introducendo norme, incentivi e risorse che puntino alla qualità e a sistemi di premialità per chi sceglie la sostenibilità ambientale e la partecipazione attiva delle comunità locali, la cultura e il turismo.

Immaginare un’Associazione libera da condizionamenti di varia natura, capace di elaborare una propria visione ed influenzare i decisori politici ad assumere atti conseguenti.

Governare i territori significa avere una “visione” di futuro. Significa guardare oltre i propri confini e fare i conti con una realtà inarrestabile come il flusso dei popoli in cammino, le migrazioni, che di fatto riscriveranno la storia dei prossimi decenti. Significa non cancellare la parola solidarietà dentro e fuori casa nostra. Vogliamo un’Associazione itinerante, sganciata dai palazzi romani, che non si innamori del proprio ombelico e che sappia produrre orizzonti nuovi. Una rete a cui ogni comune, di qualsivoglia colorazione politica, dimensione, collocazione geografica, possa guardare con empatia e fiducia, sapendo di trovare una porta sempre aperta.

Cinque sono i temi principali su cui basare il nostro lavoro:

Valorizzare le comunità che vivono nei nostri comuni ponendo al centro dello sviluppo le persone.

La convinzione diffusa che non si possa cambiare ciò che non funziona dilaga soprattutto nei giovani. L’allontanamento dalla politica istituzionale centrale, ha rischiato fortemente di minare, e in alcuni casi ha minato, i rapporti fra cittadini e amministrazioni comunali.

Nei piccoli e medi comuni vi sono esempi virtuosi di compartecipazione alle scelte amministrative che coinvolgono la popolazione e la società locale. Occorre incoraggiarli e diffonderli anche in contesti più ampi e proseguire nella creazione e nel consolidamento del capitale sociale diffuso che sia sempre più inclusivo, informato, competente e che riavvicini anche i giovani, all’impegno diretto per la costruzione di una società più equa, coesa, e solidale.

E’ giunto il momento di lavorare per la diffusione a livello nazionale di un modello culturale e di vita sociale nuovo, una democrazia partecipativa reale e non solo dichiarata, ovvero una democrazia che non si fondi solo sulla mera rappresentanza elettorale, ma sull’attiva partecipazione e sul confronto della cittadinanza con chi governa la cosa pubblica nonché sul senso di responsabilità che chi è stato delegato a governare nutre verso la sua comunità di riferimento, considerata quale contesto nel quale ogni persona, a partire dalla propria esperienza ed unicità, concorre alla formazione della volontà collettiva, secondo una reciprocità costruttiva e convergente.

Tutelare e valorizzare il paesaggio.

Il paesaggio di un territorio, inteso come sintesi tra le istanze naturalistiche – ambientali, storico – sociali, estetiche e percettive, funge da cornice eccellente per la promozione di politiche pubbliche locali finalizzate a tutelare e preservare la biodiversità e nel contempo a sostenere azioni di messa in qualità capaci di rafforzare l’attrattività del contesto e a migliorare la qualità di vita della comunità.

Il corretto principio di sussidiarietà insito nel Testo Unico in materia ambientale prevederebbe che nelle scelte degli interventi in materia di tutela e valorizzazione paesaggistica e ambientale, e dei beni culturali materiali ed immateriali, si interpellassero le comunità locali, spesso in grado di indicare soluzioni efficaci, contribuendo a rinsaldare l’infrastrutturazione verde, grazie a interventi che tradizionalmente vengono realizzati in agricoltura e attraverso la compartecipazione, anche volontaria, della popolazione.

Così come la tutela, la salvaguardia e la rifunzionalizzazione dei beni culturali e storico artistici e comunque di ogni contesto urbano o di borgo o di contrada o periferia non può prescindere ormai da un confronto con le comunità al fine di rispondere non solo a norme statali o regionali più o meno cogenti ma al senso di identità, di appartenenza e di responsabilità verso i beni comuni che sono beni di tutti.

Un raccordo chiaro e definito con le comunità dei luoghi spesso supera il degrado, l’incuria, l’abbandono, e i danni conseguenti.

Incentivare le reti fra comuni.

