La Città metropolitana di Torino aderisce alla nostra Campagna “A Buon Rendere -molto più di un vuoto”
La Città metropolitana di Torino, una delle più grandi aree metropolitane italiane per estensione e per numero di abitanti è stata la prima autorità locale ad avere aderito alla campagna “A Buon Rendere” con un decreto a firma del consigliere delegato all’ambiente Gianfranco Guerrini.
“Con la nostra adesione – ha spiegato il consigliere Guerrini – intendiamo sostenere l’introduzione di un sistema di raccolta efficiente dei contenitori per bevande monouso che permette di intercettare oltre il 90% dei contenitori immessi al consumo. Il successo del sistema è dovuto al versamento di un piccolo deposito aggiunto al prezzo di vendita delle bevande che vengono vendute in contenitori di plastica, vetro e alluminio. Il deposito viene successivamente restituito al cittadino nel momento in cui il contenitore viene correttamente riconsegnato: solitamente presso i supermercati. Un aiuto concreto alla lotta contro la dispersione dei rifiuti da imballaggi per bevande sul territorio”.
“Accogliamo con grande soddisfazione l’adesione della Città Metropolitana di Torino” dice Enzo Favoino, Coordinatore Scientifico della Campagna. “E’ un passo importante, perché allarga il fronte dei partner in direzione delle Amministrazioni Locali, che riteniamo essere in prospettiva tra i maggiori beneficiari della istituzione di uno schema nazionale di deposito cauzionale. Le esperienze da tempo consolidate all’estero” conclude Favoino “dimostrano che l’introduzione del deposito cauzionale causa una immediata minimizzazione del littering, che costituisce una voce di spesa rilevante per le Amministrazioni Comunali, e consente una ottimizzazione operativa dei sistemi di raccolta, grazie alla riduzione dei volumi conferiti nei flussi tradizionali“.
Con l’importante adesione della Città Metropolitana prende così il via con il botto una prevista attività di informazione e sensibilizzazione mirata agli enti locali affinché acquistino consapevolezza sui reali vantaggi di ordine ambientale ed economico che l’adozione di una sistema nazionale di Deposito Cauzionale per imballaggi monouso per bevande può apportare loro.
Sono infatti proprio gli enti locali, e in particolare le grandi città, ad essere sempre più in affanno nel dovere gestire – a fronte di bilanci rosicati – il consistente aumento di rifiuti causati da nuovi stili di vita. Dall’incremento dell’e-commerce al consumo on- the – go di alimenti e bevande, che purtroppo si traduce in cestini stradali stracolmi, abbandono indiscriminato dei rifiuti, problemi di igiene e costi complessivi di gestione ordinaria e straordinaria dei rifiuti che schizzano alle stelle.
I Sistemi Cauzionali applicati ai contenitori di bevande – ma anche ad altri contenitori per il consumo da asporto – offrono una soluzione dai risultati a brevissimo termine per un flusso dei rifiuti importanti che rappresenta in volume il 40% dei rifiuti da imballaggio presenti nel littering così nei cestini stradali. Questi sistemi d rappresentano altresì “l’uovo di colombo” per mettere efficacemente e concretamente a capo dei produttori/utilizzatori di imballaggi monouso (ei soggetti che ne traggono il maggiore vantaggio economico) , la gestione ed il finanziamento del fine vita degli stessi.
A partire dalla Strategia europea per la plastica nell’economia circolare del 2018 sino ad arrivare alla Direttiva SUP (904/2019 – Art. 9) , i Sistemi Cauzionali vengono indicati dalla Commissione Europea come misure di rilievo da adottare dagli Stati Membri per raggiungere i target di raccolta vincolanti per le bottiglie in plastica monouso per bevande al 2025 e al 2029 (rispettivamente il 77% e il 90%).
