Il progetto è l’inclusione
«Ciondolano da mattina a sera, mangiano a spese nostre, non hanno voglia di far niente…». Stereotipi e luoghi comuni, almeno stavolta, restano ad appannaggio dei vari Bar Sport. Loro, i protagonisti di questa storia d’integrazione e utilità pubblica, sono i richiedenti asilo. Così decine di giovani migranti si sono messi a disposizione di chi ha offerto loro accoglienza.
Basta avvicinarli e incontrare i racconti di vita per capire i motivi di una fuga da cui sono sopravvissuti. Ma ora che si trovano in Italia, costretti per bisogno e necessità a una lunga attesa, cosa accade nel loro quotidiano?
Una prima risposta arriva da Capannori, comune della provincia di Lucca che conta poco meno di 50 mila abitanti. Nonostante le difficoltà economiche che soffocano le pubbliche amministrazioni, Capannori è stato riconosciuto nel tempo come un comune “virtuoso”. E’ stato il primo a promuovere e adottare la strategia “rifiuti zero”, ma non solo.
L’elenco delle attività sociali è piuttosto lungo: si passa dal “pane sospeso” alle iniziative in difesa dei diritti delle donne, dallo sportello comunale dedicato al sistema di riuso solidale alle lezioni web porta a porta (gratis e a domicilio) dove sono i giovani a educare gli anziani contro l’analfabetismo digitale. Senza considerare poi il mondo dell’impresa sociale: Capannori sostiene infatti progetti di crowdfunding per finanziare nuove idee e startup.
E i migranti? Eccoli, con rastrello e sacchi neri per l’immondizia tra le mani. Sono una quarantina quelli ospitati sul territorio comunale che hanno aderito al progetto di riqualificazione urbana. Il primo obiettivo è di contribuire alla salvaguardia del bene comune pulendo strade, giardini, aree verdi e parchi gioco.
Dopo un’adeguata formazione – soprattutto sui temi della sicurezza – grazie all’accordo siglato con la Cooperativa Odissea, che si occupa dell’accoglienza, il progetto ha preso il via. E ora la manutenzione della città è possibile anche grazie a questi ragazzi.
«A Capannori pratichiamo il modello vincente dell’accoglienza diffusa» spiega il sindaco, Luca Menesini. «Insieme alle numerose associazioni di volontariato del territorio abbiamo dato vita a una serie di progetti che vedono i richiedenti asilo coinvolti in attività d’interesse per l’intera comunità. Progetti significativi, utili su più fronti. Anzitutto perché favoriamo l’integrazione, in quanto lavorando fianco a fianco con altri volontari del territorio ed entrando in maggiore relazione con la popolazione avranno l’occasione di imparare meglio la lingua italiana e di conoscere usi e costumi locali. Dall’altro perché partecipano alla cura dei beni comuni, che rappresenta una delle azioni più importanti che un cittadino può fare per il territorio che lo accoglie. In questo modo si realizza una comunità coesa, solidale e forte».
I richiedenti asilo sono suddivisi in varie squadre e con il supporto degli uffici comunali si dedicano alla pulizia di parchi e giardini pubblici due volte a settimana. Il progetto, iniziato pochi giorni fa, andrà avanti fino a metà dicembre e non è escluso che possa proseguire anche nel 2017.
«Realizzando opere di pubblica utilità – commenta Ilaria Carmassi, assessore alle politiche sociali – questi giovani, che hanno dovuto abbandonare il proprio paese a causa di guerre e povertà, dimostrano concretamente di voler contraccambiare l’accoglienza ricevuta. Grazie alla loro attività molti spazi verdi del territorio saranno più puliti e più decorosi a favore di tutta la collettività. Contiamo di proseguire questo progetto anche il prossimo anno».
E così i ragazzi spazzano via le foglie, rimuovo rifiuti più o meno ingombranti e smistano il tutto grazie alla collaborazione con il personale addetto. Insomma, gli interventi sono organizzati in base alle priorità. E i richiedenti asilo, per svolgere queste mansioni, non ricevono alcun compenso. E’ un’azione volontaria che svolgono con piacere e gratitudine.
«Ogni giornata di lavoro offre occasioni per nuovi incontri» raccontano gli operatori della Cooperativa Odissea. «Ci sono sorrisi, parole, strette di mano. Quelle relazioni, quei grazie, scaldano i cuori dell’intera comunità. E’ un’occasione per avvicinarsi e per conoscerci. Insieme, uniti per il bene comune».
Storie, racconti ed esperienze maturate in questi mesi saranno restituite nel corso di un evento pubblico. Sarà quella l’occasione per impostare una programmazione (partecipata) dei nuovi progetti d’inclusione.
Fonte: Corriere della Sera