Da che parte stare

Chi mi conosce sa bene che non sono una persona violenta e che anzi mi sforzo sempre di mettere alla base della mia attività istituzionale la correttezza e l’obiettività.

Per questo chi oggi è ancora a favore del TAV o chi magari non si è mai interessato a quest’opera dovrebbe fermarsi, concedermi il beneficio del dubbio e sforzarsi di capire. Candidarsi a Sindaco in questa Valle equivale ad un impegno ben preciso: non è facile ricevere il testimone da chi da decenni persegue il bene comune in nome dell’ambiente, dell’equità sociale, della tutela del paesaggio e della cultura, della sanità per tutti. Valori che sono inclusi nella nostra amata Costituzione e che qui si materializzano in azioni concrete che molto spesso diventano buone prassi portate come esempio in tutta Italia.

Quella stessa Italia che oggi, così come in tutti questi anni, ci vede descritti in modo mistificatorio come facinorosi oppositori di un potere che con metodi diametralmente opposti ai nostri e un atteggiamento superficiale, vorrebbe propinarci l’ennesimo cantiere propedeutico al TAV (in questo caso non si tratta di opera principale): spostare un autoporto che c’è già a Susa e riportarlo esattamente dove era stato costruito decenni fa.

Ora ditemi quale uomo o donna dotati di senno e amore per il luogo in cui vivono, accetterebbe di vedere sventrato il proprio territorio quando tutti i dati scientifici studiati da un pool di tecnici dai più alti profili curriculari dichiarano quell’opera, non solo inutile, ma altresì dannosa. Quale Sindaco nel cuore di una notte nel pieno di una pandemia mondiale non si sentirebbe preso a schiaffi moralmente e istituzionalmente quando, senza preavviso, centinaia di uomini armati occupano il suo territorio per fortificare un cantiere.

Quelle stesse forze dell’ordine che sono invocate da più parti per combattere la corruzione dilagante, gli abusi edilizi, le truffe a scapito di cittadini onesti, etc. Quando 50 milioni di Euro (questo il costo solo di quest’opera) sarebbero sufficienti per preservare il territorio dal dissesto idrogeologico, mettere in sicurezza le scuole dei nostri figli, valorizzare i nostri beni culturali, investire in coltivazioni autoctone, sostenere le famiglie meno abbienti, concretizzare una reale sanità territoriale.

Per tutti questi obiettivi la mia ragioneria continua a dirmi che non ci sono soldi!

Quest’opera fa acqua da tutte le parti, in termini di metodo e di merito e quel che è peggio che i suoi proponenti lo sanno bene. Del resto se sono ormai trent’anni che ce la contano continuando a sprecare soldi in progettazioni carenti (e in alcuni casi ancora inesistenti) un motivo ci sarà no?

Questo è l’ennesimo esempio di un’Italia che sta smarrendo la sua matrice di culla di grandi ideali, ma soprattutto di una classe dirigente che oltre a competenze si sta privando di quell’onestà intellettuale che è alla base di ogni democrazia. Di una cosa però noi siamo certi: che questo Paese nella Valle di Susa troverà sempre un barlume di speranza, un luogo fonte di ispirazione per tutti quei popoli e quelle genti che non si rassegnano e che sanno intravvedere là fuori i segni di un altro Mondo possibile!

A Voi tutti, ancora una volta, la scelta da quale parte stare.

Andrea Archinà, sindaco di Avigliana (TO)