La Faggeta del Monte Raschio

Abbiamo chiesto al sindaco di Oriolo Romano Emanuele Rallo di raccontarci il percorso che ha portato la Faggeta di Monte Raschio ad essere riconosciuta Patrimonio Unesco. Ecco il suo intervento.

La Faggeta di Monte Raschio sita nel Comune di Oriolo Romano (VT) dal luglio 2017 è stata riconosciuta Patrimonio UNESCO all’interno del network delle faggete vetuste che attualmente abbraccia dodici Stati d’Europa.

La Faggeta è stata riconosciuta all’interno di una tentative list composta da sei siti italiani, con capofila il Parco Nazionale d’Abruzzo, del Lazio e del Molise e coordinati dal punto di vista scientifico dall’Università della Tuscia. Il percorso della candidatura partì nel 2011, portò a individuare e selezionare i sei siti riconosciuti attraversando molteplici fasi fino alla conclusione positiva del vertice UNESCO di Cracovia del 7 luglio scorso.
La Faggeta di Monte Raschio appartiene al demanio della Regione Lazio ed è inserita all’interno del Parco Regionale di Bracciano e Martignano, il cui Piano d’Assetto la individua come riserva integrale. Si tratta di una faggeta particolare, in quanto si sviluppa a un’altezza insolita, compresa tra i 500 e i 550 metri, che ha fatto sì che fosse qualificata come faggeta depressa. Tale faggeta, confinante con altre faggete e altri boschi del Parco, è stata inserita nella tentative list oltre che per le sue caratteristiche peculiari anche per i processi di naturalizzazione in corso derivanti dalla scarsa attività antropica presente. La faggeta UNESCO occupa una superficie di 74 ettari, ed è situata a pochissimi chilometri dalla riva nord del Lago di Bracciano, fatto che probabilmente condiziona il microclima dei boschi limitrofi.
Tutta questa serie di condizioni hanno convinto gli ispettori UNESCO, a seguito delle visite del 2012 e del 2016, ad avvalorare la candidatura, confermata infine insieme con gli altri siti individuati. A seguito del riconoscimento il Comune di Oriolo Romano ha avviato un percorso di concerto con la cittadinanza e con le associazioni insieme con l’Università Agraria, con il Parco, con Regione Lazio e con il supporto dell’Università della Tuscia per definire le migliori modalità per la fruizione del bene.
Il primo momento pubblico in cui si è provveduto a fare un punto della situazione è stato lo scorso 10 dicembre in occasione della tradizionale Fiaccolata dell’Inverno, attraverso un convegno in cui sono intervenuti amministratori ed esperti dei vari enti coinvolti. Tutti gli intervenuti hanno convenuto sulla necessità per i sei siti riconosciuti di agire collettivamente coinvolgendo anche il Ministero.