“ I rifiuti, anche quando trattasi di materiali pregiati rappresentano sempre un costo per la collettività che supera abbondantemente il corrispettivo che i Comuni ricevono dal Conai a parziale compensazione dei costi sostenuti per una loro raccolta differenziata. Meno flussi di rifiuti da gestire per i Comuni significa risparmiare risorse e tempo che possono essere dedicate al miglioramento dei servizi a vari livelli. Questa è una lezione che hanno imparato, un pò tutti i comuni e anche all’estero, realizzando che la maggioranza degli enti locali non ha al proprio interno le competenze e le risorse necessarie per operare nel mondo dei rifiuti e/o per supervisionare o controllare le aziende a cui affidano la gestione dei propri rifiuti e la valorizzazione delle materie prime seconde ” aggiunge Silvia Ricci, che affianca Favoino nel coordinamento della campagna.
“L’iniziativa di sensibilizzazione europea a cui ci siamo maggiormente ispirati è stata in particolare quella olandese, promossa da una coalizione composta da un ampio e variegato fronte di soggetti, guidata dalla Ong : Recycling Netwerk Benelux , uno dei partner internazionale della nostra campagna. Un elemento chiave che ha contribuito a fare approvare dal governo olandese anche se in due tappe, un ampliamento dell’imperfetto Sistema Cauzionale esistente (per le sole bottiglie in plastica grandi ) è stato proprio il sostegno delle provincie e del 98% dei Comuni olandesi”.
L’orizzonte al 2025 vede un cambio di paradigma rispetto ai soggetti che devono sostenere i costi della raccolta differenziata degli imballaggi.
La Direttiva 852/2018, recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 116/2020, prevede che entro la fine del 2024 tutti gli Stati membri dovranno istituire regimi di responsabilità estesa del produttore per tutti gli imballaggi conformi all’art.8 e all’art. 8bis della direttiva rifiuti (Direttiva 2008/98/CE).
Si dovrà pertanto passare in Italia da una “responsabilità condivisa” a una più propriamente “estesa”, ove i produttori sono chiamati a farsi carico dei costi della raccolta differenziata dei propri rifiuti, ai costi del loro trasporto e del trattamento, necessari al raggiungimento dei target di riciclo, alle ulteriori attività necessarie per garantire la raccolta e la comunicazione dei dati, e ad una congrua informazione ai consumatori. Attualmente con il vigente regime di Responsabilità Condivisa del Produttore che regola l’accordo quadro Anci-Conai, questi costi ricadono per la maggior parte sugli enti locali che si occupano di organizzare e finanziare la raccolta differenziata attraverso i gestori da loro delegati.
Quando i produttori di bevande si troveranno a dover coprire dal 2025 i costi prima citati, aggravati dai costi derivanti dalle pulizie ambientali degli imballaggi dispersi nell’ambiente, come prevede la direttiva SUP, potrebbero preferire di partecipare ad un Sistema di Deposito Cauzionale da loro finanziato e gestito insieme ai rivenditori di bevande.
La Città metropolitana di Torino
La città metropolitana di Torino è una delle più grandi aree metropolitane italiane per estensione e popolazione (6.827 km2 – popolazione circa 2.247.780 abitanti, di cui 890.000 residenti nella Città di Torino). Istituita con la legge nº 56 del 7 aprile 2014 e operativa dal 1º gennaio 2015, è subentrata alla provincia di Torino della quale ha mantenuto i confini.
La Città Metropolitana di Torino è composta da un elevato numero di Comuni (312), 143 dei quali sono Comuni di Montagna e per lo più piccoli e piccolissimi centri: l’80% dei comuni ha meno di 5.000 abitanti e il 36% ha meno di 1.000 abitanti. Il territorio è composto per il 52% da zone montane, per il 21% da colline e per il 27% da pianura.
Le Città metropolitane italiane sono autorità di “secondo livello”, governate da organi politici eletti tra i Sindaci e i consiglieri dei Comuni compresi nell’area metropolitana.