Dialogo e confronto, le parole dell’anno

“Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

Così scriveva Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato si” nel 2015. Penso che questo sia uno dei passaggi centrali di quel testo così attuale e al tempo stesso evocativo di un futuro a venire. La chiave del cambiamento (necessario, possibile) passa da quanto le classi dirigenti locali sapranno aprirsi al dialogo e al confronto con le comunità delle nostre città e dei nostri borghi. Dalla prospettiva dei comuni virtuosi, l’Italia ha la grande occasione di vincere la partita della sostenibilità mettendo al centro proprio le persone, dentro e fuori le istituzioni. Non può esistere un’amministrazione efficiente (nella gestione dei rifiuti, nelle politiche energetiche, nella mobilità) senza una comunità curiosa e attiva. E non può esserci una giunta capace di futuro se la volontà di ridurre l’impronta ecologica di un luogo è lasciata al buon senso e alla caparbietà di un sindaco.

Le cose da fare sono in fin dei conti poche, semplici e ormai chiare a molti. Occorre stravolgere l’ordine delle priorità, la cosiddetta agenda politica, mettendo al centro una nuova strategia ambientale che tenga conto (in negativo) dei segnali che arrivano dal mondo scientifico rispetto ai cambiamenti climatici e all’influenza su di essi dell’impronta invadente dell’uomo, e (in positivo) delle azioni da attuare subito per invertire la rotta, migliorando la qualità della vita delle persone.

Come scrive il Professor Alberto Bellini nel suo ultimo libro “Ambiente clima e salute. La sfuda delle città negli anni dieci” occorre mettere in atto “un piano casa per ridurre i consumi energetici; un piano reti, per ridurre le perdite di distribuzione (idriche, elettriche); un piano reti telematiche, per garantire a tutti l’accesso alle informazioni; un piano reti ambientali, per fornire in modo capillare e diffuso servizi di recupero e raccolta differenziata dei materiali post-consumo; un piano mobilità, per ampliare la rete dei trasporti pubblici locali e attuare la mobilità sostenibile nelle nostre città“.

Con una precisazione importante: gli enti locali (grandi e piccoli) sono stati negli anni via via svuotati di risorse e competenze dirette nella gestione di beni e servizi e contemporaneamente zavorrati di burocrazia e impedimenti di ogni tipo (blocco assunzioni, carenza formativa del personale, patto di stabilità, ecc.).

Se vogliamo davvero che lo slogan tanto caro ai più dell’economia circolare non resti una vana promessa, buona per i convegni degli addetti ai lavori, occorre che le municipalità vengano messe nelle condizioni di fare (bene) il loro mestiere, introducendo nella legislazione nazionale sistemi efficaci di premialità (e sanzioni) per chi adotta best practise che consentano alle comunità locali di intraprendere il lungo cammino che porta dritto alla resilienza.

Marco Boschini, coordinatore Associazione Comuni Virtuosi

L’articolo è apparso nel numero 5/2017 di “Ecoscienza”, la rivista di Arpae – Emilia Romagna