Lo scambio di buone prassi e di informazioni non solo fra Amministrazioni ma anche fra organizzazioni cittadine è fondamentale per sostenere la diffusione di modelli positivi e replicabili in tema di benessere e sostenibilità ambientale, sociale, economica, culturale.

Occorre individuare nuovi modi per comunicare gli esempi virtuosi, nazionali e internazionali, e per consentirne la loro diffusione, anche nei contesti più interni.

Non è sufficiente l’uso dei social, non sono sufficienti formazione e informazioni erogati dagli Istituti nazionali di ricerca, occorre portare a livello locale le buone prassi e promuovere la creazione di parternariati nazionali ed europei, per intercettare anche i fondi della programmazione 2014-2020.

Un’azione complessiva e coinvolgente volta a fare incontrare e conoscere le esperienze esterne ai territori è fondamentale per incentivare la creatività e la fiducia nelle proprie risorse e capacità e alimentare la speranza di potercela fare.

Affrontare le politiche ambientali e della riduzione dei rifiuti partendo dalle politiche virtuose esistenti nel nostro Paese.

Un modello di sviluppo basato sulla dissipazione delle risorse e sulla privatizzazione dei beni comuni è un meccanismo escludente che emargina le fasce deboli delle popolazioni e peggiora sensibilmente la qualità della vita delle comunità locali. Occorre quindi definire un paradigma culturale, sociale ed ambientale radicalmente innovativo. Da questo punto di vista le politiche ambientali degli enti locali possono rappresentare e rappresentano un punto di partenza concreto ed efficace, proprio a partire dalla molteplicità di buone prassi disseminate in giro per il Paese. L’orizzonte a cui tendere è sempre più verso rifiuti zero, sempre più riciclo e sempre più verso l’eliminazione degli sprechi alimentari.

In questo contesto, la strategia Rifiuti Zero da diffondere e sorvegliare è sviluppata da alcuni comuni virtuosi in Italia così come in numerosi Paesi del mondo e basa le proprie radici su due parole chiave principali: sostenibilità e partecipazione. Riduzione, Riuso, Riciclo, Ri-progettazione, Responsabilità. Proprio quest’ultima è la base della sostenibilità e coinvolge sia la comunità locale, sia le amministrazioni, sia la parte imprenditoriale.

E tutto si fonda sulla necessaria ri-educazione al consumo consapevole che porta con sè un complessivo aumento del benessere di una comunità.

Garantire le condizioni per una reale integrazione sociale, generazionale e culturale tra le persone di una comunità.

 I progetti locali e di area vasta partecipati dai diversi attori pubblici e privati interagenti nel sistema della cura, della salute e sanità, dell’istruzione, della risposta alle emergenze, della cultura, dell’accoglienza dei profughi e della mediazione culturale, possono rivelarsi i migliori strumenti per garantire le condizioni per una reale inclusione sociale, generazionale e culturale all’interno di una comunità accogliente e sicura.

Contesti territoriali diversi, impongono azioni diversificate e utili a superare problematiche che hanno pesi e importanza sociale diversi e vanno affrontati con risorse adeguate. L’accoglienza dei migranti va affrontata seriamente e con progetti in grado, localmente, di rendere civile, rassicurante e inclusiva la permanenza delle persone nei luoghi, non considerandole come semplici soggetti da parcheggiare e su cui lucrare.

Un forte coordinamento fra le diverse iniziative e progettualità che i servizi pubblici locali e nazionali e le organizzazioni del terzo settore e del volontariato attuano per rispondere ai bisogni sempre più diversificati e troppo spesso emergenziali, può fare sì che ogni territorio sia in grado di esprimere il proprio contributo, dimensionato alle peculiarità della specifica comunità, nella costruzione di un welfare sostenibile e partecipato.

Le comunità dei luoghi, debbono divenire aggregazioni sempre più basate sull’inclusione e la partecipazione alla vita sociale e al dialogo interculturale, in grado di promuovere strade inesplorate di risposta ai fabbisogni dei singoli e della comunità  in cui tutti i gruppi e le persone, compresi i giovani e i nuovi arrivati anche in condizioni di precaria e provvisoria cittadinanza, siano collaborativi e fattivi, partecipando alla vita sociale e al dialogo interculturale.